San Giuliano criminale/2. Il “grande elettore”. Accordi, voti, minacce. Tutta la verità sul caso Tarantino

San Giuliano criminale/2. Il “grande elettore”. Accordi, voti, minacce. Tutta la verità sul caso Tarantino

2020-06-29T12:34:01+02:00 23rd Giugno, 2020|inchieste|

Da ieri stiamo raccontando il modo in cui agisce, ad Erice, un noto gruppo di pregiudicati, che compie estorsioni, agisce come una sorta di “tribunale” in caso di controversie.

Abbiamo cominciato a raccontare di un’indagine partita dalla Procura di Trapani, e svolta dalla Squadra Mobile, che fa luce su molti aspetti inquietanti della criminalità a Trapani ed Erice. Vicende che hanno come epicentro il quartiere “caldo” di San Giuliano. 

Un gruppo che interferisce nella vita democratica dei partiti, condiziona il voto. E di più, interviene anche dopo le elezioni, se qualche candidato eletto non viene ritenuto “valido”.

E’ il caso di Francesco Tarantino. Viene eletto nella lista “Daniela Toscano – Sindaco per Erice” con 201 voti. Fa parte della coalizione vincente, quella del Sindaco Daniela Toscano e di Giacomo Tranchida, oggi Sindaco di Trapani.

Tarantino si dimette a sorpresa alla prima seduta di consiglio comunale , per far posto a Francesca Miceli, che entra nel gruppo del Pd .

Una vicenda che è sempre stata avvolta nel mistero, sulla quale nessuno ha mai dato spiegazioni, e che adesso siamo in grado di raccontare. 

Per usare le parole degli investigatori, in quel caso la criminalità locale si è spinta a “porre in essere pesanti e continue pressioni nei confronti di un neo consigliere comunale di Ericeeletto tra l’altro con il loro sostegno, affinché rinunciasse all’incarico dopo pochi giorni favorendo in quel modo la nomina di altro candidato a loro maggiormente gradito”.

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“Aderisco al Pd con entusiasmo e nel ringraziare per l’accoglienza il segretario Simonte e tutti i miei colleghi consiglieri del gruppo, spero in un proficuo lavoro nell’interesse della comunità ericina”. Poche parole. Lette in fretta.
Così, Francesca Miceli, battezza il suo ingresso in consiglio comunale, ad Erice. E’ il 17 luglio 2017, seconda seduta di consiglio comunale. A presiedere c’è Giacomo Tranchida, ex sindaco della città, oggi alla guida del Comune di Trapani. Sindaco di Erice è Daniela Toscano.
Miceli sa che fino a qualche giorno prima quello non sarebbe stato il suo posto. Che lì doveva esserci Francesco Tarantino. E’ lui infatti il consigliere eletto, e Miceli prima dei non eletti. Ma Tarantino, colpo di scena, alla prima seduta giura e si dimette per lasciare il posto alla Miceli.
Qui il giuramento di Tarantino.

Questa strana staffetta per anni è stata avvolta nel mistero. Perchè Tarantino, dopo una campagna elettorale intensa, decide di dimettersi subito? In città alcuni sapevano, ma non è stato detto nulla. Tra questi anche la sindaca Daniela Toscano. Si parla di problemi di salute di Tarantino, ma non è così. Oggi siamo in grado di svelare le pressioni che ci sono state dietro alle dimissioni di Tarantino.

Di come le stesse persone che hanno raccolto voti per lui, che lo hanno fatto eleggere, poi lo hanno obbligato a lasciare il posto.
E centrale in questa vicenda è Giuseppe Pipitone, noto come Diego. Era presente, Pipitone, a quelle prime sedute di consiglio comunale. Lo si vede in una foto, della prima seduta, accanto alla Miceli, dietro Tarantino, ad accertarsi che tutto vada bene. Che vada a compimento il suo disegno.

