Ringrazio tutte le persone che venerdì hanno partecipato alla alla Tonnara di Bonagia alla presentazione del libro “La partita truccata”, che ho scritto con l’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella per raccontare la sua storia, le sue denunce, le vicende relative alla mafia, alla spartizione degli appalti a Trapani e in provincia, il delirio di certa antimafia che insegue “titoli” e mastica vite e persone, anziché cercare di comprendere le cose, complesse, della nostra terra.
Proprio perché le cose sono complesse, devo tuttavia fare dei chiarimenti, rispetto ad alcuni commenti che sento e leggo sul libro, e rispetto ad alcune affermazioni fatte, durante l’incontro, da Vittorio Sgarbi, che è assessore alla cultura della Regione Siciliana.
Sgarbi ha paragonato la vicenda di Andrea Bulgarella a quella di Marcello Dell’Utri e dell’ex Sindaco di Campobello di Mazara, oggi deceduto, Ciro Caravà. Nulla di più lontano.
Dell’Utri è in carcere dopo un processo che si è svolto in tre gradi di giudizio. Poi si può discutere all’infinito sulla compatibilità delle sue condizioni di salute con il carcere. Ma le condotte penali di Dell’Utri restano, sono motivate ampiamente. Andrea Bulgarella, invece, non è mai stato imputato per mafia, ha sempre denunciato intimidazioni, attentati, non è mai sceso a patti con Cosa nostra e i suoi emissari. Nessuno lo ha mai ascoltato, per le cose che ha denunciato, e adesso è invece coinvolto in un’inchiesta non chiara, piena di buchi, della Procura antimafia di Firenze. Ha subito un sequestro di carte, ma soprattutto è stato sbattuto come un mostro in prima pagina su siti e giornali senza avere la possibilità di capire, di difendersi, di essere ascoltato. Sono pertanto, quella di Dell’Utri e quella di Bulgarella, vicende completamente lontane. Non avrei messo a disposizione la mia professionalità per dare voce ad un condannato o a un imputato per mafia. Non sono mica un avvocato. Se ho scelto di scrivere questo libro, lo ripeto, è perché ho trovato in Andrea Bulgarella una persona che aveva un dolore dentro, e una storia coraggiosa e disperata, da raccontare. E infatti non troverete in questo libro una riga, una parola, contro la magistratura. Perché abbiamo troppo rispetto per le istituzioni. E la magistratura, anche quella antimafia, soprattutto quella antimafia, deve fare il suo lavoro. Ma lo deve fare bene, con prove credibili, documenti seri, ragionevolezza di deduzioni. E soprattutto, in fretta.
A proposito di Dell’Utri. Era lui (e non Bulgarella) ad avere a Trapani rapporti con il boss Vincenzo Virga, come racconta il caso della Pallacanestro Trapani. Perché questo era l’ambiente in cui si muoveva.
Neanche il paragone può essere fatto con Ciro Caravà, l’ex Sindaco di Campobello di Mazara, scomparso da poco. Io la vicenda di Caravà la conosco bene, molto bene. Caravà è stato arrestato per mafia, poi condannato, poi assolto. Si è ammalato di cancro, ed è morto. Al di là della vicenda umana, non si può però tacere che i giudici ritengono “plausibile” che Caravà abbia avuto il sostegno di Cosa nostra a Campobello di Mazara, ma non state sufficienti le prove per dimostrarlo. E va anche ricordato che Caravà ha subito altri processi e altre condanne per concussione, legate alla sua attività amministrativa.
Questo lo devo precisare non per difendere Bulgarella, ma per difendere il mio lavoro, e il nostro libro, che è un libro di denuncia, di forte denuncia, che non spara nel mucchio, ma che fa ricostruzioni circostanziate (e molte altre cose, purtroppo, per evitare di scrivere un’enciclopedia, le ho anche lasciate fuori…) su false carte, falsi pentiti, cattiva burocrazia, per fare in modo che le persone sappiano.