Assistenti alla comunicazione, per gli studenti disabili, senza titolo o con un titolo non idoneo. Accade a Petrosino. La denuncia è stata fatta qualche giorno fa dal Sindaco Gaspare Giacalone, e anche la Procura di Marsala, adesso, ha deciso di vederci chiaro. Cosa sta succedendo? Lo raccontiamo in questa nostra inchiesta in due parti.
Innanzitutto, chi sono gli assistenti alla comunicazione? Sono delle figure importanti previsti nelle scuole dell’obbligo, che vengono individuati, e pagati, dai Comuni, mentre per le scuole superiori sono pagati dalla Provincia.
Aiutano gli alunni disabili a relazionarsi con la scuola, e con il mondo. Non sono degli insegnanti di sostegno, ma degli specialisti che collaborano con loro. L’assistente alla comunicazione è previsto dalla Legge 104/1992, che obbliga gli enti locali a fornire questo tipo di assistenza, che non è diretta solo agli studenti con disabilità di comunicazione ma a tutte le tipologie di disabilità.
E come si diventa assistenti alla comunicazione? Qui la materia è molto intricata. Dato che la legge prevede che siano i Comuni a reperirli, agli enti locali è delegato non solo il modo (affidamento diretto, risorse interne, gara d’appalto per cooperative) ma anche i criteri per gestire la figura professionale. Negli anni si è creata così una giungla di titoli, attestati, corsi, non tutti omogenei, molti un po’ farlocchi. Tanta confusione, come al solito. Ha tentato di mettere una pezza la riforma della “Buona scuola”.
Ma la Sicilia è avanti. La nostra è tra le prime Regioni italiane ad avere chiaramente stabilito le competenze e il profilo. Sempre in Sicilia, si è sancito che questi “nuovi” operatori debbano essere formati contemporaneamente sulle disabilità cognitive e su entrambe le principali disabilità sensoriali visive e uditive.
Qui c’è il profilo individuato finalmente individuato dalla Regione Siciliana. Si parla chiaramente della necessità di una “specializzazione”, e della formulazione di un intervento di “sostegno personalizzato” alle esigenze del bambino. Se è un disabile grave, ad esempio, di un assistente che ha solo il diploma di Lis, non se ne fa nulla…
Genericamente, per essere assistenti alla comunicazione bisogna avere: lauree in ambito psico-pedagogico o, limitatamente dove previsto, diploma di scuola media superiore, con formazione specifica e maturata esperienza nel settore educativo o di assistenza a disabili sensoriali. In alcuni casi è previsto che l’operatore sia in possesso di specifiche competenze, quali la conoscenza della L.I.S. (Lingua Italiana dei Segni) o del Braille (codice per ciechi).
Cosa accade a Petrosino?
La nostra inchiesta nasce da un post del Sindaco Gaspare Giacalone, su Facebook, di qualche settimana fa.
A Petrosino, dal 2012, il settore dei servizi sociali è gestito, politicamente, da Marcella Pellegrino. Assessore, vice sindaco di Gaspare Giacalone, Pellegrino nel 2017 si ricandida al consiglio comunale, con un boom di voti, 1029. Ed è ancora confermata assessore alle politiche sociali e vice sindaco. I rapporti tra Giacalone e Pellegrino si interrompono qualche mese fa, in maniera abbastanza brusca. Al suo posto subentra Luca Facciolo, insegnante, consigliere comunale e sostenitore della prima ora di Giacalone. Proprio Facciolo avvia, su mandato del Sindaco,una ricognizione sui servizi sociali a Petrosino, facendo alcune scoperte. Tra queste, anche il modo in cui vengono gestiti gli assistenti alla comunicazione nelle scuole.
Già, come vengono gestiti?
