“Alt, fermi, carabinieri”. Poi gli spari. Uno, due, tre, e ancora. Il corpo del maresciallo dei Carabinieri Silvio Mirarchi per terra. Nel buio, nel silenzio delle campagne di Marsala.
Sono da poco passate le 21.30 del 31 maggio 2016, è la notte in cui viene ucciso il maresciallo capo della stazione dei carabinieri di Ciavolo a Marsala. I momenti concitati di quelle ore drammatiche, di un omicidio che ha scosso tutta la comunità di Marsala, sono raccontati nella sentenza del processo sull’uccisione del maresciallo Mirarchi. Condannato all’ergastolo Nicolò Girgenti, bracciante marsalese, ritenuto l’uomo che ha fatto fuoco a Mirarchi e all’appuntato Antonello Cammarata.
Nella sentenza depositata alcuni giorni fa c’è il racconto di quella notte.
La sera del 31 maggio 2016, il Maresciallo capo Silvio Mirarchi e l’Appuntato scelto Antonello Massimo Cammarata, si trovavano in borghese per un servizio di controllo in contrada Ventrischi.
Controlli disposti dalla Procura della Repubblica di Marsala che aveva ricevuto una denuncia da parte del proprietario di un appezzamento di terreno che segnalava di aver subito svariati furti di ortaggi.
I due militari cominciano il loro appostamento intorno alle 20.30. A quell’ra arrivano presso l’azienda agricola oggetto di furti e dopo aver posteggiato l’auto e consumato una pizza, i due militari stazionano nelle vicinanze del casolare, per sorvegliare l’area e verificare se qualche malintenzionato volesse compiere furti.
La serata sembra tranquilla, un’ora dopo il loro arrivo Mirarchi e Cammarata parlano a telefono con altri colleghi di lavoro. I toni sono distesi, amichevoli.
Poi Mirarchi nota qualcosa, e chiude bruscamente la telefonata con il collega. “Pietro un attimo, un attimo che vedo due persone con le lampadine, ci sentiamo dopo, ciao ciao “, sono le parole del maresciallo.
E’ buio pesto nelle campagne di contrada Ventrischi. I due carabinieri sono appostati, parlano a telefono con i colleghi. Il maresciallo Silvio Mirarchi nota due sagome con due torce accese. Le due persone in un primo momento percorrono la strada al buio in direzione da Mazara a Marsala. Si fermano, tornano indietro e spengono le luci in prossimità delle serre. “Spostati, un muciari, un ti fari sentiri”. “Spostati, non gridare, non farti sentire” dicono quelle persone notate dai due carabinieri.
I due carabinieri escono dall’azienda in cui erano appostati, vanno in strada. Poi il dramma. Racconta le fasi dell’agguato l’appuntato Cammarata in aula.
“Il maresciallo mi precedeva di 2, 3 metri e camminavamo lui a destra del margine della strada e io a sinistra. Arrivati all’incirca dove ci sono le serre il maresciallo ha acceso la lampadina e abbiamo intimato: “Alt, fermi, carabinieri”. Ma non abbiamo finito di dire leparole che ci hanno sparato
addosso”.
Quando il maresciallo Mirarchi ha acceso la lampadina è diventato il primo bersaglio. Gli spari arrivano dalla loro sinistra, dalla zona incolta. I due carabinieri si accovacciano. Cammarata per difendersi ed eventualmente rispondere al fuoco. Mirarchi perchè è stato colpito. “Ho provato ad accendere il faro anche io per vedere da dove mi sparassero per rispondere al fuoco, però appena ho accso ho capito che dovevo spegnerlo perchè sparavano pure a me. Mi sono buttato per terra per cercare di evitare i proiettili e subito dopo, quando è finito tutto, non sparava più nessuno e volevo reagire al fuoco, ma non c’era più nessuno”. Il maresciallo Mirarchi è ferito, per terra. L’appuntato lo soccorre. “Mi hanno colpito… Andiamo via” dice all’appuntato.
Sono minuti interminabili. Il buio, il silenzio dopo il rumore degli spari che rimbombavano in nella campagna. Cammarata sta al fianco del suo maresciallo fino a che non arrivano i soccorsi. E’ lo stesso Mirarchi a chiamare la centrale operativa dicendo che gli hanno sparato. Sono le 21 e 57, il silenzio viene rotto solo dai gemiti di dolore del militare ferito.
“Dopo, diciamo quando l’ho soccorso, era con la pistola in mano perchè anche lui ha provato, o per lo meno voleva provare a difendersi perchè fino alla fine, anche quando io mi sono avvicinato a lui e sono rimasto ad aspettare i soccorsi, avevamo paura che venissero ad ammazzarci”, racconta ancora il carabiniere. Cammarata prende l’auto di servizio, la posiziona a protezione del corpo del maresciallo. Poi arrivano i soccorsi, e saranno ore in cui si farà di tutto per salvare la vita al maresciallo. Mirarchi arriva all’ospedale di Marsala alle 22.36. E’ stato colpito all’addome, un proiettile si trova vicino l’aorta addominale. Viene operato prima a Marsala. Alle 5 del mattino finisce il primo intervento per tamponare l’ematoma addominale. Ma non basta. Mirarchi viene trasportato in elisoccorso a Palermo. Qui i medici riscontrano che il colon è andato e c’è una lesione all’arteria epatica. Passano le ore.
Mirarchi muore alle 16.30 del primo giugno.
Nel frattempo a Marsala è un gran via vai nella zona dell’agguato. I Carabinieri sentono tante persone. Tra queste c’è Nicolò Girgenti. Che un paio di settimane dopo viene arrestato. E’ stato lui a uccidere Mirarchi.