Calcedonio Di Giovanni e quegli affari su Torrazza a Petrosino

Calcedonio Di Giovanni e quegli affari su Torrazza a Petrosino

2020-04-27T17:18:49+02:00 30th Ottobre, 2014|inchieste|

 Gli affari di Calcedonio Di Giovanni arrivavano fino a Petrosino. Negli anni 70 voleva costruire un mega complesso turistico a Torrazza. 40 anni dopo vende i terreni alla Roof Garden di Michele Licata.

C’è un filo che collega Calcedonio Di Giovanni, l’imprenditore di Monreale, ma con tanti affari in provincia di Trapani, a cui sono stati sequestrati beni per 450 milioni di euro, con Petrosino. Un filo lunghissimo che parte da Monreale, passa da Campobello di Mazara, e finisce dritto dritto a Petrosino, Torrazza per l’esattezza. Un filo lungo 40 anni. Quando Di Giovanni muoveva i primi passi nell’imprenditoria, alternando affari nel settore turistico con la passione per lo sport. Nei primi anni 70 è stato anche presidente del Mazara Calcio (qui lo si vede in una foto d’epoca, è il primo in alto a sinistra). Un rapporto, con questa provincia, che il monrealese ha coltivato fin dall’inizio della sua carriera, come è stato scritto nell’ordinanza di sequestro preventivo. 450 milioni di euro tra società, conti correnti, immobili e altri beni che per la Dia sono arrivati grazie all’aiuto di mafia e massoneria deviata. Il sequestro l’ha disposto la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, accogliendo la richiesta della Direzione investigativa antimafia di Palermo e Trapani. Per la Dia la scalata dell’imprenditore di Monreale, con diverse imprese nella provincia di Trapani, sarebbe stata “indissolubilmente intrecciata con i destini delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo”. Ecco che tra i i beni milionari finiti sotto sequestro ci sono anche un centinaio di case nel villaggio turistico di Campobello di Mazara, Kartibubbo, in cui, secondo gli investigatori, sarebbe emerso “il collegamento di Di Giovanni con uno dei principali artefici del riciclaggio internazionale, ossia Vito Roberto Palazzolo”.
I suoi intrecci con la mafia, secondo la Dia, risalirebbero ai primissimi anni 70. Il giovane e insospettabile imprenditore, parente di Calcedonio Bruno, killer al servizio del capomafia mazarese Mariano Agate, acquistò da Vito Roberto Palazzolo un enorme complesso edilizio, a destinazione turistica, in fase di realizzazione a Campobello. E’ il Residence Kartibubbo, in località Torretta Granitola, costruito con una delle tante società a lui riconducibili, al centro di tante inchieste, da quella per le frodi ai danni dello Stato, all’inchiesta sulla morte di una turista rimasta folgorata sotto la doccia, proprio nel residence. Lui, Di Giovanni, non è mai stato accusato di appartenere a Cosa nostra, ma per gli inquirenti e i collaboratori di giustizia tutti i suoi affari sarebbero stati coperti finanziariamente dalle cosche.
E un’altra Kartibubbo, molto più invasiva, Di Giovanni, proprio in quegli anni, la voleva creare a Petrosino, nella zona protetta di Torrazza. Il progetto era quello di Torrazza Harbour, un mega complesso turistico-nautico, progettato da una delle società a lui riconducibile, La Mantide.Un proget­to enorme in un’area di 170 mila metri quadrati. Prevedeva un bacino portuale di 50 mila metri qua­drati. 30 mila metri quadrati di fabbricati. 500 posti bar­ca, 8 piscine, shopping cen­ter, ristoranti, bar, campi da tennis e una spiaggia priva­ta. Un roba devastante. Viene anche rilasciata la concessione edi­lizia dal Co­mune di Marsala nel settembre 1973 (Petrosino risultava ancora essere una borgata tra Marsala e Mazara e non un Comune). Poi non se ne fece più nulla. La gente si era mobilitata per fermare lo scempio.
40 anni dopo la storia si è ripetuta. Con Torrazza che è finita al centro di un caso di speculazione e abusivismo edilizio, culminato con un’inchiesta della magistratura e il sequestro di un’area di 18 ettari. E’ la vicenda del complesso turistico alberghiero che stava costruendo la Roof Garden srl di Michele Licata, imprenditore molto attivo nel settore turistico-ricettivo, con sale, ristoranti, resort sparsi tra Marsala e Petrosino. Un’area enorme, di 18 ettari, rientrante nella zona umida dei Margi Nespolilla. Tutta una zona che Licata piano piano è riuscito a comprare, lotto per lotto, fino a creare un unico campo, quasi da Monopoli. E un progetto che prevedeva campi da golf, hotel, tutta una serie di vie interne, fino ad arrivare al mare, alla spiaggia di Torrazza, dove la Roof Garden aveva costruito un lido che doveva essere stagionale, ma che non lo era. Il tutto è finito sotto sequestro. E i reati contestati sono quelli di lottizzazione abusiva, abusivismo edilizio con l’aggravante di essere avvenuto in una zona a protezione speciale quale è l’area umida dei Margi. E’ quella, la stessa zona dove Di Giovanni 40 anni prima voleva creare il mega complesso turistico. Che legame c’è tra Di Giovanni e la Roof Garden, a parte la somiglianza tra Kartibubbo e il complesso abusivo di Torrazza? Una compravendita da circa 500 mila euro. Perchè una delle aziende riconducibile a Di Giovanni, in realtà intestata alla moglie Orsola Sciortino, era proprietaria dei terreni di torrazza. 15 ettari ricadenti nella zona dei margi che prima di mettere in liquidazione la società di Di Giovanni vende in blocco alla Roof Garden di Michele Licata. Un affare, dicevamo, del valore di quasi 500 mila euro che tutti conoscono a Petrosino. I bene informati parlano di una supervalutazione per quei terreni abbandonati in cui la Roof Garden voleva creare una roba simile a Kartibubbo. Non è successo, anche questa volta i cittadini hanno protestato per non vedere altre speculazione a Torrazza, e la magistratura ha messo i sigilli a tutto.
Proprio come avvenuto ai beni di Di Giovanni, indicato anche vicino alla massoneria deviata. 450 milioni di euro di beni che comprendono 20 società operanti nel settore immobiliare e i relativi compendi aziendali; 547 unità immobiliari; 12 veicoli; 8 rapporti e depositi bancari. Molte di queste società erano già in liquidazione: “Titano real estate limited, “Compagnia immobiliare del Titano”, Il Cormorano, Fimmco, “Campobello park corporation, “Immobiliare La Mantide”, “Associazione orchidea club, “Selinunte country beach, alcune quote del “Selene residence” di Campobello di Mazara, “Parco di Cusa vita e vacanze, Dental house, Numidia srl.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".