Diego Pipitone è uno dei personaggi centrali del racconto sulle trame di Erice, che abbiamo cominciato a raccontare su Tp24. E’ ritenuto un “grande elettore”, uno di quelli che risolve i problemi, a cui molti si rivolgono per dirimere questioni, ritrovare roba rubata, con cui i mafiosi di Trapani e dintorni hanno un rapporto di amore e odio. E’ soprattutto un gran raccoglitore di voti, Pipitone. Lo sanno tutti, ad Erice. E lo mettono nero su bianco anche gli investigatori della Squadra Mobile che raccontano anche il caso Tarantino.

Erano diversi i candidati diretta espressione di Pipitone, lui controllava i loro voti e il loro destino. Come quello di Trantino e Miceli, che ha fortemente sostenuto a tal punto da andare in contrasto con l’allora deputato regionale Nino Oddo, del Psi. Pipitone, infatti, aveva prima un accordo con Nino Oddo per la candidatura di Miceli e Tarantino in sostegno del candidato sindaco del Psi Luigi Nacci. Poi qualcosa si è rotto, e Pipitone ha virato verso il sostegno a Daniela Toscano.


Pipitone dopo aver divorziato con Oddo fa candidare Tarantino nella lista “Daniela Toscano – Sindaco di Erice” ottenendo 201 voti. Subito dopo i rapporti si incrinano anche con il suo candidato. Pipitone imputa a Tarantino di non essersi adeguatamente impegnato in campagna elettorale, mancato impegno al quale attribuisce anche lo scarso risultato di Francesca Miceli con la quale era abbinato nella preferenza di genere e di conseguenza anche in favore della sindaca Toscano. Ha fatto una campagna elettorale fiacca, Tarantino, insomma, lasciando tutto il lavoro a Pipitone, che non perde occasione di rinfacciargli la “brutta figura”.

C’è una conversazione intercettata molto emblematica della situazione. Parlano a telefono Tarantino e Rosaria Cintura, moglie di Diego Pipitone. E’ il 12 giugno 2017, poco dopo i risultati, la donna non le manda a dire e fa presente di quanto il marito sia furioso per la fiacchezza dei risultati: “Perchè quel lavoro che hai fatto tu… non hai fatto niente, sono tutti agitati”. Tarantino dice di aver avuto problemi di salute, una storia che si ripeterà per giorni.
In sottofondo si sente Diego Pipitone: “Non deve venire qua. Mi ha fatto perdere la faccia. Qui non deve venire più. Se ne deve andare negli amici suoi che hanno preso due seggi”.

Pipitone comincia a pensare di far dimettere Tarantino per far entrare Miceli. Non si fida più dell’uomo che ha fatto eleggere. Lo chiama a telefono. Tarantino dice di stare male, userà questa motivazione per tutta la vicenda. Pipitone non ci crede, non lo vuole in consiglio. “Questa settimana si insedierà il consiglio, tu che devi fare?”. Tarantino dice che ci va, ma la risposta non piace a Diego Pipitone.
Scrivono gli inquirenti che Pipitone ha “intenzione di operare nei confronti di Tarantino delle pressioni di natura estorsiva al fine di costringerlo a presentare le dimissioni dalla carica di consigliere comunale di Erice”.
E lo si deduce dalla conversazione che l’uomo di San Giuliano ha con Salvatore Grammatico, poco dopo aver chiuso a telefono con Tarantino.
Grammatico è stato consigliere comunale a Trapani e consigliere provinciale. Nel 2017, si vota non solo ad Erice, ma si sarebbe dovuto votare anche a Trapani. Qui Grammatico è candidato a sostegno di Mimmo Fazio. Con lui Pipitone si sfoga, e confessa che non avrebbe fatto sedere in consiglio Tarantino: “Lui in consiglio non ci deve andare. Iddru in cunsigghiu nun ci va e tu rico io picchi, ora iddru si dimette”.
Ma c’è di più. Pipitone spiega al telefono che c’è anche una sorta di accordo, tra i due, al quale lui non vuole rinunciare. E quindi, si, se Tarantino non si dimette e resterà consigliere, Pipitone gli leva il saluto, ma lui “ogni mese mi deve dare quello che mi deve dare”. Ecco cosa dice: “E allura iddro si va a fare u consigliere, u salutu meo nun veni chiù pu preu, ogni misi m’ava a dare chiddru chi m’avi a dare. Soccu c’è c’è e un mi ni futti. Nun mi ni futti chiù un cazzu”. Insomma, sembra che il consigliere, eletto grazie a Pipitone, debba ogni mese passargli parte del suo gettone. E’ così? Toscano, Tranchida, e tutti gli altri, ne sono al corrente?

