San Giuliano criminale/3. Tutti vogliono il “grande elettore” Pipitone. I patti e i tradimenti

San Giuliano criminale/3. Tutti vogliono il “grande elettore” Pipitone. I patti e i tradimenti

2020-06-29T12:37:31+02:00 24th Giugno, 2020|inchieste|

Terza parte della nostra inchiesta sui rapporti tra politica e criminalità ad Erice. Ieri abbiamo raccontato il caso di un consigliere, Tarantino, candidato dal gruppo che fa riferimento ad un pregiudicato, Pipitone, ed eletto al consiglio comunale di Erice, ma fatto dimettere subito alla prima seduta perchè ritenuto “non idoneo”. In tanti sapevano, tra amministratori e politici, nessuno parlava.
E adesso facciamo un passo indietro.

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“Apprendo dalle lettura di alcune intercettazioni ambientali che alcuni ambienti mafiosi, in occasione delle elezioni amministrative ad erice, avrebbero forzatamente indotto alcuni candidati a non sostenere lo schieramento che a me faceva politicamente riferimento per indirizzare il loro appoggio allo schieramento avversario. Ritengo che, aldilà delle implicazioni giudiziarie dell inchiesta in corso che competono ovviamente alle autorità preposte, sul piano politico non posso esimermi dal giudicare falsato l’esito di quella consultazione elettorale”.  
E’ la dichiarazione di Nino Oddo, ex deputato regionale e politico attivo a Trapani ed Erice, commentando la seconda puntata di ieri della nostra inchiesta. 

Poi continua. “E a dichiararmi orgoglioso di essere ritenuto avversario da questi ambienti, in ragione di una visione morale dell impegno politico che mi ha sempre visto assolutamente nemico del sostegno mafioso e dell uso del denaro nella competizioni elettorali. Pur a costo di sconfitte nelle urne , ma a testa alta difronte ai miei concittadini”. 

Ma è proprio così? 

Ad Erice chi vuole vincere le elezioni sa che determinante è il quartiere di San Giuliano.

Un rione popolare realizzato negli anni sessanta per decongestionare la densità abitativa che si stava creando a Trapani. Sono stati costruiti un migliaio di alloggi popolari. Avevano promesso di costruire lì uffici, di trasformare quella zona ancora inutilizzata, ma con grande potenziale, in una sorta di borgata marina, visto che si affaccia sulla meravigliosa spiaggia. Ma le promesse non sono state mantenute.

Oggi San Giuliano è il quartiere caldo tra Trapani ed Erice, una terra di confine, covo di spaccio e criminalità. E’ il quartiere ad esempio di Ciccio Pummaroro (raccontiamo la sua storia su TP24…). Quello in cui pregiudicati costruiscono villette, in mezzo a fatiscenti alloggi popolari, dopo anni di crimini.

Ma San Giuliano è anche un quartiere di tante famiglie sull’orlo della povertà. Di moltissime famiglie perbene, vittime di criminali e di chi cerca i loro voti. Famiglie che denunciano il degrado del loro quartiere, associazioni e volontari che tentano con i pochi mezzi che hanno di creare qualcosa di diverso per i giovani, di toglierli dalla strada. 

E’ qui che ad ogni campagna elettorale ad Erice i politici cercano di ottenere i voti. E’ qui che si gioca la partita. E a San Giuliano tutti sanno che per i voti, per avere una certezza di elezione, bisogna rivolgersi a Giuseppe Diego Pipitone.

Pipitone, pregiudicato di San Giuliano, è molto conosciuto. E’ uno di quei personaggi borderline, a cui ci si rivolge per risolvere alcuni problemi. C’è ad esempio un commerciante che viene malmenato da un tale. Gli amputano anche un pezzo di orecchio. Non chiama la polizia, non chiama i carabinieri. Chiama Pipitone, per risolvere questa situazione.

Di Pipitone hanno una certa considerazione altri pregiudicati come Gaetano Gigante e Francesco Lipari, anche loro con una caratura criminale non da poco, che in queste trame su Erice hanno un ruolo importante. Di Pipitone parlano anche alcuni esponenti mafiosi del Trapanese, un po’ con invidia, un po’ con scherno, perchè lui, il grande elettore di Erice, ha i voti. E’ l’uomo da battere. Lo sanno tutti, lo sanno i politici.

