Da Trapani, a Mazara, a Campobello. Tutte le amicizie pericolose di Ruggirello

Da Trapani, a Mazara, a Campobello. Tutte le amicizie pericolose di Ruggirello

2020-04-19T21:08:29+02:00 9th Marzo, 2019|inchieste|

Paolo Ruggirrello e la mafia. La prima volta che il nome del politico trapanese, arrestato nei giorni scorsi, compare in un’informativa antimafia è nel 2001.

Siamo nel carcere di San Giuliano, Trapani, sala colloqui.
Girolamo Antonio Coppola è a colloqui con suo fratello, il boss Filippo Coppola. 
Con loro ci sono anche altre persone, e ascolta e partecipa alla chiacchierata inusuale per un penitenziario, anche Francesco Bica, uomo d’onore detenuto con Filippo Coppola. Una riunione orchestrata per parlare delle elezioni amministrative ad Erice. Bisogna fare il passaparola tra i detenuti che a loro volta lo faranno ai familiari. Il passaparola è per portare voti a Paolo Ruggirello. “Si deve votare per il fratello di Bice”. Il fratello di Bice Ruggirello, Paolo. E’ il novembre 2001, di lì a qualche settimana Ruggirello inizia la sua scalata, diventa consigliere comunale ad Erice con la lista Nuova Sicilia. E’ questo il punto di inizio. Il momento in cui gli inquirenti della provincia di Trapani cominciano a sentire dalla bocca dei mafiosi il nome di quello che diventerà uno dei politici più potenti del territorio.

Una storia lunga quasi vent’anni, fatta – secondo quanto emerge dall’operazione antimafia “Scrigno” – di favori, di accordi, di voti comprati, di rapporti di dare e avere che andavano anche oltre la politica.

Dopo il consiglio comunale di Erice, Ruggirello punta in alto. Punta al salto di qualità. E cominciano anche le relazioni più pericolose. Siamo nel 2006 e Ruggirello si candida all’Assemblea Regionale Siciliana. Tra i suoi sostenitori c’è Michele Accomando, imprenditore trapanese, condannato per mafia, appartenente alla loggia massonica Giovanni Gentile-Valle del Fiume Mazzaro. Accomando non è uno da poco, è tra quelli che costruito la rete di protezione per latitanti di grosso calibro, come Natale Bonafede e Andrea Mangiaracina.

Ma nel 2006 Accomando comincia a cercare voti per Ruggirello. Coinvolge diverse persone. Tra queste Salvatore Parisi. Accomando caldeggiava l’elezione di Ruggirello, e prometteva alla famiglia Parisi l’interessamento del politico. “gli dico fagli la pratica di 200 mila euro a Salvatore Parisi”. Parisi però ha anche una parentela pesante, è infatti nipote di Mariano Agate, boss defunto di Mazara del Vallo. In quell’occasione Accomando coinvolse anche Pino Burzotta, fratello di Diego altro uomo d’onore mazarese, e Dario Gancitano, con precedenti per droga. I voti per quelle elezioni, a Mazara, presi da Ruggrello, sono stati 387, che Accomando dice di aver “cercato ad uno ad uno”. Ruggirello diventa onorevole, viene eletto all’Ars nel 2006.

Accomando garantiva ai suoi interlocutori sulla “serietà” di Ruggirello. Diceva a tutti che Ruggirello aveva fatto favori e facilitato molte cose senza chiedere nulla in cambio.


“…ha sempre dato, a Petrosino ha fatto avere dieci decreti per fare costruzioni e non si e preso niente, quando poteva chiedere: “datemi questa cifra per ogni costruzione”, ma non la fatto. Paolo ha preso 10433 voti, Paolo è stato 5 anni all’assessorato e una lira non l’ha preso da nessuno, faceva solo cortesie e riuscito a fare avere finanziamenti a Petrosino a Marsala”.

