E’ un fiume in piena il neo collaboratore di giustizia salemitano-gibellinese Attilio Pietro Fogazza. Nei verbali redatti dalla Dda lo scorso 4 aprile e poi in Tribunale, a Marsala, nel pocesso “Giglio Sergio + 3” (stralcio operazione antimafia “Ermes”) ha parlato, per ore, anche della latitanza di Matteo Messina Denaro e del motivo per il quale, il 31 agosto 2013, nelle campagne marsalesi, fu ucciso il pregiudicato Baldassare Marino. Fogazza dice di non essere affiliato alla mafia, ma di essere “nel giro dal 2008”, dopo avere conosciuto, diventandone “amico”, Domenico Scimonelli e Sergio Giglio. Il neo pentito racconta che le campagne tra Mazara e Salemi e il porto vecchio di Mazara sarebbero alcuni dei luoghi in cui, tra il 2010 e il 2012, il superlatitante Messina avrebbe incontrato alcuni dei suoi fedelissimi. A dirglielo sarebbe stato Scimonelli, imprenditore di Partanna condannato a 17 anni nell’ambito degli abbreviati Ermes, considerato dagli inquirenti uno degli affiliati a Cosa Nostra più vicini a Messina Denaro. Scimonelli gestiva tre supermercati Despar, due a Partanna e uno a Gibellina. “Ero commerciante di auto usate – ha detto il collaboratore di giustizia – ho conosciuto Mimmo Scimonelli nel 2006, quando sono andato a trovarlo perché mia moglie voleva lavorare in un supermercato. Poco tempo dopo, lui la chiamò. Poi, iniziò il rapporto di amicizia. Nel 2008, Scimonelli mi disse che con Matteo Messina Denaro erano amici d’infanzia, andavano insieme a Triscina e ne conosceva la famiglia. Nel 2010, mi disse di averlo incontrato al porto vecchio di Mazara. Mi raccontò: ‘Mi sono visto cù siccu (soprannome del boss castelvetranese, ndr). E’ nervoso perché cominciano a mancare i soldi e non può pagare chi è in carcere. Poi, alla Despar ci fu un ammanco di 150 mila euro. Io sapevo che li aveva dati a Messina Denaro. Nel 2012, Scimonelli mi chiese un’auto in prestito, come faceva quando nei suoi movimenti non voleva dare nell’occhio. Io gli diedi una Punto. Tornò con l’auto, le scarpe e i jeans tutti sporchi di fango. Gli ho chiesto: ma dove sei stato? E lui mi rispose che aveva incontrato Matteo Messina Denaro lungo la strada vecchia tra Mazara e Salemi. Un giorno, al bar, su un giornale c’era la foto di Messina Denaro e lui mi disse: E quando lo prendono? E’ completamente cambiato”. Fogazza ha, poi, raccontato il motivo per il quale, la mattina del 31 agosto 2013, in contrada Samperi, nell’entroterra di Strasatti, sarebbe stato ucciso il presunto mafioso marsalese Baldassare Marino. “Batassano – ha affermato – fu ammazzato perchè parlava male di Messina Denaro e del capomafia di Mazara Vito Gondola”. Una conferma che in seno a Cosa Nostra non c’è diritto di critica.
Fogazza, come abbiamo pubblicato qualche giorno fa, ha anche raccontato di una bimba di cinque anni inconsapevole postino dei “pizzini” del boss.
Fogazza, arrestato l’anno scorso per un omicidio risalente al maggio del 2009, quello di Salvatore Lombardo, ha subito scelto la strada della collaborazione, come d’altra parte ha anche fatto un altro presunto mafioso, Nicolò Nicolosi, arrestato per lo stesso delitto. Fogazza e Nicolosi erano uomini fidati del capo mafia di Partanna Mimmo Scimonelli, anche lui in carcere da qualche tempo. Scimonelli avrebbe dato loro l’ordine di uccidere Lombardo reo di aver commesso un furto proprio ai suoi danni.
Fogazza ha detto che la figlia di cinque anni veniva utilizzata, a sua insaputa, da Scimonelli per consegnare i “pizzini” del boss Messina Denaro. “Un giorno – ha detto Fogazza –fu mia figlia a raccontarmi dello “zio” Mimmo che la invitava a prendere un gelato e intanto però o in tasca al giubbotto che indossava o nello zainetto metteva dei foglietti”.