Le spese pazze di Giulia Adamo/1. Tende, cravatte, pc, cene e pranzi

Le spese pazze di Giulia Adamo/1. Tende, cravatte, pc, cene e pranzi

2020-04-21T12:55:06+02:00 9th Gennaio, 2017|inchieste|

 Giulia Adamo, ex sindaco di Marsala, ed ex deputato regionale, è stata condannata qualche giorno fa dalla Corte dei Conti a risarcire circa 157 mila euro. E’ il danno erariale accumulato nell’ambito dell’inchiesta sulle cosiddette spese pazze all’Ars. Le spese allegre fatte con i soldi dei gruppi parlamentari. Un’inchiesta che si è svolta in due filoni, quella della giustizia ordinaria, con 100 indagati, tra politici e funzionari. Poi ridotti a una dozzina di ex capigruppo, alcuni dei quali, compresa Adamo, rinviati a giudizio per peculato. E accanto a questo procedimento c’era quello della Corte dei conti. L’inchiesta si è concentrata sul danno erariale degli ex capigruppo. Ossia stabilire se le spese fatte dai gruppi parlamentari all’Ars erano in linea con i regolamenti e se hanno provocato un danno alle casse pubbliche.
Molte non lo erano, vediamo quali sono, in due puntate.

Le spese contestate e per cui è stata condannata Giulia Adamo si riferiscono agli anni in cui  era capogruppo dell’Udc all’Ars, dal novembre 2010, all’ottobre 2012.
La Procura generale della Corte dei Conti contesta molte delle spese rendicontate dal gruppo in questi due anni. E in molti casi la Corte dei conti certifica che si tratta di danno erariale perché quelle spese, acquisti, contributi, non erano pertinenti con l’attività parlamentare ma anche perchè i parlamentari beneficiari avevano a loro disposizione delle somme personali da cui attingere senza gravare sul gruppo.
Altri esborsi sono stati fatti poi per favorire il partito Udc, che è una cosa diversa dal gruppo. Come ad esempio la prima spesa contestata e per cui viene condannata Giulia Adamo. Quella sull’acquisto di sei tende verticali per 1.450 euro, pagato con i soldi del gruppo parlamentare ma, come scrive la Corte dei conti, “destinato alla segreteria regionale del partito”. E sempre al partito erano destinati tre pc comprati con i soldi dei siciliani a 1.760 euro. In totale le spese che costituiscono danno erariale per il 2010 sono di 8,035 euro.
Ci sono poi i contributi per l’attività politica dei componenti del gruppo. Sono quattro mila euro per quattro deputati: mille euro ciascuno a Forzese, Parlavecchio, Ragusa e Lentini. Contributo ritenuto privo di giustificazione, ma soprattutto – rilevano i giudici contabili- non si tratta di “rimborso per spese già sostenute”, ma “attività politico-istituzionali” e di “promozione politica e rappresentanza”, cosa che dovrebbe avvenire con altri fondi. E non c’azzecca nulla neanche un lunch servito dal bar dell’Ars il 25 novembre 2010 costato 825 euro. Una spesa “ritenuta priva di inerenza a esigenze, anche di rappresentanza, del Gruppo”.


Le spese del 2011. E’ l’anno più corposo, e ci sono diversi tipi di spese e acquisti contestati alla ex capogruppo dell’Udc all’Ars. La Procura contesta spese per circa 111 mila euro, di queste i giudici ne indicheranno come danno erariale per 73 mila euro circa perchè ritenute “non pertinenti le finalità istituzionali del gruppo”.
Vediamone alcune.
Ad esempio i contributi al partito Udc per complessivi 27.500 euro.
 Per la difesa di Giulia Adamo i pagamenti non dovevano essere ritenuti estranei all’attività istituzionale del gruppo. Così non è per i giudici contabili per l’assenza di specifiche giustificazioni, anche perchè sono “trasferimenti periodici di risorse pubbliche a favore del partito di riferimento del Gruppo, così distratte dalle finalità per le quali le stesse sono previste”. olt
Poi ci sono spese per oltre 17 mila euro. Tra queste ci sono i 1.320 euro p
er l’acquisto di cravatte e carrè di seta che per la difesa dell’ex deputato regionale sono spese sostenute per “esigenze di rappresentanza” essendo i beni in questione “destinati a personalità che a diverso titolo si relazionavano con il Gruppo parlamentare nell’ambito di rapporti politico-istituzionali”.
I giudici contabili però non abboccano e li definiscono “acquisti controversi” non riconducibili a spese di rappresentanza.
Ci sono anche 2.500 euro di servizi alberghieri, che si riferiscono però ad iniziative del partito Udc, come rilevano i giudici contabili, e che non possono essere rimborsati dal gruppo parlamentare.
Per quanto concerne l’acquisto di consumazioni presso il “bar-bouvette dell’ARS” (complessivi euro 7.559,50), la difesa deduce, dal canto suo, che le spese in questione sono “ascrivibili al pressante lavoro eseguito dai parlamentari e dal personale anche nelle ore del pranzo e della cena” e che “presso il Gruppo parlamentare si ricevevano delegazioni continuamente in prossimità della discussioni di importanti disegni di legge, cosa che costringeva i deputati a rimanere anche la notte in ufficio”.
Ma quali delegazioni, era l’accumulo di singoli pasti di singoli “avventori” deputati. Lo documenta la procura della Corte dei conti con le dichiarazioni del gestore della bouvette dell’Ars.
Nel 2011 si ci sono anche altri contributi erogati ai deputati regionali Giuffrida (euro 1.400,00) e Nicotra (euro 1.400,00).
Una delle spese che è stata evidenziata di più in questi anni è quella sull’acquisto di strumenti tecnologici. Per 5.970 euro sono stati acquistati otto iPad e un sistema audio per iPod. Per i giudici contabili si tratta di danno erariale, perchè ogni deputato regionale ha il “contributo portaborse” che disciplina acquisti di questo tipo.

Poi c’è una donazione al dipendente Marco Mascellino di 2.000 euro. E ancora un’erogazione di 11.500 euro per il deputato Lentini attraverso sette assegni. Altri contributi sono stati concessi, sempre con i soldi dell’Ars, e quindi dei siciliani, a favore di sei deputati (Giuffrida, Nicotra, Lentini, Parlavecchio, Ragusa e Forzese, per complessivi euro 17.400,00). E ancora spese per per alberghi e ristoranti (per complessivi 4.443,50 euro. I giudici contabili però rilevano che “non è stato dato conto delle modalità di impiego del denaro pubblico e, conseguentemente, le spese in questione vanno ritenute fonte di danno erariale”.
Altre somme sono servite per “acquisto carburante”: 1.473 euro. Ma si trattava di autovetture private, la cui manutenzione e i rifornimenti dovevano essere pagati con i benefit dei deputati stessi, non con i soldi del gruppo. Queste e altre spese arrivano a 73.491 euro di danno erariale per il 2011. Ma anche l’anno successivo se ne sono viste delle belle, e lo vedremo domani.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".