La mafia e l’Expo. Quel filo che porta a Messina Denaro

La mafia e l’Expo. Quel filo che porta a Messina Denaro

2016-07-06T20:35:50+02:00 6th Luglio, 2016|dove sei matteo|

C’è un filo che porta a Messina Denaro nell’inchiesta che oggi ha portato all’arresto a Milando di 11 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata a favorire gli interessi di Cosa Nostra.. I coinvolti avrebbero ottenuto in 3 anni 20 milioni di euro di appalti dall’ente Fiera Milano attraverso la società Nolostand. Nel mirino degli inquirenti le commesse di 4 padiglioni di Expo 2015: Francia, Kuwait, Guinea Equatoriale e uno sponsor.

Riguardo allo sponsor, si tratterebbe dello stand Birra Poretti all’interno di Expo. Le Fiamme Gialle hanno anche eseguitoo un sequestro preventivo di diversi milioni di euro. Al centro dell’inchiesta della Dda di Milano c’è il consorzio di cooperative Dominus Scarl specializzato nell’allestimento di stand.

Secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Sara Ombra, le società del consorzio erano intestate a prestanomi di Giuseppe Nastasi il principale indagato, arrestato con il suo collaboratore Liborio Pace e l’avvocato del Foro di Caltanissetta, Danilo Tipo, ex presidente della Camera penale della città siciliana.

Le società coinvolte ricorrevano a una sistema di fatture false per creare fondi neri. Il denaro era poi riciclato in Sicilia dove gli indagati avevano legami con la famiglia di Cosa Nostra di Pietraperzia.

 Ilda Boccassini, coordinatore della Dda milanese, nel corso della conferenza stampa per illustrare l’operazione condotta dal Gico della Guardia di Finanza che ha portato agli 11 arresti ha detto:  “L’indagine è importante” in quanto questa volta “segnala” in Lombardia non “le infiltrazioni di ‘ndrangheta, ma di Cosa Nostra”, ha aggiunto la Boccassini, che ha voluto evidenziare come in particolare Giuseppe Nastasi, titolare del consorzio di cooperative al centro dell’inchiesta, avesse “legami con cosche importanti come gli esponenti della famiglia Accardo”.

L’avvocato Danilo Tipo, ex presidente della Camera penale di Caltanissetta, era stato fermato in autostrada il 23 ottobre scorso e gli investigatori avevano trovato nel bagagliaio della sua Fiat 500  295.000 euro in contanti divisi in 25 buste di plastica infilate dentro un sacco nero. Tipo si era giustificato dicendo che quel denaro era relativo a parcelle in nero che gli avevano versato i clienti.

A consegnare i soldi al legale sarebbe stato invece Liborio Pace, uno degli amministratori del consorzio di cooperative Dominus che, secondo gli inquirenti, si sarebbe aggiudicato illegittimamente appalti in Expo per conto della cosca mafiosa degli Accardo di Partanna e di Pietraperzia, un paese dell’Ennese ad alta densità mafiosa dove di recente anche il sindaco ha subito un attentato. Tra gli arrestati anche l’amministratore delegato del consorzio, anche lui nisseno, Giuseppe Nastasi. La “famiglia mafiosa degli Accardo di Partanna”, in provincia di Trapani, a cui sarebbe legato Nastasi, ha notevole “importanza” nel panorama dei clan anche per “la forte vicinanza con la famiglia di Castelvetrano Messina Denaro”, scrive il gip di Milano Maria Cristina Mannocci nell’ordinanza di custodia cautelare.

Il giudice riporta una serie di intercettazioni per dimostrare “la profonda conoscenza della storia mafiosa” da parte di Nastasi, ma “anche il riconoscimento di un profondo rispetto verso” lo stesso clan Accardo, “tanto da sentirsi in dovere di portare un regalo ai figli di Accardo Nicola”. In altri passaggi dell’ordinanza, tra l’altro, viene evidenziato il rapporto tra il superlatitante Matteo Messina Denaro e la famiglia Accardo. Ai clan sarebbero arrivati anche altri 413 mila euro in contanti portati in Sicilia all’interno di una piscina gonfiabile in un furgone, guidato dallo stesso Pace.

L’inchiesta milanese ruota  attorno a Dominus, consorzio di cooperative attivo nel settore dell’allestimento stand che ha ricevuto in subappalto dalla fiera di Milano le commesse per realizzare alcuni padiglioni di Expo. Secondo i magistrati milanesi, avrebbero creato un sistema di fatture false per generare fondi neri e riciclare il denaro in Sicilia attraverso legami con la famiglia mafiosa di Pietraperzia: la società Nolostand, controllata da Fiera Milano, è stata posta in amministrazione giudiziaria perché alcuni dirigenti e dipendenti avrebbero avuto contatti con la mafia.

Questo ha stabilito il gip Maria Cristina Mannocci con un decreto che ha portato al commissariamento della società. Proprio la Nolostand, fornitrice di Fiera Milano dal 2013, avrebbe dato il subappalto al consorzio di cooperative Dominus per realizzare gli allestimenti espositivi del Palazzo Congressi, dell’Auditorium, dei padiglioni della Francia e del Qatar e della Guinea e della Birra Poretti a Expo.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".