Lo sa anche Nino Oddo, ex deputato regionale e leader del Psi, di Erice.
Anche Oddo, annotano nel loro report gli inquirenti, ha avuto i suoi guai giudiziari. Nel 1993, quando era assessore ai Lavori pubblici ad Erice e presidente della commissione edilizia, è stato arrestato insieme ad altre 13 persone indagati tutti a vario titolo per falso ideologico, abuso d’ufficio, truffa aggravata. Poi venne assolto e risarcito. Nel febbraio 1987 è stato denunciato, insieme ai componenti dell’intero consiglio comunale di Erice, per il reato di omissione di atti d’ufficio.

Ieri abbiamo raccontato di come Diego Pipitone prima abbia fatto eleggere ad Erice, nelle consultazioni del 2017, il suo candidato Francesco Tarantino, poi lo abbia costretto a dimettersi, per far posto a Francesca Miceli, altra candidata sostenuta da lui. Tarantino e Miceli sono candidati a sostegno di Daniela Toscano, eletta sindaco di Erice, pupilla di Giacomo Tranchida, oggi sindaco di Trapani. Toscano sa che dietro Tarantino c’era Pipitone, Toscano conosce Pipitone, parla con lui al telefono, lo ringrazia per il sostegno in campagna elettorale.
Toscano vince anche grazie ai suoi voti. E magari Nino Oddo che in quella competizione elettorale era al fianco del principale competitor del duo Toscano-Tranchida, cioè Luigi Nacci, si sarà mangiato le mani.
Perchè Pipitone, come svelano le carte dell’inchiesta seguita dalla Squadra Mobile di Trapani, prima di andare con Toscano aveva un accordo con Nino Oddo e con la sua coalizione.
Tarantino e Miceli, dovevano essere candidati a sostegno di Nacci e Oddo. Poi qualcosa si è rotto. Pipitone scarica Oddo, che però continua a corteggiarlo per settimane.


Nino Oddo e Luigi Nacci

Gli inquirenti lo scrivono, che Pipitone “si era già attivato al fine di reperire consensi” in favore di Luigi Nacci, candidato contrapposto a Toscano.

Poi “essendo venuti meno i termini di quell’accordo che proprio Nino Oddo aveva stipulato qualche tempo prima con Pipitone, quest’ultimo si era determinato nel candidare alcuni dei suoi più fidati nelle liste di riferimento dello schieramento opposto” a quello di Oddo / Nacci.

In realtà, lui, Pipitone, Francesco Tarantino neanche lo voleva. La sua pupilla è Francesca Miceli, oggi consigliera comunale, che lo seguirebbe ovunque.

Comincia subito a fare campagna elettorale, prima ancora di chiudere le liste. Senza avere un candidato sindaco di riferimento. Il 21 Marzo 2017 Pipitone sente al telefono Miceli e le conferma che si va con la Toscano. “Tutti mi chiedono chi porti come sindaco?”. In serata Pipitone le darà la conferma. Francesca Miceli si muove, fa campagna elettorale, sente gente, sanno che è espressione di Pipitone. A chi le chiede con chi si candida, Pipitone dice di rispondere che di certo non si va con Cettina Montalto, compagna di Luigi Manuguerra, il “mago”, coinvolto nell’inchiesta antimafia Scrigno e deceduto nei mesi scorsi.
Per ogni cosa la consigliera Miceli si riferisce a Pipitone
, “io mi rivolgo a te e basta”, una frase che per gli inquirenti è sinonimo di “ubbidienza”.

Ma perchè Pipitone rompe con Nino Oddo e decide di sostenere Daniela Toscano?
Emerge tutto da una serie di conversazioni avute proprio da Pipitone con l’ex deputato regionale e un suo amico, Ignazio Grimaldi, editore trapanese, con una lunga militanza in politica e qualche candidatura alle spalle.
Pipitone dice a Oddo che non gli piace lo schieramento politico, non gli piace come sta organizzando le liste, che non può mettere la faccia in una lista non competitiva. Con persone “non all’altezza”.


