Da Messina Denaro al leghista Arata, la carriera criminale di Vito Nicastri

Da Messina Denaro al leghista Arata, la carriera criminale di Vito Nicastri

2020-04-19T19:36:15+02:00 19th Giugno, 2019|dove sei matteo, inchieste|

C’è un pizzino trovato nel covo del boss Salvatore Lo Piccolo, nel 2007, che ha fatto conoscere al mondo Vito Nicastri. Un pizzino, la corrispondenza tra il boss palermitano e il superlatitante Matteo Messina Denaro. Sono scritte semplici parole, “Nicastro di Alcamo. Ok!”.

Vito Nicastri è il “signore del vento”, lo sviluppatore di impianti di energia rinnovabile che negli anni, partito dal nulla, è riuscito a diventare uno dei più influenti in Italia nel settore. Metteva insieme imprenditori, politici, mafiosi. E’ stato arrestato, di nuovo, nei giorni scorsi, insieme a Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia, e consulente della Lega di Matteo Salvini. Nonostante fosse ai domiciliari, nonostante la confisca di beni per un miliardi di euro, nonostante i rapporti con cosa nostra e le tante indagini che lo coinvolgevano, politici, imprenditori e funzionari, continuavano ad avere a che fare con lui, con Vito Nicastri. E proprio Arata lo definisce “la persona più brava dell’eolico in Italia”.

Ormai il suo curriculum criminale è abbastanza farcito. Ma la carriera di Vito Nicastri, il re dell’eolico, comincia dal basso, comincia negli anni ’80 quando da semplice elettricista-idraulico costituisce insieme ai fratelli Roberto e Nicolò alcune aziende di installazione e riparazione impianti per poi convertirsi negli anni ’90 al campo della climatizzazione e dei primi impianti fotovoltaici.

E’ la svolta per Nicastri, le energie rinnovabili faranno la sua fortuna, accumulerà un patrimonio enorme. Ma da lì comincia anche la sua carriera criminale. Nel 1997 il suo nome non è più incensurato. Nell’ambito di un’inchiesta su corruzione confessa e illustra il sistema di pagamento di tangenti che coinvolgeva imprenditori, politici e funzionari regionali. Un sistema corruttivo fondato sulla sopravvalutazione del costo degli impianti fotovoltaici con la creazione di fondi occulti.

Ma la prima vera inchiesta in cui viene fuori la figura del re dell’eolico, di Vito Nicastri, è l’operazione “Eolo”. Siamo negli anni 2005-2006, Nicastri non è indagato, ma si rende protagonista di un affare portato avanti in collegamento con esponenti mafiosi. L’affare è quello della realizzazione di un parco eolico a Mazara del Vallo. Con la sua Eolica del Vallo srl Nicastri rileva due società, in contenzioso tra loro, per la realizzazione del parco, una di queste risulterà essere al centro degli interessi della famiglia mafiosa di Mazara. Infatti dalle indagini emerge un accordo tra i politici mazaresi e la famiglia mafiosa. Nicastri, emerge dalle indagini, sceglieva le imprese mafiosi per i lavori e assicurava denaro ai politici. Il pentito Giuseppe Sucameli racconta che Nicastri era “amico dell’amico di Castelvetrano”, cioè di Matteo Messina Denaro.

La “consacrazione” per Vito Nicastri, l’appellativo di uomo vicino a Matteo Messina Denaro, l’uomo che realizza parchi eolici con la benedizione del boss, arriva nel 2007. Il suo nome figura in un pizzino trovato nel covo di Giardinello dove è stato arrestato il boss Salvatore Lo Piccolo, alleato di ferro di Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro.
Il pizzino è chiaro, si parla di appalti, di affari, e c’è scritto “Nicastro di Alcamo Ok!”. Eccolo.

Non c’è solo cosa nostra, Messina Denaro, e la mafia siciliana nelle frequentazioni di Nicastri. Dalle indagini svolte in questi anni emergono i rapporti con le ‘ndrine calabresi. Una delle sue società, la Seneca Srl, nel 2010 ha acquisito diritti di superficie da esponenti delle famiglie di Platì e San Luca.

E’ vicino a Matteo Messina Denaro, e per questo, da quanto emerge dalle informative, nel 2013 Nicastri viene colpito da uno dei più ingenti sequestri di beni mai operati in Italia. Vengono messi i sigilli a beni e società riconducibili al re dell’eolico per 1,3 miliardi di euro. Qualche anno dopo i beni vengono definitivamente confiscati.

Le informative hanno parlato di Nicastri come uomo vicino alla mafia, ma non era mai stato arrestato per mafia. Il primo arresto per mafia è del 2018, assieme al fratello Roberto. Sullo sfondo ci sono sempre gli affari nelle energie rinnovabili. Scrivono gli inquirenti che Nicastri “ha prestato un contributo essenziale al buon esito dell’affare sorretto da una diretta volontà agevolatrice degli scopi criminali di cosa nostra”. Lorenzo Cimarosa, parente di Messina Denaro, morto per cause naturali poco dopo aver cominciato a collaborare con la giustizia, ha raccontato della vicinanza di Nicastri con la famiglia mafiosa.

Nicastri va ai domiciliari, ma nonostante questo continua a fare affari. Nonostante questo continuano a cercarlo. Esponenti politici, imprenditori, continuano a interpellarlo per fare affari nelle rinnovabili.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".