Petrosino fa gola a molti. Una piccola città, che si affaccia sul mare, può essere preda di palazzinari e speculatori. Dove alcune sensibilità, ambientali, estetiche e di legalità, sono mitigate dai caterpillar di chi vuol costruire anche là dove non si potrebbe. E in questi anni di faccende legate alla speculazione edilizia ne sono capitate molte. Tutte con un unico protagonista, Michele Licata, l’imprenditore re delle strutture turistiche a cui sono stati sequestrati tutti i beni. Un impero da 127 milioni di euro che secondo l’inchiesta della Procura di Marsala è macchiato da reati che vanno dalla truffa all’evasione fiscale. Un sequestro fatto per “pericolosità fiscale”, appunto.
Dalle carte emerge un gusto particolare per l’evasione portato avanti per anni con tasse non pagate per 9 milioni di euro. Avveniva tutto con le fatture false che si faceva fare da imprenditori compiacenti, alcuni anche ignari. Fatture per 25 milioni di euro, staccate negli ultimi anni non solo per falsificare l’ammontare di Iva da detrarre, ad esempio, ma anche per ottenere “illecitamente” contributi pubblici. Circa 6 milioni di euro i contributi elargiti a favore delle societ di Licata.
Licata, chi lo conosce lo conferma, non si fermava mai. Era come un affamato giocatore di monopoli. Il suo campo d’azione erano le città di Marsala e Petrosino soprattutto. Qui, nel 2013, viene scoperta un’enorme speculazione edilizia nella zona di Torrazza. Una zona nei pressi della spiaggia più amata dai petrosileni e sottoposta a vincolo paesaggistico. Stava cominciando a fare un mega complesso turistico, con campo da golf, lido e villette esclusive. Questo era quello che voleva fare, sulla carta invece c’erano degli opifici, e progetti indipendenti che invece facevano parte di una lottizzazione ritenuta “abusiva” dalla Procura di Marsala.
Nel frattempo Licata si muoveva su un altro fronte, sempre vicino il mare, sempre a Petrosino, comune in cui ricade il Baglio Basile, il più maestoso tra i beni sequestrati. Licata, con una mossa astuta, stava cercando di costruire 32 villette in prossimità della costa petrosilena dalle parti dei Margi Nespolilla, anche questa una zona Sic Zps.
Il tentativo è emerso durante la conferenza stampa in Procura sul maxi sequestro preventivo.
“Licata – ha raccontato il sostituto procuratore Antonella Trainito in conferenza stampa – era riuscito a perseguire il suo intento di ampliare il suo impero mediante un meccanismo che consentisse di sottrarre i beni ad accertamento fiscale. Nel 2011 la Roof Garden srl stipula con due privati dei preliminari di vendita e permuta per acquisto di terreni sul lungomare di Petrosino”. Nel 2014 vengono depositate al Comune di Petrosino richieste di piano di lottizzazione per 32 villette. Piani richiesti non da Licata, che è acquierente, ma dagli stessi proprietari venditori. Piani di lottizzazione approvati, uno nel maggio 2014, e uno nel maggio 2015, dal consiglio Comunale di Petrosino. Sono quelli conosciuti come “Dammusi 1” e “Dammusi 2”.
Piani di lottizzazione approvati dal consiglio comunale non senza ripercussioni sulla maggioranza – che in quella circostanza si è spaccata – che sosteneva il sindaco Gaspare Giacalone. “Anche per questi progetti abbiamo attuato una rigida azione di controllo. Il titolare della richiesta di concessione non sembrava essere riconducibile a Licata. Abbiamo però riscontrato situazioni anomale che sono state segnalate nelle sedi opportune”. Il sindaco spiega che in consiglio comunale, in quelle sedute di fuoco, “l’assessore ai lavori pubblici Rocco Ingianni ha evidenziato alcune criticità chiedendo il ritiro dell’atto deliberativo. Anche la commissione urbanistica, presieduta dall’assessore Federica Cappello, aveva espresso dubbi e perplessità. Nonostante ciò il consiglio ha dato esito favorevole”.
Rocco Ingianni racconta di aver evidenziato, al consiglio comunale, delle “prescrizioni pesanti da seguire. C’è da dire che non è stata rilasciata alcuna concessione edilizia”. A settembre, interviene la Regione che ribalta i piani di Licata. “E’ successo che è subentrato un decreto della Regione nell’ambito del piano commerciale di Petrosino che ha esteso una fascia di tutela di 250 metri nella Sic Zps, un vincolo ulteriore anche per quella zona – spiega ancora Ingianni”.
Una schiera di villette, 32, a forma di dammuso, al massimo di un piano. Il tutto in zona Garzarella, poco dopo Torre Sibiliana. A Petrosino giravano voci, si diceva che i proprietari non avevano la forza economica di compiere quell’investimento per le villette. Si diceva che le villette non dovevano essere di puro utilizzo “residenziale” come c’era scritto nelle carte. Si parlava di lidi e bar. Nulla di tutto questo però era tra le carte. Come non compariva alcun riferimento a Licata, il re delle strutture turistiche, che sarebbe stato pronto, attraverso le sue società, a comprare i terreni e di conseguenza usufruire del piano di lottizzazione. Ora il giocattolo si è rotto. A Licata sono state sequestrate le società che avrebbero dovuto comprare quei terreni, nel frattempo è intervenuto il decreto della regione che ha fatto diventare carta straccia quel piano di lottizzazione.