Latifondi e tribunali

Latifondi e tribunali

2017-02-08T12:14:36+01:00 10th Febbraio, 2017|Contro l'antimafia, diario|

I più grandi possidenti agricoli in Sicilia erano, trent’anni fa, gli esattori Nino e Ignazio Salvo. Erano tempi di mafia, quelli. I piu grandi possidenti agricoli oggi, in Sicilia, sono i tribunali. Sono tempi di antimafia, questi.
E non sono comunque tempi facili. Perché al di là della retorica sui beni sequestrati, c’è una grande confusione oggi, sulla loro gestione.
Giudici costretti a fare da manager, agronomi che mettono su cooperative, commercialisti che diventano imprenditori, amministratori che fanno i signorotti. Più un popolo di partite iva, intermediari che diventano campieri, e sembra di essere all’origine della mafia, quando oggi, come un secolo fa, queste figure che sfruttano la manodopera e ingannano il padrone. Ieri lo facevano in nome della mafia, oggi lo fanno in nome dell’antimafia.
La vicenda che ha coinvolto Silvana Saguto, è indicativa di un andazzo che in molti avevano già tentato di denunciare. Inascoltati, perché tutto puoi criticare, ma mai un amministratore giudiziario o il dirigente di qualche associazione o cooperativa antimafia.
Il problema oggi è non solo cosa fare con tutti questi beni. Il vero problema è  il “come” gestirli. Cioè: il modello. O, in altri termini: la partecipazione. Il coinvolgimento, cioè, nella gestione, non solo delle istituzioni e delle primedonne dell’antimafia, ma anche della comunità in cui il bene ricade.
Spesso certa ideologia antimafia equipara la proprietà mafiosa di un’azienda con chi ci lavora: se è mafioso il proprietario lo sono i suoi dipendenti.  Mi è capitato di assistere al fallimento di aziende sequestrate gestite da amministratori più dediti a collezionare gettoni di presenza che fare profitti. I lavoratori vedevano, avrebbero voluto parlare, ma la risposta era: zitti. Magari, se queste persone, fossero state ascoltate, si sarebbe evitata la chiusura.
Bisognerebbe introdurre, nella gestione delle aziende sequestrate, la buona pratica dell’ascolto.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".