Nella vicenda si inserisce anche la moglie di Giuseppe Diego Pipitone, la signora Rosaria Cintura. Ci pensa anche lei a scuotere Tarantino, a convincerlo di dimettersi. Lo chiama. Tarantino dice che forse si sente meglio, che forse va in consiglio. Lei è molto chiara: “ci vuoi acchianare c’acchiani, a mia nun mi interessa. Hai l’accordo cu Diego che ogni mese sai soccu c’appurtare e ammia un mi interessa proprio”.

Anche la moglie lo sa. Se Tarantino decide di fare il consigliere comunale ogni mese deve dare un qualcosa a Pipitone, l’uomo che lo ha fatto eleggere, l’uomo che lo tiene in pugno.

Le pressioni fanno effetto. Tarantino molla. E’ il 22 giugno, siamo 10 giorni dopo le elezioni.
Tarantino chiama Pipitone. Il dialogo dura poco, ma è importante. Tarantino dice poche parole.
Sono parole importanti.
Perchè Tarantino dice a Pipitone di chiamare Daniela Toscano e dirle che si dimette: “Senti. Chiama a Daniela e le dici che io do le dimissioni, va bene? O ci parlo io, non lo so, o ci parliamo assieme più tardi”.
Quindi. La Sindaca sa chi è Tarantino, sa chi c’è dietro, un pregiudicato, dal quale, stando così le cose, riceve la notizia delle sue dimissioni. Domanda: ha mai informato l’autorità giudiziaria di questa inquietante circostanza?

Tarantino si dimette, anche se ancora non è sicuro. C’è da essere certi, però, che al suo posto vada Francesca Miceli, altra protetta di Pipitone.

Daniela Toscano chiama Tarantino: “Niente, ti stavo chiamando per dirti ma tu cosa hai deciso? Perchè a momenti mi arrivano le convocazioni. Abbiamo fatto riunioni per sapere, dobbiamo fare i gruppi”. Ma Tarantino è nelle mani di Pipitone, non riesce a dare una risposta certa al sindaco: “Non lo so – le dice -. Tu ci hai parlato con Diego?”. La Sindaca Toscano dice di non aver parlato ancora con il pregiudicato.

Passano i giorni, i risultati sono ufficiali. Francesca Miceli è la prima dei non eletti, andrebbe lei in consiglio. Sa già che sarà così. E lo sa anche la sindaca Toscano che la invita alla riunione di maggioranza. “Mi ha detto che visto che Ciccio si deve dimettere, e devi entrare tu, vuoi venire pure tu così ascolti…”.

Miceli durante una telefonata spiega a Tarantino come sarà il passaggio di testimone: “Giorno 11 dovrai fare il giuramento, e subito dopo il giuramento dai le dimissioni e subentra la surroga, che sono io”.

Tarantino non è neanche libero di scrivere la sua lettera di dimissioni. La moglie di Pipitone glielo dice: “Già la lettera è pronta, tu il giorno 11 quando sali al consiglio ti siedi, dopodichè c’è la lettera pronta, firmi e già lasci le dimissioni”.

La lettera di dimissioni gliela preparano. La deve solo firmare. Chi ha preparato la lettera di dimissioni? Lo svela sempre la signora Cintura, moglie di Pipitone. “Subito dopo che termina il giuramento c’è la lettera pronta che già Daniela (Toscano, ndr) ha preparato tutte cose metti la firma e basta…non c’è più nessun altro problema”

Da quanto emerge da questa conversazione, insomma, non solo la sindaca Toscano sarebbe stata al corrente, ma avrebbe anche preparato il tutto per le dimissioni di Tarantino.