Un passo indietro. Il Comune di Petrosino decide di affidare il servizio con una gara. E’ il 2014. La gara, per assicurare il “Servizio di Assistenza all’Autonomia ed alla Comunicazione nelle scuole primarie e secondarie di primo livello del Comune di Petrosino per il triennio 2015/2018” viene vinta dalla Cooperativa Sociale a.r l. “Azione Sociale”, di Caccamo. E’ una delle più grosse cooperative a svolgere questo servizio in giro per la Sicilia Occidentale.
Come effettuare il servizio? E’ scritto nel capitolato. Gli operatori, in tutto sette, da impiegare 15 ore a settimana, devono avere le qualifiche previste dalle leggi Leggi n. 24/76 e 845/78 . La cooperativa si impegna ad utilizzare personale “idoneo dal punto di vista sanitario, in possesso di una specifica formazione maturata a seguito di frequentazione di apposito corso e/o corsi per Assistente per l’Autonomia e Comunicazione”.
Il servizio di Assistenza all’Autonomia e Comunicazione ha preso avvio nel mese di marzo 2015 e si è concluso nel mese di giugno 2018.
Ad Agosto, il Comune fa una verifica sulla regolarità del servizio, e chiede alla cooperativa di avere le certificazioni sui titoli posseduti dal personale che ha svolto il servizio, e anche i contratti di lavoro. Forse avrebbe dovuto chiederli prima…
Cosa scopre? Secondo il Comune ci sono state diverse anomalie e irregolarità. Addirittura negli uffici comunali si parla anche di illecità, come in questo passaggio che riportiamo:
l’analisi svolta dagli Uffici ha messo in luce una serie svariata di anomalie, irregolarità, illegittimità e, perfino, illiceità commesse da parte della Ditta aggiudicatrice, sotto tutti e tre i profili di analisi effettuati
Perché il Comune arriva a scrivere questo? Perché si scoprono casi singolari.
A cominciare da G.S., che, in base agli atti trasmessi dalla Cooperativa al Comune, ha prestato servizio per tutti i tre anni. Ma la qualifica l’ha conseguita solo … nel dicembre 2016!
Prima di allora, infatti, risulta solo un titolo di “Operatrice socio assistenziale Handicappati” acquisito nel 1994, assolutamente non assimilabile, spiegano dal Comune, nemmeno per equipollenza, alla qualifica di Assistente all’Autonomia ed alla Comunicazione.
Inoltre, per le operatrici sig.re R.S, K.C. e L.A.M. la Cooperativa ha trasmesso l’attestato di Tecnico L.I.S, acquisito nel 2012 (senza però trasmettere il relativo piano di studi: il corso, per essere valido, deve essere almeno di 900 ore e affrontare determinati argomenti).
Ma i dubbi sono anche per le restanti operatrici: perché hanno un titolo valido, ma di per sè non idoneo. Cosa significa? Chi ha la qualifica di tecnico della lingua dei segni, il LIS, è idoneo per un alunno sordomuto, certo, ma non sicuramente per un disabile grave, dato che nel suo corso di studi non si imparano le competenze per assistere ragazzi con gravi patologie.
E’ il caso di un’altra operatrice, V.A.C. che assiste un alunno con “ritardo mentale medio, cardiopatia ed epilessia”. Lei però ha la qualifica di Tecnico L.I.S., non ha cioè acquisito le adeguate competenze tecniche con riferimento specifico alle patologie dell’alunno assistito.
L’operatrice G.T. ha assistito un’alunna con “ritardo mentale medio, emiparesi sinistra ed ipoacusia”. E anche lei non aveva, dunque, competenze adeguate in relazione alla disabilità dell’alunna.
Ancora, M.L., nipote del marito dell’ex assessore alle politiche sociali Marcella Pellegrino, ha assistito un alunno affetto da sindrome di down con necessità di interventi riabilitativi di tipo logopedico e psicomotorio. Ma anche lei aveva soltanto la qualifica Lis. “Non è perché una è mia nipote non ha diritto di lavorare” è la replica di Pellegrino. Anche se sembra non avere un titolo adeguato alle mansioni da svolgere?
Cosa succede quando il Comune scopre tutto ciò? Ne parliamo domani…