Dalla parte di quelli che “arrustuno”. Il virus non si cura con il fanatismo

Dalla parte di quelli che “arrustuno”. Il virus non si cura con il fanatismo

2020-04-19T13:17:53+02:00 14th Aprile, 2020|diario|

Eh, che scandalo, che imbarazzo, che vergogna. Ma guardali come arrostiscono, come bevono birra, come si coprono all’arrivo degli elicotteri, anzi, come si difendono. Talè, come sbraitano, come ballano, si fanno i selfie, osceni nelle pance, nell’italiano, nei gesti.

Sono loro, quelli che proprio non ci riescono, a stare in casa nel fine settimana lungo di Pasqua. E se gli è proibita la gita fuori porta, si organizzano nel cortile, e se gli è probito il cortile si organizzano sui tetti, e se sui tetti li scoprono, vanno nel mezzanino, nel sottoscala, nel vano dell’ascensore, ovunque ci sia possibilità di una griglia e di una fornacella, una borsa frigo per la birra, un po’ di formaggio per companatico.

Sono stati i “villain” di Pasqua, i cattivi, le persone che domenica si sono messe ad arrostire sui tetti dei loro palazzoni, a Palermo, e si sono ripresi, e li hanno ripresi. Ripresi nel senso dei video, e ripresi nel senso del biasimo. E i buoni hanno chiamato le forze dell’ordine, e sono venuti gli elicotteri, e a momenti mandavano pure i canadair, e ne sono seguite denunce.

Io, però, mi sento di difenderli.

Una cosa hanno fatto di criminale, fare salire dei bambini in un tetto sprovvisto di una minima paratia. U Signuruzzo aiuta i picciriddi e i mmiachi, a Palermo più che mai.
Per il resto, sono persone come la maggioranza tra noi, che vivono in case piccole (è facile fare la quarantena quando hai il villone dei vip, e fai gli appelli #iorestoacasa mentre la coppia di filippini prepara il pranzo …), in famiglie numerose, hanno bisogno della loro valvola di sfogo. Ed è un gesto di salvezza, quasi di resurrezione pasquale, questa decisione del padre famiglia di prendere la fornacella dallo scantinato e alzare l’indice, come per dire, su, saliamo, e davanti gli occhi sbarrati dei bambini spiegare: tecnicamente non è come uscire dal palazzo, ci siamo solamente sopra. E salendo lo diciamo a quelli del quinto piano, e poi agli altri, e si sta un po’ insieme, oggi che è festa, festa comandata.

Sì, hanno fatto qualcosa che non potevano fare. Ma perché continuare ad insultarli sui social, a sfotterli come se fossero una sottoclasse umana, decerebrati, i nuovi brutti sporchi e cattivi. Hanno fatto quello che hanno potuto per dare un senso non alla loro vita, ma alla loro domenica. Anzi, hanno voluto vivere una vera domenica di festa in questa dimensione da eterna domenica in cui siamo tutti prigionieri. E lo hanno fatto alla luce del sole, senza aspettare le tenebre per spostarsi nella casa a mare, come hanno fatto altri, senza studiare finte esigenze di salute per riunire le famiglie, senza ricorrere alle pretese di chi è potente e può tutto, anche nella quarantena.

Lasciamoli in pace, gli amici sul tetto. Mettiamo che tutti hanno fatto la loro brava quarantena in isolamento, nell’ultimo mese. Era gente isolata che incontrava altra gente isolata, non so se mi spiego. E hanno fatto un errore, e avranno una sanzione.

Lo dico perché è anche l’ora di cominiciare a dire qualcosa di diverso rispetto alla narrazione che si fa su quello che stiamo vivendo. E’ uno stato di emergenza, mai visto. Dobbiamo fare tutti la nostra parte, giusto. Ma è anche vero che c’è un’industria della lamentela perenne, della fine del mondo e del “moriremo tutti” che ha preso il sopravvento. Lo dico a ragion veduta, perchè mi occupo di mafia, e di antimafia, ormai da 20 anni. E l’industria del piagnisteo la conosco bene. Ecco perché dico che c’è qualcosa che non torna: l’Italia, tolta la Lombardia, sarebbe il Paese con meno positivi in Europa. Nel Sud il virus è pressochè inesistente, Trapani e Palermo sono le città con il più basso rapporto popolazione – contagiati. Musumeci e Razza proclamavano per metà Aprile 5000 ricoverati in terapia in Sicilia, mezzo migliaio di morti. Non è accaduto nulla. Ma non perché la Sicilia è un’eccezione. L’eccezione è la Lombardia. Ieri in tutta la Grecia ci sono stati meno casi nuovi di tutta la Sicilia. Non voglio dire che non esiste il pericolo coronavirus, esiste eccome, e se mi dicono di restare a casa io lo faccio. Ma nella narrazione, nel discorso pubblico, che si fa si contano i morti, si prendono a sassate quelli che escono in strada, e si omettono alcune cose: che in Sicilia, ad esempio, abbiamo arruolato un esercito di medici e infermieri che in questo momento non ha nulla da fare, e non per mancanza di professionalità, semplicemente non hanno chi assistere. A Marsala, un’utenza di 100.000 persone, è stato chiuso l’ospedale, e non c’è il pronto soccorso, per l’emergenza Covid. Attualmente ci sono ricoverate sei persone. Sei. Perchè siamo bravi nelle misure di contenimento, bravissimi. Ovvio. Ma non possiamo contenere tutta la vita, qualcosa dovremmo inventarci, prima o poi.

In questa circostanza, ognuno cerca di tornare alla vita come può. Non gliene faccio una colpa, è un istinto biologico. Arrampicandosi sui tetti, invitando segretamente una nonna, prendendo il sole furtivamente in spiaggia. Sono loro che rovinano il mondo? O quelli che riprendono, segnalano, denunciano, indicano? Davvero è il fanatismo la sola cura per l’epidemia?

La Francia ha annunciato la riapertura delle scuole a Maggio. Noi non riusciamo neanche a decidere sulle librerie, notoriamente, in Italia, i posti meno frequentati in assoluto. Da altre parti, chi governa, decide. Noi abbiamo un premier che ha un comitato di scienziati che decide per lui, e su ogni cosa che decide subisce il contropelo dei suoi alleati, prima ancora di quelli dell’opposizione.

Nel paese bloccato ci guadagna solo chi ha delle rendite di posizione. L’emergenza, siano le pandemie come i terremoti, per alcuni è una pacchia. Quindi ci vuole l’uso della ragione, non il vittimismo continuo.

Ecco perchè io so da che parte stare, tra i fanatici e chi sale sui tetti, per protestare, per arrostire, per essere più vicini al cielo, o solamente per pensare a buttarsi giù e vedere l’effetto che fa.

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".