La mafia a Campobello di Mazara/1: la consigliera Maria Tripoli e quelle parentele…

La mafia a Campobello di Mazara/1: la consigliera Maria Tripoli e quelle parentele…

2020-04-20T12:57:24+02:00 2nd Maggio, 2018|inchieste|

 A Campobello di Mazara, si sa, la mafia non c’è. C’era una volta, poi è scomparsa, come se qualcuno ci avesse soffiato su. E’ stato arrestato per mafia il Sindaco, Ciro Caravà, nel Dicembre 2011. E’ stato condannato, poi è stato assolto, nel frattempo si è ammalato, e, tradito da un pezzo di pane che gli è andato di traverso, è morto lo scorso Settembre.

Nel frattempo il Comune è stato sciolto per mafia, poi è tornato al voto, il Sindaco è Giuseppe Castiglione. 52 anni. in politica a Campobello da una vita.

Alle ultime elezioni politiche a Campobello ha stravinto il Movimento Cinque Stelle: 49,72% dei voti. E proprio dal consigliere comunale dei Cinque Stelle, Di Maria, arriva una proposta: una giornata della legalità, per realizzare un murale dove ognuno possa scrivere ciò che pensa sul tema. 

Come ci può essere mai la mafia in un Comune che è stato sciolto per mafia per ben due anni, bonificato, dove un cittadino su due vota Cinque Stelle?

Eppure  i legami tra politica e mafia a Campobello di Mazara non sono affatto scomparsi.

A svelarlo sono le carte dell’operazione Anno Zero che hanno portato all’arresto, tra gli altri, di Mario Tripoli, classe 1972, fratello del consigliere comunale di articolo 4 Maria Tripoli. Lei Maria, lui Mario.

Mario Tripoli lavora nel campo dell’edilizia e del movimento terra, ed è ritenuto un elemento di primo piano, in base alle carte degli inquirenti, nella cosca di Campobello di Mazara. Partecipa alle riunioni di vertice con i parenti di Matteo Messina Denaro, come si vede in questa foto in cui gli investigatori ritraggono Tripoli alla guida delal Citroen della moglie, Rosetta Barbera (l’auto, curiosità, è in realtà intestata a tale Bance Salifou del Burkina Faso, ma l’assicurazione è intestata alla signora Barbera…) in occasione di un summit in aperta campagna, l’11 Agosto 2014, Contrada Ingegna.

Nell’ambiente è considerato anche un “esperto” nel settore del trattamento e riciclaggio di rifiuti. E infatti la moglie, Rosetta Barbera, è titolare della Belice Inerti srl, una ditta che opera nel settore e nel riciclaggio di materiali inerti. E dove ha sede questa ditta? Accanto la discarica di Campobello di Mazara.

E chi è la consigliera comunale Maria Tripoli?

Di lei sappiamo poco. Il Comune di Campobello di Mazara, infatti, non pubblica on line, il curriculum e il reddito dei consiglieri. C’è il tasto, ma la pagina non esiste.

Quello che qui interessa scrivere è però che Tripoli è sorella di Mario Tripoli, come abbiamo appena detto, arrestato qualche settimana fa, e considerato esponente della famiglia mafiosa di Mazara, ed è soprattutto moglie di Giuseppe Panicola, eletto consigliere comunale nel Giugno 2006 con la lista a sostegno di Ciro Caravà “Democrazia Europea”.

Chi è Panicola? Facciamo un passo indietro. Nel 2011 nell’operazione antimafia “Campus Belli” viene arrestato il sindaco Caravà, che verrà definitivamente assolto in Cassazione, e gli inquirenti intercettano più volte i mafiosi di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede, Cataldo La Rosa e Simone Mangiaracina, tutti condannati definitivamente per associazione mafiosa, parlare proprio del consigliere Giuseppe Panicola detto il “Presidente”.

Gli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia annotano una riunione in particolare:  “…. si assisteva ad una ben più importante vicenda che, in modo assai significativo, dimostrava come BONAFEDE Leonardo, coadiuvato da MANGIARACINA Simone e LA ROSA Cataldo, governava qualunque attività produttiva del territorio. Si apprendeva infatti che l’anziano boss aveva imposto alle imprese addette al movimento terra di organizzare un incontro in cui doveva appianarsi la spartizione tra di loro dei lavori secondo le nuove direttive del capomafia”.

C’è anche un intercettazione che spiega bene di cosa stiamo parlando:

LA ROSA Cataldo: “E un’altra cosa che devono fare è che si dovrebbero riunire tutti e devono parlare per spartere li servizzi giusta, sennò u vecchiu ha detto “comincio a cafuddare n’dà li corna a tutti” (..) “..INC.. gli dici che si devono mettere insieme perché io voglio così. Punto e basta.”. …si devono riunire tutti .. devono lavorare un viaggio ciascuno, a turno .. o quello fa quello .. mille più, mille meno non succede nulla. Tutti, senza fare questi bordelli ..” )”.