Tra queste c’è Francesco Tarantino, persona di fiducia di Nino Oddo, che sarebbe stato inserito in una lista, secondo lo stesso Pipitone, non competitiva da permetterne l’elezione, anzichè in una lista direttamente riferibile al candidato sindaco Luigi Nacci: “Te lo avevo detto io a te, e perchè a me tutto questo entra ed esci, liste chiuse, liste aperte, e basta. Sono finite tutte cose, Nino. C’era troppo bordello, per cui perchè quando uno deve fare una cosa la deve fare seria, a noi ci volevate scannare”.

Oddo però cerca di convincere Diego Pipitone a ripensarci, a cambiare decisione e continuare a sostenere la sua coalizione. Cerca di venirgli incontro, di discutere e trovare un rimedio. Non vuole lasciarsi scappare uno che a San Giuliano e non solo controlla tanti voti. “Ma dall’altro ieri a oggi cos’è successo, mi fai capire?” chiede Oddo. “Nino, non abbiamo niente da parlare. Mi sono annoiato di parlare con te. Ormai ho deciso, da parte mia non sperare più niente, il gruppo vuole Toscano”, risponde Pipitone. Nino Oddo non la prende bene, e tenta di dissuadere Pipitone


Pipitone non cambia idea, l’accordo avuto in precedenza con Nino Oddo sfuma. 
E la colpa, scrivono gli inquirenti, per Pipitone, è da ricondurre “all’atteggiamento di alcuni autorevoli esponenti di quello schieramento politico che avevano di fatto emarginato in liste secondarie i suoi uomini, timorosi che la presenza di soggetti ad egli direttamente riconducibili e pertanto ritenuti portatori di illeciti interessi potessero danneggiare il loro candidato sindaco”.
Oddo è dispiaciuto. Perchè, come scrivono gli inquirenti, “fra di loro era stato già in precedenza raggiunto un accordo di massima”.
Pipitone però è un battitore libero, va dove vuole, tutti lo conoscono, tutti sanno del potenziale che ha nel racimolare voti, è questa la sua forza in ogni campagna elettorale. Il suo obiettivo è di far eleggere nel consiglio comunale di Erice una o più persone che “siano suo diretto riferimento a prescindere da colui che sarà eletto sindaco”.

A Pipitone non interessa neanche tanto chi andrà a fare il sindaco, lui vuole solo che i suoi candidati vengano eletti. E infatti dice ad Oddo che non avrebbe fatto nessuna pressione alle persone a lui vicino per far votare a questo o quell’altro candidato sindaco: “Noi per l’elezione a sindaco ti appoggiamo. Chi vuole votare Toscano vota Toscano, chi vuole votare Nacci vota Nacci, senza nessuna pressione”. La sua campagna elettorale non sarà contro Nacci, insomma.

Scrivono gli inquirenti che c’è stato un accordo secondo cui Pipitone si era fatto “garante che nei confronti di Salvatore Antonino Oddo che un nutrito gruppo di potenziali elettori residenti nel territorio di Erice vicini alle sue posizioni, avrebbe votato alle elezioni amministrative per Luigi Nacci”.
Un accordo che “rischiava di saltare in quanto Pipitone aveva ritenuto per nulla competitive le liste nelle quali erano stati inseriti i suoi uomini”.
Oddo però sa che l’appoggio elettorale del gruppo di Pipitone è molto rilevante.

E lo sa anche Ignazio Grimaldi. Pipitone e l’ex editore si sentono diverse volte al telefono. Grimaldi tenta in ogni modo di convincerlo, si scandalizza della decisione di andare nella coalizione di Tranchida e Toscano: “Tu stai sbagliando, lì non è ambiente per te”. Ma c’è di più.

Tutti sanno che Pipitone è in grado di spostare molti voti a favore di questo o quel candidato, che ha una certa autorevolezza. Anche Grimaldi lo sa: “Per me stai facendo un errore gravissimo ed è un peccato perchè tu sei uno dei pochi che ha i voti, i voti vero ce li hai perchè sono tuoi, la gente di rispetta e ti vuole bene, puoi fare un percorso…”. Pipitone non molla. La lista in cui dovrebbero andare i suoi candidati è troppo debole, e a lui interessa far eleggere i suoi cavalli. Nient’altro.

Gli investigatori sono certi dell’esistenza di “stretti rapporti e accordi di scambio tra esponenti politici coinvolti nella campagna elettorale delle amministrative 2017 e soggetti pienamente inseriti nella criminalità locale, sia di tipo mafioso che di tipo comune”. Accordi che “hanno sicuramente condizionato la libera espressione del voto e la scelta dei candidati, compromettendo, in parte, la segretezza del voto”.

