Genova per noi.

Genova per loro.

Genova per tutti.

Genova perché. 

Perché non bisogna dimenticare.

Perché il G8 di Genova, nel 2001, è stato il più grande e grave episodio di repressione di massa e brutalità perpetrate dalle forze dell’ordine di un Paese europeo e democratico. 

Perché giovani carabinieri e poliziotti furono mandati allo sbaraglio, senza alcuna preparazione, a gestire una cosa enorme, della quale non sapevano nulla. 

Perché è morto un ragazzo poco più che ventenne, ucciso da un proiettile, il corpo devastato da un Defender dei Carabinieri che gli è passato sopra due volte. 

Perché quello di Genova era il primo movimento di massa della storia che non chiedeva niente per sé, voleva solo giustizia per il mondo intero. 

Perché a Genova c’erano 300mila persone. Il movimento dei movimenti, erroneamente definito “no global”, era composto da migliaia di attivisti e associazioni (dalle associazioni religiose a quelle ambientaliste e pacifiste fino ai centri sociali) che univano le loro forze contro un modello di sviluppo basato sui profitti e la finanza. E la risposta del potere fu violentissima. 

Perché Amnesty International definirà quella di Genova  “la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la seconda guerra mondiale”.

Perché con quello che è accaduto a Genova non abbiamo mai voluto davvero fare i conti. 

Perché la repressione della polizia ha travolto una nuova generazione di attivisti, e ha allontanato molti di noi dalla vita politica e dall’impegno civile. 

Perché in Italia la democrazia in ogni momento può essere sospesa.

Perché Carlo Giuliani è Stefano Cucchi è Giulio Regeni è Patrik Zaki. 

Perché è accaduto, perché può accadere ancora.

Perché quando credi di esserne uscito, la storia ti trascina di nuovo dentro.

Per saperne di più ci sono due bellissimi podcast, gratuiti.

Uno è di Internazionale, e si chiama Limoni.

L’altro è di Radio Tre, e si chiama “Genova per tutti”.

Qui Genova spiegata a chi ha venti anni, oggi.