Marsala, viaggio nella vendemmia 2017. Le scarse piogge invernali e primaverili e il grande caldo di queste ultime settimane hanno fiaccato le uve della provincia più vitata d’Italia.
E notevole, si prevede, sarà il calo di produzione. Mettendo ancor più in ginocchio la “base” del settore vitivinicolo. Le migliaia di piccoli produttori, infatti, non potranno compensare la minore quantità con l’eventuale migliore qualità delle uve.
Il grido d’allarme è stato lanciato dalle principali organizzazioni di categoria, alcune delle quali hanno già chiesto alla Regione che venga dichiarato lo “stato di calamità naturale”. E in questa direzione si è mosso anche il mondo politico a Marsala e Petrosino, dove si concentra buona parte del settore vitivinicolo della provincia.
Intanto, Agrinsieme Trapani (che raggruppa Confagricoltura, Confederazione Italiana Agricoltori, Copagri, Agci, Fedagri e Legacoop) ha comunicato al capo dell’Ispettorato Agrario di Trapani, Giuseppe Spartà, la “grave situazione di crisi, causa siccità, che ha colpito il nostro territorio ha danneggiato gravemente il comparto vitivinicolo della provincia”. Sottolineando “la mancanza di pioggia e la ritardata irrigazione da parte del Consorzio” e affermando, per voce del coordinatore Fabio Bertolazzi, che ciò sta creando “un danno al comparto enorme, in particolar modo all’uva rossa”.
E’ nei numeri diffusi da Agrinsieme Trapani che si coglie la dimensione del clamoroso calo di produzione che i viticoltori della provincia stanno suvendo a causa di siccità e caldo. “Le uve bianche – si legge in una nota – sono in forte difficoltà in quanto stanno perdendo il corredo aromatico e i rapporti zuccheri/acidi a seguito del perdurarsi della siccità e dell’eccessiva irradiazione solare che brucia i grappoli. Le zone in cui l’irrigazione non è stata possibile o è stata effettuata in ritardo ha creato un danno di raccolta superiore al 70% (uva bruciata sulle piante)”. Laddove, invece, è stato possibile irrigare, la situazione, rispetto allo scorsa annata (“già di per se mediocre”), è la seguente: catarratto (stima: – 40%), Greganico, Pinot grigio, Mullar Thurgau e Bianco d’Alcamo (- 35%), Chardonnay (- 40%), Grillo, Moscato e Cabernet Sauvignon (- 60%), Insolia (stima: – 50%), Nero D’avola, Syrah, Zibibbo e Merlot (- 70%). “A conferma della gravità della situazione – spiega il coordinatore di Agrinsieme, Fabio Bertolazzi – si riportano alcuni esempi concreti comunicati dagli agricoltori: un vigneto a Regalbesi ha prodotto 70 quintali di uva anziché i 180 quintali del 2016, un vigneto a Dattilo 40 quintali rispetto ai 100 dell’anno prima e uno di 2,40 h di Nero D’Avola a Buseto Palizzolo 80 quintali anziché i 200 di un anno fa”.
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