E’ evidente per gli inquirenti che Nino Oddo ha cercato il sostegno elettorale di “soggetti dell’indiscussa caratura criminale come Giuseppe Diego Pipitone, anche grazie all’intermediazione di soggetti terzi come il fidato Ignazio Grimaldi”.

Nonostante le insistenze di Grimaldi, però Pipitone non rientra alla base. La campagna elettorale comincia ad infuocarsi. I social si popolano di commenti, post, attacchi.


Uno in particolare non piace a Diego Pipitone. E lo fa arrabbiare molto. E’ quello di Nino Oddo: “Ha scritto un commento che non mi piace per niente, perchè se poi vuole bordello scriviamo pure noi”.

Un commento che avrebbe messo in cattiva luce Francesco Tarantino accostandolo ad ambienti mafiosi. Pipitone ne parla con Grimaldi: “Ora tu gli dici che la finisce, se no io comincio a dire che si vede col Mago (Manuguerrea, ndr) che rompe la minchia a tutti, te lo dico bello chiaro, fagli una telefonata e gli dici che la finisce, perchè se vuole la guerra facciamo la guerra”.

Oddo cerca di stanare Pipitone, avendo perso il suo appoggio, teme che possa spostare l’ago della bilancia di quelle elezioni e portare alla vittoria la fazione opposta. Così l’ex deputato regionale “cosciente dell’autorevolezza criminale dallo stesso Pipitone vantata, tenta di adombrare la candidatura di Tarantino volutamente indicandola quale diretta espressione della mafia, allo scopo di far attirare su questi gli interessi investigativi dell’autorità giudiziaria e allontanando dallo stesso potenziali elettori”.

Nino Oddo da politico navigato avrebbe cercato un altro escamotage per mettere in cattiva luce il gruppo di Pipitone. Avrebbe invitato Luigi Manuguerra, che sostiene la compagna Cettina Montalto e il figlio Alessandro (oggi consigliere), a indire una conferenza stampa “avente per oggetto proprio gli interessi criminali – chiaro riferimento alla figura del Pipitone – che si celavano dietro la candidatura di Tarantino”.


Oddo pubblicamente attacca Pipitone e il suo candidato Tarantino, però fino all’ultimo momento corteggia Pipitone per far dirottare i suoi voti, oltre 400, in favore di Luigi Nacci. “Perchè questo Pipitone, questi prendono da 400 voti, io gli vorrei parlare e dirgli fai votare Nacci invece di Toscano”, sono le parole di Grimaldi a Oddo.

400 voti possono essere determinanti. Si tenta in tutti i modi di convincere Pipitone.

Grimaldi ci riprova, tenta di riconquistare la sua fiducia. Lo chiama insistentemente. Poi il giorno prima delle elezioni  fanno alcune previsioni, dicono che la forbice per l’elezione a sindaco è duecento voti. Chi li ha in più vince.  Ed è Grimaldi a tentare di convincere Pipitone a spostare, la notte prima del voto, questi voti. “Ma qua parlano di due trecento voti di forbice, ci fusse un’operazione di notte e spostare duecento voti da un sindaco ad un altro, e se la può giocare. Ci vorrebbero due tre come te che spostassero trecento voti…”

Poi un’altra telefonata di Grimaldi. Offre “la possibilità di un facile guadagno in favore del figlio”. Lo chiama, e dopo aver parlato del più e del meno gli dice che avrebbe potuto far guadagnare 500 euro al mese al figlio per un anno intero con un impegno di due, tre ore al giorno.
Pipitone sembra pensarci su, ma quando Grimaldi torna a parlare del sostegno a Nacci l’uomo di San Giuliano chiude di nuovo le porte.

E’ come un reuccio, Pipitone, detiene il potere, sa chi sale e chi scende, le sue scelte su chi candidare e chi no sono determinanti. Lo sanno tutti ad Erice. Ad Erice tutti hanno voluto il sostegno di personaggi legati alla criminalità, grandi detentori di pacchetti di voti. Tutti hanno voluto Pipitone, e quelli come lui. Maggioranza e opposizione. Vincitori e vinti.

FINE TERZA PARTE

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".