Non si può entrare, nè uscire. Da dieci giorni Salemi, in provincia di Trapani, è zona rossa.
Da dieci giorni gli accessi alla città sono controllati. Check point dai quali possono passare solo operatori sanitari, lavoratori nei settori dei beni di prima necessità, e persone che devono spostarsi per motivi di salute.
Noi siamo riusciti ad entrare, perchè mentre tutto si ferma Tp24 vuole continuare a raccontare. Raccontare ciò che succede dentro la zona rossa, come stanno affrontando l’emergenza gli amministratori, come la affrontano chi sta in prima linea come gli operatori della Protezione Civile. Poi oltre all’emergenza sanitaria c’è quella economica. Un paese fermo, Salemi, dove anche le aziende agricole, zootecniche, e dei prodotti alimentari stanno conoscendo una crisi che genera molta incertezza.
Superiamo il check-point della Statale 188 Marsala-Salemi. “Ormai passano poche persone da qui, solo operatori sanitari, volontari, camion che trasportano generi alimentari”, ci dicono i Forestali. “Certo, c’è qualcuno che vuole fare il furbo, un tale qualche giorno fa voleva passare per andare in cantina a prendere del vino. E’ impossibile, non è una stretta necessità”.
La città è quasi deserta. Le uniche persone che si vedono in giro sono nei pressi delle farmacie e dei negozi di generi alimentari. “I salemitani in un primo momento erano preoccupati e avevano paura”, ci dice il sindaco Domenico Venuti.
20 casi positivi di Coronavirus sono tanti per una piccola città. Non è un focolaio allarmante come altre cittadine siciliane, ma nei giorni scorsi la crescita dei contagi ha fatto correre ai ripari e chiudere tutto. “Adesso però molte famiglie hanno bisogno di aiuto – aggiunge il sindaco – gli artigiani e i commercianti sono i nuovi poveri, abbiamo predisposto i primi buoni spesa. Chi ne ha bisogno non si vergogni. E’ una crisi drammatica”.
In prima linea, oltre agli operatori sanitari, ci sono i volontari della Protezione Civile.
Il responsabile Salvo Maltese ci spiega che ogni giorno danno supporto alle forze dell’ordine impegnati nei presidi di accesso alla città. E non solo. “Andiamo a casa delle persone in quarantena ad assisterli e controllarli. Sì, andiamo anche da chi è positivo al Coronavirus per portare spesa e farmaci. Paura? Certo, ma è il nostro compito e lo facciamo con tutte le precauzioni”.
Ma c’è una emergenza che in questo momento è sottaciuta. E’ quella economica, molte famiglie sono in difficoltà, e molte aziende, quelle che hanno la fortuna di restare aperte, stanno comunque subendo forti cali di fatturato.
“In poco tempo ho registrato un crollo del 40-50% del fatturato. C’è una crisi di liquidità importante”, ci racconta Gaetano Palermo, agronomo che ha fondato Alicos, azienda che produce prodotti alimentari destinati a ristoranti, enoteche, e con un cliente come Eataly.
“Le esportazioni sono bloccate, anche se noi facciamo parte della produzione alimentare i nostri prodotti non sono nella grande distribuzione. Dopo l’emergenza Covid? Ci sarà quella economica. Chi avrà la forza per restare in piedi? Noi stavamo investendo su un nuovo stabilimento a Salemi, ma ci saranno difficoltà a riprendere per la crisi di liquidità. Quando tutto finirà molte cose cambieranno, e cambierà anche il modo di mangiare. Si dovrà puntare di più sui prodotti locali”.
Liborio Cucchiara, suo fratello e suo nipote, gestiscono insieme un’azienda agricola e zootecnica. “Esistiamo da cinque generazioni”. L’insegna all’ingresso della loro proprietà la data dice tutto: 1870. Fanno ricotta, formaggi, ma anche olio, hanno mille pecore che in questo periodo sono al massimo della produttività.
“Ma c’è un calo delle vendite enorme, del 40 percento almeno. Nessuno viene più qui a comprare i nostri formaggi. La chiusura di pasticcerie e ristoranti, la cancellazione di matrimoni, e banchetti, hanno influito molto. Anche se produciamo beni di prima necessità noi soffriamo molto la crisi del Coronavirus”. La famiglia Cucchiara ne ha viste parecchie. Conosce la natura, percepisce ogni suo piccolo sussulto. E Liborio lo dice con un respiro preoccupato, ma consapevole: “è come se la natura si fosse rivoltata contro l’uomo”.