Mi fa sempre specie citarmi. Per due motivi: mi fa sentire vecchio, mi fa sentire autoreferenziale. Ma tant’è. Qualche tempo fa ho pubblicato un libro molto fortunato. Si chiama “Cosa grigia” ed è il tentativo di descrivere tutte le forme criminali che vanno oltre la mafia. E’ una criminalità che non è propriamente mafiosa, ma che ha delle sue caratteristiche. Non appoggia in maniera organica questo o quel politico perchè fa da se politica, ad esempio, o ancora, agisce in luoghi e in contesti in cui un certo tasso di illegalità è ritenuto “necessario” e dove sono sempre più incerti i confini tra pubblico e privato.
L’esempio più evidente e noto è quello di “Mafia Capitale”, che solo da poco abbiamo scoperto, dopo anni di polemiche, che alla fine “mafia” non è, ma qualcosa di diverso (e secondo me altrettanto pericoloso).
Ecco, quello che abbiamo raccontato in questi giorni, su Tp24, con la nostra inchiesta a puntate dal titolo “San Giuliano criminale” è esattamente questa Cosa grigia. Non è mafia, ma è una terra di mezzo dove i pregiudicati vanno a braccetto con i politici.
Mi hanno stupito molto le parole della Sindaca di Erice, Daniela Toscano, in questi giorni. Avrebbe potuto stare in silenzio. Anche perché dice le stesse cose banali di sempre (i complotti, la macchina del fango, il tentativo di destabilizzazione: è una specie di copione che si ripete per ogni accusa), con qualche punta di stupidità. Come quella di pensare che un giornale lavori a gettone (d’altronde, il suo mentore Giacomo Tranchida pensa che noi scriviamo le cose a seconda se il comune faccia o meno pubblicità …) e soprattutto quella di adombrare l’idea di un dossieraggio. Un grande vecchio che ci passa le carte da dentro la Procura. Nulla di tutto questo. Noi abbiamo semplicemente letto documenti che sono stati depositati nel processo Scrigno, processo nel quale il Comune di Erice è parte civile. E quindi, la Sindaca Toscano doveva conoscere bene quel materiale, meglio di noi.
Mi ha stupito molto il silenzio del Sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, in questi giorni. Avrebbe potuto dire qualcosa, sulla vicenda, DEVE dire qualcosa. Tranchida è infatti il segretario del partito unico di Trapani – Erice che governa il territorio del capoluogo e della vetta.
Era lui il Sindaco uscente e il presidente del consiglio comunale di Erice, nel 2017, prima che una doppia inchiesta della Procura gli servisse l’assist involontario per l’elezione plebiscitaria a Sindaco di Trapani, dopo aver mancato quella a deputato regionale. Tranchida deve delle risposte: perchè non è intervenuto quando un consigliere comunale democratiamente eletto si è ritirato alla prima seduta? Sapeva degli accordi Toscano – Pipitone? Se sapeva, perchè non ha parlato pubblicamente per prendere le distanze? Se non sapeva, e ha saputo ora, perchè non si dissocia da questi metodi? Si può essere contemporaneamente organizzatori delle cerimonie per ricordare le vittime innocenti della strage di Pizzolungo e testimoni silenziosi degli accordi con i capibastone di San Giuliano per le elezioni? Se certe cose li fanno gli avversari, sono “portarobba” (ci metto due b, mi pare più corretto). Se li fanno gli esponenti del partito unico di Tranchida cosa sono? Ancora: questo metodo di ricerca del consenso si è ripetuto nel 2018? Sono alcune domande alle quali Tranchida deve rispondere, più di Toscano, perchè qui non ci sono in ballo reati (mi spiace per i fan della rubrica “aspettiamo l’esito delle indagini”, qui è la politica che deve dare risposte, non la polizia giudiziaria …) ma comportamenti, condotte, modi di agire, che hanno che fare con il suo partito, quel partito invisibile e trasversale, di cui lui rappresenta il leader maximo.
E deve rispondere, Tranchida, senza parlare di padroni e di padrini, di mascariamento, e di altri clichè del suo abusato repertorio. Deve rispondere senza dare mandato ai legali, perchè anche di questo siamo stanchi. La chiarezza si fa nel dibattito politico, non nelle aule di tribunale.
E deve rispondere, infine, senza cadere nel luogo comune del “fine che giustifica i mezzi”, perché in politica non funziona così, in politica sono i mezzi che giustificano il fine, ed è su questi che si gioca la serietà di chi amministra.
Deve rispondere Tranchida, Sindaco a vita. Deve rispondere il Sindaco di Campobello di Mazara, Castiglione. In queste settimane abbiamo raccontato con dovizia di particolari l’influenza della mafia sulle elezioni amministrative di Campobello. Nessuna reazione, se non le stesse cose di Toscano, l’autoproclamarsi paladino della legalità, parola utilizzata in maniera sempre più distorta pur di verniciare il potente di turno.
Deve rispondere anche Totò Quinci, Sindaco di Mazara. L’inchiesta che coinvolge il Comune di Mazara su un possibile scambio di favori tra dirigenti e imprenditori pur di avere qualche affidamento non è grave soltanto per il fatto in se, ma perchè riguarda il suo alter ego, la sua segretaria particolare, Irene Vassallo.
Devono rispondere, non risponderanno.
Eppure è in queste zone d’ombra, grigie, in questa poca chiarezza, nei conflitti di interessi giustificati che si annida il pericolo di tradire le aspettative di chi vorrebbe un reale cambiamento, dalle nostre parti, fuori dagli slogan e dai proclami.
Lo dico anche, mettendo le mani avanti, per quello che accadrà a Marsala subito dopo l’estate. La città andrà al voto. L’indiziato per la vittoria, Massimo Grillo, mette in campo una coalizione sesquipedale: sette liste, forse otto, nove. Vincere subito, vincere facile (si è eletti con il 40%). Ma vincere come? E’ la domanda che è lecito farsi, ieri come oggi. Vale per Grillo, come valeva per Di Girolamo cinque anni fa, e come varrà, per quanto ci riguarda, per tutti coloro che si affronteranno nelle elezioni di Ottobre. Spiegateci non cosa volete fare, ma come volete vincere. Perchè se state in silenzio, siete reticenti, vi autogiustificate in nome del bene che rappresentate, gridate alla lesa maestà, se mascherate il rinnovamento con i figli di e i nipoti di, beh, allora ha già vinto il partito del grigio.