San Giuliano criminale/4. Così si comprano anche i voti per le primarie

San Giuliano criminale/4. Così si comprano anche i voti per le primarie

2020-06-29T12:45:09+02:00 25th Giugno, 2020|inchieste|

La criminalità ad Erice si interessa anche delle primarie del Pd. Raccontiamo questo,  nella quarta puntata dell’inchiesta sui rapporti tra malavita e politica ad Erice e dintorni. Prima però un breve riassunto.

Ad Erice è attivo un gruppo di pregiudicati che agisce con una certa disinvoltura e ha un rapporto molto stretto con la politica. Inquietante è il caso del consigliere Francesco Tarantino che, alle elezioni di Erice del 2017, prima viene fatto eleggere dal pregiudicato Diego Pipitone, poi è costretto a dimettersi per far posto all’altra consigliera sostenuta dal “grande elettore di San Giuliano”, Francesca Miceli, sempre a sostegno della sindaca Daniela Toscano. Daniela Toscano, Sindaca di Erice, sapeva  dietro alla candidatura di Tarantino ci fosse il sostegno di Pipitone. Un sostegno determinante, che ha permesso a Toscano di vincere le elezioni al primo turno con i quasi 400 voti ottenuti da Miceli e Tarantino. E tra la sindaca Toscano e Pipitone c’è anche una certa confidenza, si conoscono, si sentono il giorno dopo le elezioni per commentare i risultati che pian piano arrivano al comitato. Si confrontano, poi Toscano ringrazia Pipitone. Dopo la nostra inchiesta la sindaca di Erice ha rilasciato un’intervista in cui non è entrata nel merito dei fatti ma ha usato un giro di parole molto comune nei politici, quello di catalogare inchieste giornalistiche come “macchinazioni” come “disegni per destabilizzare”, dicendo addirittura che fa parte tutto di un attacco politico.

Toscano non risponde però sui suoi rapporti con Pipitone, non dice perchè ha tutta questa confidenza, con lui e con la moglie, come emerge dalle carte. Dice che non conosce nessuno di “questi personaggi”, ma non è così. Queste vicende si collegano direttamente con quelle raccontate due anni fa, quando un’altra indagine sulle “nebbie ericine” venne avviata dalla procura di Trapani e che, stando a quanto detto dalla Toscano, sono andate archiviate. Indagini che però hanno svelato una serie di rapporti che, anche se non illeciti, sarebbero stati certamente imbarazzanti alla luce dei nuovi fatti emersi. Già due anni fa raccontavamo dell’influenza che aveva Diego Pipitone, il grande elettore che partecipava alle riunioni, alla presenza anche di Daniela Toscano, per discutere con gli operai disoccupati sulle assunzioni presso le ditte che lavorano al Comune di Erice.


Abbiamo raccontato poi che prima ancora di sostenere Toscano e candidare nella sua coalizione Tarantino e Miceli, Pipitone aveva un patto con il deputato regionael Nino Oddo, poi sfumato. Pipitone doveva fare campagna elettorale per Luigi Nacci, candidato di Oddo, e Miceli e Tarantino dovevano rientrare nella sua coalizione. Lo hanno tentato di convincerlo in più modi, Oddo e i suoi collaboratori, a rientrare in famiglia, ma Pipitone ha detto no.


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Prima della vittoria di Daniela Toscano.
Prima del caso di Francesco Tarantino e Francesca Miceli. Del sostegno di Diego Pipitone, delle sue pressioni per far dimettere Tarantino.
Prima ancora dell’accordo tra Pipitone e Nino Oddo, poi saltato.
Prima della campagna elettorale infuocata di Erice, delle elezioni condizionate dall’intervento di pregiudicati a sostegno di diversi candidati.
Prima di tutto questo, dicevamo, ci sono le primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco. E si scopre che anche in quella competizione interna, ma aperta a tutti, sono stati messi in campo accordi e traffici di voti.
Si scopre, dalle indagini svolte dalla Squadra Mobile di Trapani, che alcuni pregiudicati racimolano consensi pagando gli elettori. Consensi a favore di un altro personaggio politico molto noto. Lo chiamano “il professore”, ma con meno fascino del protagonista della “Casa di Carta”:  Ciccio Todaro

Ce lo ricordiamo Francesco Todaro, braccio destro dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, al suo fianco in ogni avventura politica.

