Le maestre “violente” di Valderice/3. Il bambino “maleducato” e le “due timpulate”

Le maestre “violente” di Valderice/3. Il bambino “maleducato” e le “due timpulate”

2020-04-19T17:35:24+02:00 15th Novembre, 2019|inchieste|

Ultima puntata della storia delle maestre “violente” di Valderice.

Un caso che ha scosso l’intera comunità e che ha visto tre insegnanti, Ignazia Agosta, Maria Amore, Grazia Pacilè, condannate ad un anno per maltrattamenti su diversi alunni.

Maltrattamenti non solo fisici, strattonamenti, gesti violenti, tirate di orecchie, ma soprattutto verbali, con le insegnanti che incutevano timore nei bambini. Un processo che nasce dalla denuncia di una collega delle tre insegnanti condannate. Inizialmente erano quattro le maestre finite sotto processo, ma una di loro è stata assolta. Dopo la denuncia è scattata l’indagine della Polizia di Trapani che ha piazzato telecamere nascoste in aula per registrare quello che succedeva.

E in effetti sono diversi gli episodi catturati dalle telecamere, con bambini sgridati, vittime di insulti e offese. Abbiamo raccontato nelle prime due puntate le azioni della maestra Pacilè, e quelle di Maria Amore. Minacce di schiaffi, tirate di orecchie, i bambini che dicevano di aver paura per i comportamenti delle insegnanti.

C’è un aspetto, molto chiaro e importante, che sottolinea il giudice di Trapani nel caso delle maestre “violente” di Valderice. Cioè che “la risposta educativa dell’istituzione scolastica sia sempre proporzionata alla gravità del comportamento deviante dell’alunno e che, in ogni caso, essa non può mai consistere in trattamenti lesivi dell’incolumità fisica o afflittivi della personalità del minore”.

Un punto che il giudice sottolinea nella parte della sentenza che coinvolge Ignazia Agosta, una delle tre insegnanti condannate.
Le telecamere e i microfoni piazzati in classe dalla Polizia di Trapani dopo aver ricevuto la denuncia di una delle insegnanti della scuola, registrano tutto quello che succede, le urla, le offese. Riprendono le tirate di orecchie e gli spintoni. Riprendono anche i gesti della maestra Agosta. Non sono tanti quanto quellli delle sue colleghe, ma sono altrettanto significativi di un modo di educare che secondo il giudice è sproporzionato, per gravità di reazione, agli eventuali “capricci” dei bambini.

Succede l’11 dicembre 2017 che durante una lezione con i bambini seduti per terra che ascoltano musica un bambino inizia a disturbare gettandosi per terra con la schiena sul pavimento e i piedi per aria. La maestra Agosta lo riprende più volte, ma non sortendo alcun effetto, prende il bambino e lo fa sedere su un fianco. Qualche minuto dopo un altro bambino viene afferrato per un bracciola maestra glielo stringe forte e gli intima di andare in castigo. Il bambino, notando che il compagno, nonostante avesse tenuto un comportamento molto più animato del suo, non era stato mandato in castigo, chiede continuamente “perchè?”. Ma nel chiederlo si massaggia il braccio continuamente, come per alleviare il dolore che la maestra gli ha procurato.

Il giorno dopo un altro episodio. La maestra sgrida un bambino perchè si rifiuta di svolgere il compito che aveva assegnato in classe, fingendo di non trovarlo. La maestra reagisce minacciando il bambino di dargli “due timpulate”, due ceffoni. Il bambino risponde alla maestra dandole della “monella” e l’insegnante lo solleva bruscamente dalla sedia per trascinarlo fino alla parete di fianco alla porta. E’ una lezione molto movimentata, questa, ripresa dalle telecamere.

Durante la stessa lezione l’insegnante chiede ad un bambino di prendere delle scatole che si trovano fuori dalla classe, dietro la porta, che servivano per realizzare un presepe. Anche un altro bambino, però, esce dalla classe ma senza permesso. Dopo un po’ rientra correndo con la mano sulla fronte del compagno dicendo “si è fatto male”. Succede un po’ di trambusto. Il bambino riferisce che il compagno l’ha fatto cadere. La maestra scrive una nota sul diario del bambino che tenta di sottrarle il diario e prova invano a cancellare la nota. A quel punto viene rimproverato dall’insegnante che gli dice che ha fatto una cosa gravissima, lo strattona, lo spinge sulla sedia ed il bambino inizia ad urlare più volte “ti odio”. L’insegnante allora lo trascina con forza fuori dall’aula, ma il bambino riesce a liberarsi e la lezione si conclude con il suo pianto.


E ancora la maestra dice ad un bambino che è “un gran maleducato” e prendendolo per un braccio lo solleva da terra con la sedia per avvicinarlo al banco. Lo stesso giorno sgrida una bambina, la prende per un braccio e le intima di andare in castigo. Il giorno dopo trascina con forza un altro bambino, e trascinandolo per la maglia, lo porta fuori dall’aula.

Oltre questi fatti registrati dalle telecamere c’è la testimonianza del padre di un bambino. Il figlio un giorno gli aveva riferito che sarebbe tornata la maestra Agosta a scuola, e aveva esclamato “oh no, adesso ricomincia”. Il bambino aveva, infatti, raccontato al padre che la maestra gli avrebbe più volte tirato le orecchie, i capelli e lo aveva strattonato dal braccio. Il padre aveva riferito alla polizia di aver notato dei lividi sul braccio o le orecchie arrossate, “ma ho sempre pensato che fosse dovuto a litigi tra bimbi”.

Tutti fatti dai quali l’insegnante si è difesa che mai avrebbe osato tradurre le parole, come “ti do due timpulate”, infatti, e che quei modi erano per finalità educative. Per il giudice però le cose sono diverse. Perchè gli strattonamenti ci sono stati e perchè nessun comportamento, seppur vivace, dei bambini può giustificare una reazione dell’insegnante sproporzionata.

Il caso delle maestre violente di Valderice, come dicevamo, ha scosso un’intera comunità. Dopo la denuncia presentata da un’insegnante sono state piazzate le telecamere, poi le insegnanti accusate sono state sospese per un periodo. A quel punto un gruppo di genitori si è schierato con le maestre, chiedendo il reintegro perchè, a loro dire, si comportavano bene con i propri figli. Una dimostrazione di solidarietà che stride con il racconto emerso nel processo, con le immagini delle telecamere piazzate in classe, con le testimonianze dei bambini.

Una vicenda alla quale la Scuola elementare “Falcone” sta cercando di reagire con una nuova dirigente che sta cercando di far dimenticare quanto successo. Episodi che certamente non riguardano tutto l’istituto e che hanno coinvolto solo poche insegnanti finite sotto processo e poi condannate. Una storia di maltrattamenti, però, che non verrà dimenticata dai bambini vittime di strattonamenti, offese e insulti a volte molto pesanti.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".