Mancano pochi giorni all’insediamento del nuovo consiglio comunale di Erice. La notizia della rinuncia di Tarantino circola parecchio in città. I suoi amici, i suoi elettori gli chiedono. Lui parla di problemi di salute. Non dice nulla sulle pressioni di Pipitone. E’ difficile da spiegare per Tarantino. E’ difficile da capire per i suoi amici. E anche per il figlio che al telefono non riesce a spiegarsi quella decisione di dimettersi.

Attorno a Tarantino si crea una sorta di gruppo d’ascolto. Ma Tarantino non può raccontare tutto.

Chi racconta, e non sa di essere ascoltato, è proprio Giuseppe Diego Pipitone, il reuccio di San Giuliano che controlla voti e eletti. Conferma il suo piano ad un amico. La sua, scrivono gli inquirenti, è come una confessione “sull’estorsione consumata in danno del Francesco Tarantino, e dimostra, non solo gli interessi e le connivenze di alcuni candidati con la criminalità locale, ma anche la capacità della stessa criminalità di condizionare il voto e le successive scelte amministrative degli organi elettivi”. Ecco cosa dice Pipitone: “Ciccio (Tarantino, ndr) è stato due mesi e mezzo senza fare campagna, mi ha fatto fare brutta figura. Lui c’è rimasto male per il fatto delle dimissioni, perchè lui non è che si voleva dimettere, sono stato io a metterlo in condizioni di svincolarsi perchè lui non ha fatto niente. Poi uno ‘sturdutu r’accussì’ non ha niente di andare a fare al consiglio. A me mi serve una sperta”.

A Pipitone serve una “sperta”, furba. Serve la Miceli.

In quella stessa conversazione Pipitone racconta che inizialmente doveva sostenere la coalizione di Nino Oddo, per il candidato sindaco Luigi Nacci, poi hanno avuto diatribe e ha virato verso la Toscano. Anche Tarantino, ammette Pipitone, si sarebbe impegnato meno perchè avrebbe voluto continuare a sostenere la coalizione di Nino Oddo.
“Cosa mi ha fatto passare Ciccio nemmeno hai idea, gli volevo dare botte”, si sfoga ancora Pipitone.

Chi è all’ascolto annota che le dimissioni di Tarantino, dopo le pressioni di Pipitone, sono un episodio “inquietante che dimostra come gli interessi di taluni ambienti criminali possano influenzare il libero svolgimento del voto popolare”. E ancora, Pipitone, che ha avuto un ruolo attivo, di grande raccoglitore di voti, ha ritenuto “anche dall’alto dell’autorità criminale che sapeva essergli pubblicamente riconosciuta di poter gestire a proprio piacimento quei candidati ai quali aveva fornito il proprio appoggio, tanto da parlare come se egli fosse uno dei candidati a quella competizione elettorale”.

E la sindaca Daniela Toscano? Sapeva?
E’ il 12 giugno 2017. Il giorno dopo le elezioni, sono arrivati i dati. Toscano è sindaco. C’è una telefonata tra lei e Giuseppe Diego Pipitone.
Fanno il punto sui voti, lui si attribuisce la paternità di quelli di Tarantino e Miceli. Parla come se fosse lui il candidato. Toscano non fa una piega. Cosa che – scrivono gli inquirenti – “fa presumere che la stessa Toscano fosse chiaramente cosciente che dietro quel risultato ottenuto dal Tarantino vi era l’ingombrante presenza di Pipitone”.

La sindaca esulta e ringrazia. “Ce l’abbiamo fatta, intanto io sono sindaco…. grazie Diego, grazie di tutto. Salutami la moglie, devo ringraziarla”.

Grazie, Diego, grazie.

 -FINE SECONDA PARTE-

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".