Todaro, con Ruggirello, è imputato nel processo scaturito dall’operazione antimafia Scrigno per connivenze con la mafia. Tra il 2017 e il 2018 Todaro viaggia per tutta la provincia di Trapani a sostenere Paolo Ruggirello nelle sue campagne elettorali per le regionali e per le nazionali, intrattenendo rapporti – emerge dalle indagini – con esponenti legati a cosa nostra. Raccontiamo quegli episodi qui. 

Ma oggi siamo in grado di raccontare  alcuni episodi inquietanti sulla fabbrica del consenso ad Erice, in particolare per le primarie del Pd. 

E’ il 2017, è il periodo in cui Paolo Ruggirello entra nel Pd. La base non è convinta di questa operazione. C’è diffidenza verso il bacino di voti che ha Ruggirello, si pensa che il suo consenso non sia proprio pulito.

Nel Pd entra in gioco anche Ciccio Todaro.

La stagione elettorale del 2017 ad Erice comincia con le primarie del Partito Democratico per la scelta del candidato sindaco.
Alle consultazioni del 22 gennaio si presentano Daniela Toscano, vice sindaco della giunta Tranchida all’epoca, Laura Montanti, che in quel periodo era assessore di Tranchida ad Erice, e Ciccio Todaro.

Anche Todaro è uno che ha avuto i suoi trascorsi giudiziari. Nel 1993, quando era vice sindaco a Calatafimi, viene arrestato per abuso d’ufficio, falso e truffa. Dopo la condanna a 9 mesi per Todaro il processo si chiude in Cassazione con la prescrizione del reato.

Gli inquirenti hanno scoperto che nei giorni precedenti alle primarie del Pd di Erice Gaetano Gigante e Francesco Lipari si sono mossi per far votare Francesco Todaro.
Chi sono Gigante e Lipari?
Li abbiamo presentati nella prima puntata di questa inchiesta. Sono due pregiudicati molto noti ad Erice e Trapani. Sono molto conosciuti negli ambienti criminali delle due città. Anche il loro epicentro d’azione è il rione popolare di San Giuliano. Sono vicini a personaggi legati a cosa nostra, anche se nel loro passato hanno sempre orbitato attorno alla mafia, ma senza mai risultarne ufficialmente affiliati.

Facciamo un riassuntone,. Già dalla fine degli anni ‘70 cominciano le loro scorribande criminali nel territorio di Trapani ed Erice, con un’escalation che li porta nella metà degli anni 90 ad assumere “posizioni apicali e di promozione in seno ad una organizzazione criminale dedita a estorsioni e traffico di stupefacenti”. Un gruppo criminale che nel 1994 viene smantellato in una inchiesta antimafia. Si può dire che Gigante e Lipari facevano parte di un’organizzazione para-mafiosa, legata a Cosa nostra, ma non ufficialmente affiliata.

Facevano il lavoro sporco. Lipari, tra l’altro, sebbene assolto, era stato coinvolto nelle indagini sull’omicidio del giudice Alberto Giacomelli, avvenuto a Locogrande nel settembre 1988.
Negli anni diventano punto di riferimento “per tutti quei personaggi che a vario titolo orbitano nell’ambito di quel substrato criminale, favoriti in ciò anche dall’autorevolezza che veniva loro riconosciuta per quel ricco curriculum delittuoso” riportano gli investigatori.
Gigante e Lipari si attivano, tra le altre cose, anche per il recupero di veicoli rubati, facendosi da intermediari. La vittima del furto contatta loro, anziché le forze dell’ordine, per individuare l’autore del furto per farsi ridare indietro, ad esempio, lo scooter rubato, dietro pagamento di un riscatto. Il classico sistema del “cavallo di ritorno”.
Ma, per dire, succede che anche ex appartenenti alle forze dell’ordine si rivolgano a loro per avere indietro un motorino rubato.

Bene questi sono loro. E il loro compito è far votare Ciccio Todaro alle primarie. Una candidatura che, da quello che emerge, è spinta anche da Luigi Manuguerra, politico di Erice, coinvolto nell’inchiesta Scrigno, e deceduto nei mesi scorsi, per contrapporre Todaro al duo Toscano-Tranchida.
Lipari e Gigante camminano in auto con un sacchetto pieno di monetine da un euro.
 A che servono? Le danno alle persone che devono andare a votare per Todaro. Perchè, per votare alle primarie del Pd, si paga. E già uno fa il favore, ma deve cacciare fuori anche il soldino. Così non va. Allora dicono a Gigante e Lipari di dare l’euro alle persone. Chi glielo dice? Giovan Battista Orlando, detto Titino. Il nome ricorda qualcosa. E’ il fratello di Franco Orlando, ritenuto boss di Trapani, arrestato nell’inchiesta antimafia Scrigno.
“Titino” consegna a Gigante alcuni volantini elettorali da distribuire. Eccone uno.