Nel 2008 altro giro, altra corsa. La legislatura interrotta in anticipo non può frenare Ruggirello. Si ricandida all’Ars e con lui nella nuova avventura c’è Giovanni Buracci. E’ morto qualche anno fa, la sua condanna per mafia non fece in tempo a diventare definitiva. Buracci è stata una figura particolare nel nostro territorio. Uno di quelli che di notte andava a braccetto con i mafiosi, e il giorno faceva antimafia, in senso tecnico. Perchè Buracci era un funzionario alla Prefettura di Trapani addetto alle “certificazioni antimafia” e alle “patenti per sorvegliati speciali”.


Non ci pensa due volte Buracci a sostenere Ruggirello. Anche perchè, in passato, Ruggirello ha fatto qualcosa per lui, come far assumere la figlia all’ospedale di Trapani.


“… mia figlia la stavano buttando fuori e grazie ad Eleonora Lo Curto l’hanno tenuta dentro per i capelli… e infatti fecero classificarla nona… questa è una premessa. Mia figlia si è classificata la nona. I posti sono sei, però due di questi qui, dei primi sei devono andare a Palermo, perciò la graduatoria scivola e prendono la settima e l’ottava, e mia figlia rimane sempre fuori. Non c’è stato verso e maniera di farla… ora Paolo Ruggirello, Bice, si sono avvicinati a mia nuora e si è avvicinato a noi altri, mio… mio genero ce ne ha parlato…”.

Infatti poi la figlia di Buracci venne assunta al Sant’Antonio Abate.
Più passa il tempo, più si stringono i rapporti “pericolosi” di Ruggirello con gli esponenti mafiosi.
 Ciro Caravà, l’ex sindaco di Campobello arrestato e poi assolto per mafia, morto strozzato da un pezzo di pane, diceva che l’ex deputato regionale aveva amici “tutti delinquenti, tutti”.
Un’altra amicizia pericolosa era quella con Andrea Angelo, figlio di Salvatore, imprenditore condannato per mafia, che gli chiede aiuto per piazzare alcuni “aereogeneratori” nei parchi eolici in provincia di Trapani.
Alle elezioni regionali del 2012, alle amministrative di Campobello, a quelle di Marsala, alle regionali del 2017 e alle nazionali del 2018, Ruggirello continua a frequentare brutta gente.

Su tutti i fratelli Francesco e Pietro Virga, figli di Vincenzo Virga, ex capomafia di Trapani. Franco Orlando, definito uomo d’onore a Trapani, e Carmelo Salerno, uomo d’onore di Paceco. E ancora Filippo Sammartano, Salvatore Crimi, Vincenzo La Cascia. Quest’ultimo può “vantare” rapporti personali addirittura con Matteo Messina Denaro, il supera latitante di Castelvetrano. Scrivono di lui gli inquirenti:

“è senza dubbio l’uomo di fiducia di Salvatore e Matteo MESSINA DENARO e la circostanza è comprovata da numerosi elementi raccolti nel corso del presente giudizio. In primo luogo, come riferito dal teste BONANNO all’udienza del 28.6.2000, erano stati accertati, nel corso di precedenti indagini, frequentissimi contatti telefonici (quasi quotidiani) tra il LA CASCIA e Matteo MESSINA DENARO, fin dal periodo antecedente l’inizio della sua latitanza (che risale al giugno 1993),

Tutti soggetti che si mettevano a disposizione di Ruggirello per conto dell’organizzazione criminale.

Rapporti che sono stati documentati dalla Dda. Ruggirello e i suoi amici si vedevano dei bar, si scambiavano informazioni utili come quelle sull’organizzazione delle campagne elettorali. Amicizie pericolose che contrastano con le dichiarazioni pubbliche di Ruggirello ad ogni operazione antimafia. Che contrastano con la condanna alla criminalità organizzata che l’ex deputato regionale faceva in pubblico. Ma era tutta una cosa di facciata, tutta una farsa.

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".