Il sequestro a Vito Marino e quel tentativo di mettere le mani sul Gruppo 6Gdo

Il sequestro a Vito Marino e quel tentativo di mettere le mani sul Gruppo 6Gdo

2020-04-24T14:12:57+02:00 21st Luglio, 2015|inchieste|

E’ stata una parabaola discendente quasi prevista quella del Gruppo 6gdo, l’azienda di castelvetrano appartenuta a Giuseppe Grigoli, socio in affari di Matteo Messina Denaro. Dalla sua confisca al fallimento, in pochi anni. Tante le strategie studiate per far tornare sul mercato l’azienda in amministrazione giudiziaria. Ma adesso si scoprono altri retroscena, legati a un gruppo che voleva rilevare l’azienda che si occupava di grande distribuzione. Paolo Ruggirello, classe 1970, è cugino dell’omonimo deputato regionale del Pd. Con un altra persona, Aldo Ranno, si recano dall’amministratore giudiziario della 6Gdo. Offrono sul piatto la soluzione per evitare il fallimento, ossia quella di passare il marchio Despar della provincia di Trapani a una società che in quell’occasione rappresentano. Si chiama Ma.Mo. e secondo la Polizia Tributaria e la guardia di Finanza era sotto il controllo di Vito Marino. Marino, di Paceco, è figlio di “Mommo u nano”, ucciso nel 1986 per mano proprio di Matteo Messina Denaro. Come gira la ruota, anche in queste vicende di mafia.
La storia della tentata scalata alla 6Gdo viene fuori nell’inchiesta che ha portato al sequestro di beni e società per 13 milioni di euro a Vito Marino.
E’ uno dei protagonisti delle cronache giudiziarie di questi anni, Vito Marino. L’imprenditore di Paceco è imputato con suo cugino Salvatore Marino per l’uccisione della famiglia Cottarelli, strage compiuta a Brescia nell’agosto 2006.
Il sequestro è stato deciso dal Tribunale delle misure di prevenzione su richiesta della Procura e della Questura di Trapani e fa seguito all’indagine della Procura di Trapani su una maxi truffa allo Stato e all’Unione europea da 29 milioni di euro. Il sequestro è stato fatto anche nei confronti dei familiari di Vito Marino, della moglie Tiziana Sugamiele, 47 anni, e dei loro congiunti Girolamo , Salvatore e Maurizio Marino, rispettivamente di 23, 51 e 47 anni. Coinvolti sono anche Mario e Saveria Anna Morello, di 52 e 47 anni, e Antonio Giliberto di 32 anni. Tutti di Paceco. Alla truffa si è aggiunta la intestazione fittizia di beni. Il cuore delle indagini riguarda una serie di imprese “cartiere” servite a mettere in atto la maxi truffa: le società coinvolte sono la VIGNA VERDE S.R.L., OLEARIA PACHECO Soc. Coop. a r.l. e CERALSEED S.R.L, la società commerciale MA.MO. S.R.L. Nell’indagine o c’è anche Antonio Giliberto, avrebbe fatto da prestanome invece per la società TENUTE KARUSHIA S.R.L. Il sequestro riguarda: 40 beni immobili, 5 beni mobili registrati, 13 società/imprese, 33 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura.
La Ma.Mo. secondo le indagini, Marino la gestiva anche durante il periodo in cui era latitante negli anni delle inchieste sulla strage Cottarelli. E proprio Cottarelli, nell’inchiesta sulla maxi truffa all’Ue era tra i denunciati. Per lui e per il cugino Salvatore secondo le indagini il bresciano Angelo Cottarelli produceva fatture false per dimostrare spese in realtà mai avvenute ma utili a ottenere i finanziamenti pubblici. Per l’accusa i due cugini Marino avrebbero ucciso i Cottarelli per regolare i conti dopo una rottura dovuta probabilmente all’intenzione del socio di voler uscire dal giro delle false fatture. Per i cugini Marino, assolti in primo grado per il triplice omicidio ma condannati negli appelli successivi, la Cassazione ha annullato per due volte l’ergastolo mettendo tutto in discussione.
Quando si sta per chiudere il procedimento penale per triplice omicidio, Marino, decide di intraprendere degli investimenti abbastanza grossi. Uno di questi, scrivono gli inquirenti, è quello della Despar, cercando di accreditarsi per la gestione dei supermercati.
Marino, scrivono gli inquirenti, “promuove la costituzione della società Ma. Mo. S.r.l., coinvolgendo Morello Mario, ex dipendente della Cantina Rinascita, dal Marino controllata prima del suo sequestro penale, e la sorella Saveria Anna Maria. Nella vicenda viene collaborato da discutibili intermediari, quali Ruggirello Paolo1, e Ranno Mario Aldo. Quest’ ultimo accredita presso l’ amministratore Giudiziario dei beni della Gruppo 6 GDO l’ iniziativa economica come di tutta tranquillità, pur essendo a conoscenza che dietro di essa si cela” Vito Marino.
Ci hanno provato, ad accaparrarsi, una parte dell’impero del Gruppo 6Gdo. Un impero poi caduto.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".