Ma gli dà anche 150 monete da distribuire agli elettori che avrebbero dovuto votare alle primarie del Pd.
Gigante viene intercettato mentre parla con la moglie e gli spiega a cosa serve quel sacchetto con dentro tante monetine da un euro. “Ti pare che faccio brutte figure per fesserie? Lì c’è dentro un euro e debbo dare a quelli un euro e vanno a votare”.

E’ il 21 gennaio, il giorno prima delle primarie. Gigante viaggia per le strade di San Giuliano, ad Erice, incontra tale Pio, ad esempio, e gli dice di dare un paio di voti a Todaro. “Vedi se possiamo dare due voti a questo Todaro, domani è solo per presentarsi come sindaco, poi le votazioni dopo vengono, ma questo è per dargli punteggio capito? Se salirà farà il sindaco. Tutti ci possono andare, un euro ci vuole però ti devo dare un euro”.

Scrivono gli inquirenti che “appariva del tutto evidente come l’obiettivo principale fosse quello di rafforzare politicamente Todaro in vista di un solido posizionamento dello stesso nel panorama politico locale in funzione di una crescente cura degli interessi legati a quel substrato criminale operante sul territorio trapanese”.
In quelle ore frenetiche Gigante va in giro sempre con quel sacchetto di monetine. Anche assieme a Francesco Lipari.
Gigante però è un po’ preoccupato, confida a Lipari, di eventuali conseguenze penali di quello che sta facendo. Dice a Lipari che quel “favore” di far votare per Todaro e consegnare ai votanti un euro lo avrebbe potuto esporre a conseguenze. “Per fare un favore la dovrei prendere nelle natiche… se la fanno mettere nelle natiche invece”.


Così Gigante dice di voler restituire quelle monetine nel caso in cui Todaro non avesse ottenuto la maggioranza delle preferenze. Soddisfatti o rimborsati.
Ma Lipari non è d’accordo, e propone di dividere, fare fifty-fifty: “ma chiste ni putemo spartire niatri”.
Ma le primarie per Gigante e Lipari sono solo il primo passo verso la candidatura a sindaco di Ciccio Todaro che avrebbero voluto là, primo cittadino di Erice, a loro disposizione. Parlano di come far confluire i voti verso il candidato prescelto e quindi “le modalità attraverso le quali interagire con il Comune in base alla compagine politica che avrebbe vinto le elezioni amministrative ad Erice”, scrivono gli inquirenti.
Lipari è scettico sulle primarie, “un vene nuddu a votare”, Gigante lo sa, e sa che più che indurre gli elettori a loro vicini ad andare alle urne non potevano fare per favorire Todaro. Lipari ipotizza anche di incaricare un’altra persona per distribuire gli euro per le primarie.
Come dare in subappalto.

Todaro non vince le primarie. Arriva secondo, con uno scarto di circa 200 voti vince Daniela Toscano che poi andrà a fare il sindaco di Erice.
Gigante e Lipari commentano: “Quello ha perso, però ha preso 900 voti, mille voti, quella era portata dal sindaco”. Non ce l’hanno fatta e non di molto. Ma sono comunque soddisfatti, anche perchè si sono mossi in ritardo per portare voti a Todaro che non gli andava proprio a genio ma gli portava un guadagno. “A noi che ci interessa? Che era comunista? A noi interessa che era bono che acchianava”. Certo gli è dispiaciuto non aver avuto più tempo a disposizione, sono partiti solo un giorno prima per racimolare i voti.

Lo ammette anche Ciccio Todaro in una conversazione con Titino Orlando: “ci dovevamo partire prima con questa campagna, la dovevo fare un poco meglio”. Ci è andato vicino. Tant’è che pensa di candidarsi ugualmente sindaco, Ciccio Todaro, come gli suggerisce anche Titino Orlando. “Oh bravo Ciccio, io questo ti volevo sentire dire, porca miseria, bravo bravo, non devi fermarti più”.

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".