Si dice che #Trapani abbia forma di falce. L’ho sempre considerato un accostamento inopportuno. Le città hanno la forma che chi vive dà loro. E poi questo accostamento con la falce ha un’idea luttuosa, con se. Trapani città falcata, come la nera signora, dove tutto è oscuro, misterioso, funebre.
Se proprio una forma dobbiamo darle, Trapani, per me, ha forma di apostrofo. E in effetti, tutto sembra essere clamoroso a Trapani – un solo esempio recente: le ultime elezioni amministrative -, è una città che fornisce sempre nuove narrazioni, iperboli.
Si, Trapani ha forma di apostrofo. Ed è anche la sua condanna. Perché succede anche questo, che ogni narrazione, per il gusto di dover apostrofare, si gonfia, ridonda. Un funzionario che prende una mazzetta ad Aosta è un pubblico impiegato infedele. Se lo fa a Trapani è invece un grande corrotto, al centro di logge segrete, vicino a qualche famiglia mafiosa, segno di una città corrotta e nera.
“La partita truccata”, il libro che ho scritto con Andrea Bulgarella e che per la prima volta presenteremo domani, alle 16, alla Tonnara di Bonagia, è un libro importante per Trapani, per i trapanesi, per le forme che Trapani ancora non sa di avere. Perché invita i trapanesi ad una sana ribellione, innanzitutto, contro questo racconto che di Trapani si fa, come di Sicilia irredimibile. I trapanesi hanno una sfida da raccogliere oggi: ed è la sfida della normalità. Che non significa sminuire i fatti, la loro gravità. Significa evitare lenti deformi, con le quali si alterano le cose, con toni da fine del mondo che servono solo a chi, predicando la fine del mondo a Trapani, ha solo da guadagnarci.
Trapani non ha forma di apostrofo, allora, ma di lente concava, filtro deforme delle cose della vita.
“La partita truccata” è importante anche perché contiene tante storie, tutte documentate sulla storia recente di Trapani: la pazzia della burocrazia che fa aspettare fino a quindici anni per una licenza edilizia, la vicinanza a certi ambienti mafiosi di alcuni consulenti della Procura, il modo in cui sono stati gestiti alcuni passaggi cruciali della vita della città, dal “caso autoparco”, alla chiusura delle banche locali e all’acquisto del palazzo venduto da Zonin al Comune.
Leggere questo libro è importante per i trapanesi (e non solo per loro: si raccontando tante vicende che riguardano tutta la Sicilia occidentale) perché permette di scoprire fatti conosciuti, o di leggerli in una chiave diversa.
Permette soprattutto di fare i conti con la storia recente di questa città, e capire finalmente che forma vogliamo darle.