Sono, “direttive già fatte pervenire al consigliere comunale PANICOLA Giuseppe tramite il fratello di questi PANICOLA Gaspare…”

Continuano gli investigatori:  

LA ROSA e il MANGIARCINA, nell’occuparsi delle predette mansioni, venivano in contatto con PANICOLA Giuseppe , detto il “presidente”, genero dell’esponente mafioso TRIPOLI Paolo sia perché, come evidenziato dai Carabinieri di Trapani, quest’ultimo era consigliere comunale di maggioranza, eletto nelle file del partito “Democrazia Europea”, schieramento al quale apparteneva anche il sindaco CARAVÀ Ciro, sia perché direttamente interessato ad imprese del settore edilizio.

La discussione tra i mafiosi verteva sull’assegnazione non gradita di un appalto e il Mangiaracina Simone si riprometteva di affrontare l’argomento con il consigliere PANICOLA in modo da redarguirlo, del resto, per la stessa problematica era pronto ad intervenire lo stesso Bonafede il quale intendeva convocare tale Coppoletta, imprenditore in rapporti con il PANICOLA, per “metterlo in riga”.

L’ex consigliere comunale Giuseppe Panicola non risulta indagato o processato in quell’operazione e rimarrà estraneo alla vicenda giudiziaria ma gli inquirenti mettono nero su bianco la sua “imbarazzante” parentela: genero dell’esponente mafioso TRIPOLI Paolo nato a Campobello di Mazara l’1 gennaio 1948 raggiunto da ordinanza di custodia cautelare. nr. 4255/96 N.C. e n. 874/97 G.I.P. emessa dal GIP di Palermo il 23.04.1998, poichè gravemente indiziato del reato di cui all’art.416 bis c.p.

Paolo Tripoli altri non è che il padre dell’attuale consigliere comunale di Articolo 4, il movimento dell’ex deputato Paolo Ruggirello, Maria Tripoli.

E’ stata eletta per la prima volta nel giugno 2011 durante la consiliatura di Ciro Caravà con la lista del Partito Democratico con ben 123 voti.

Caravà dopo appena sei mesi verrà arrestato nel dicembre 2011 per concorso esterno in associazione mafiosa e poi assolto in Cassazione.

Non basta lo scioglimento per mafia del comune di Campobello di Mazara per fermare l’ambizione politica  Maria Tripoli, che dopo appena 2 anni di gestione commissariale del comune scende in campo candidandosi al consiglio comunale con Articolo 4 a sostegno dell’attuale sindaco Giuseppe Castiglione.

La Tripoli risulterà essere la prima e unica eletta della lista Articolo 4 con ben 180 voti.

Ad oggi nessuno ha mai sollevato dubbi sulla candidabilità della signora Tripoli, nonostante fosse noto a tutti che il padre avesse dei gravi precedenti per mafia (arresto per mafia nel 1998) e ritenuto “esponente mafioso” nel 2011 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, con tanto di applicazione della sorveglianza speciale. Adesso c’è l’arresto del fratello Mario, mentre un altro fratello, Antonio, viene indicato dal pentito Cimarosa come membro del gruppo criminale che fa riferimento a Raffaele Urso. Solo che su Antonio Tripoli non sono stati finora ritrovati elementi indiziari che possano confermare le dichiarazioni di Cimarosa.

In Sicilia, tra l’altro, chiunque si voglia candidare al consiglio comunale deve compilare un modulo prestampato di autocertificazione resa davanti ad un pubblico ufficiale in cui dichiara tra l’altro: “se è coniugato o convivente con persona condannata, con sentenza anche non passata in giudicato, per associazioni per delinquere di stampo mafioso; se lo stesso, il coniuge o i conviventi sono parenti fino al primo grado, o legati da vincoli di affiliazione con soggetti condannati con sentenza, anche non passata in giudicato, per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Tale dichiarazione, ove non resa, produce l’esclusione del candidato”.

Chissà se la consigliera Tripoli, all’atto della candidatura, ha dichiarato che il padre nel 1998 fu arrestato per mafia ed è stato sorvegliato speciale di mafia ? In punta di diritto, dato che non c’è stata mai una condanna, non è tenuta a dirlo. Però rimane sempre l’opportunità politica, soprattutto per chi la candida.

La cosa è curiosa. Come tante altre che avvengono a Campobello di Mazara. Ecco magari la consigliera Tripoli potrebbe scrivere la sua risposta nel murale della legalità.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".