Un Paese dove informare sta diventando un rischio

Un Paese dove informare sta diventando un rischio

2019-05-24T09:51:07+02:00 24th Maggio, 2019|diario|

Ieri un cronista di Repubblica è stato preso a manganellate dalla polizia a Genova.

Faccio mie le parole di Carlo Bonini, oggi, proprio su Repubblica.

Sono tempi duri per chi fa informazione, e io purtroppo, che guido da quest gomito di Sicilia una pattuglia di coraggiosi giornalisti che cercano di fare semplicemente bene il mestiere che amano fare, lo so bene: non si contano più le minacce, le querele temerarie, le richieste di risarcimento danni continue, ma anche gli insulti sui social per ogni cosa che scriviamo, con una violenza verbale che non si era mai vista.

Un Paese che comincia a pensare che i giornalisti ma, meglio sarebbe
dire, il giornalismo non è un bene di tutti, che la faccenda è materia
di una corporazione inutile e spazzata via dal tempo, che, anzi, è venuto il tempo di togliersi i guanti e lasciare che qualche rompicoglioni abbia ciò che merita — in un vicolo, in una piazza, in rete — con una robusta dose di minacce (se necessarie, di morte) o di legnate, è un Paese che ha cominciato a perdere se stesso. Che comincia a danzare pericolosamente su un abisso dove la logica del “redde rationem” deve progressivamente consegnare ogni presidio di libertà e chi la garantisce a una spaventosa conta. O
con me o contro di me. Dove ogni mediazione salta. Dove l’informazione non ha più diritto di cittadinanza perché ormai etichettata come
«serva» o «bugiarda». Dove a ogni poliziotto viene imposto di decidere
in solitudine se essere moschettiere del Re o cittadino. E dove
i militanti dell’ultradestra ballano, proteggendosi con l’articolo 21
della Costituzione, la libertà di espressione.
Il pomeriggio di Genova è un modesto avviso. Per tutti. E che un
giorno, speriamo non arrivi mai, nessuno dica di non essersene accorto.

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".