«Paolo Ruggirello e gli altri deputati regionali di Articolo 4 aderiscono al Pd». In molti attendevano questa notizia, per qualcuno è stata una doccia fredda, ma a tutti – vederlo scritto a caratteri cubitali – ha fatto un certo effetto. Soprattutto in provincia di Trapani. Perchè è qui che Paolo Ruggirello, deputato questore all’Assemblea regionale siciliana di Articolo 4, ha fondato il proprio fortino. E’ da qui che negli scorsi anni ha potuto stringere accordi con Raffaele Lombardo prima e con Nello Musumeci poi, conquistando uno scranno regionale grazie alle 6.639 preferenze ottenute. Ed è da qui che Paolo Ruggirello ha ammaliato i maggiorenti del Pd raggiungendo un accordo, per stessa bocca di Ruggirello, «alla presenza di Matteo Renzi, Davide Faraone e Lorenzo Guerini» entrando nell’ala renziana del partito. Un alleanza, ratificata dinanzi la direzione regionale del Partito Democratico dal giovane segretario regionale Fausto Raciti, che in provincia ha prodotto qualche mal di pancia di troppo. Non solo per l’ingombranza politica che gli «articolisti» porterebbero all’interno di un partito già stracolmo di gerarchie, ma soprattutto per le ombre che negli anni hanno accompagnato il personaggio di Paolo Ruggirello. E non solo. Perchè quando si parla dell’onorevole regionale – recentemente oggetto di una minaccia anonima – a Trapani si fa riferimento ad un vero e proprio gruppo in grado di inserirsi nei diversi settori della società. Dal mondo del volontariato a quello dell’informazione passando obbligatoriamente per le imprese private, il nome di Ruggirello è un vero e proprio evergreen. Infatti, i nomi di Paolo Ruggirello e della sorella Bice (anche lei candidata, ma alle elezioni politiche del 2013 con il MiR di Samorì….), negli anni, hanno sono entrati in molti di documenti giudiziari che – nonostante non abbiano mai prodotto alcun tipo di procedimento ai loro danni – ne hanno delineato le forme, frequentazioni e le modalità d’azione.
I loro nomi strabordano dalla sentenza di primo grado che nel dicembre 2009 ha assolto per concorso esterno in associazione mafiosa e prescritto per corruzione un altro onorevole regionale: Bartolo Pellegrino. Il procedimento giudiziario riguardava un progetto di speculazione edilizia nella frazione di Villa Rosina avvenuta nel 2001 ed oltre al politico di «Nuova Sicilia» vedeva imputati il boss Francesco Pace, alcuni imprenditori trapanesi e l’allora direttore tributario dell’Agenzia del Demanio, Nasca. Secondo la sentenza, dietro le speculazioni (ce n’era anche una in via Virgilio, poi non realizzata), si muoveva la mafia. Per questo vennero condannati il boss Francesco Pace e l’ingegnere Barbara. Una sentenza che, in maniera certificata, rappresenta un caposaldo nei rapporti documentati tra mafia e politica del territorio trapanese. E’ lì che si parla della famiglia Ruggirello, a partire dal banchiere Giuseppe e dai suoi contatti, fino ad andare ai figli Paolo e Bice. Vengono descritti dei fatti che possono essere riportati come assodati.
Uno tra questi è il rapporto tra Paolo Ruggirello e Mimmetto Coppola, imprenditore condannato per mafia, in carcere dal 2005. Entrambi facevano parte della segreteria politica dell’onorevole Pellegrino, ed erano in ottimi rapporti tanto che durante il processo emerse come Ruggirello e Coppola avessero «effettuato assieme una crociera nell’estate del 2002». All’epoca Mimmetto Coppola era semplicemente un funzionario regionale ed i giudici, esprimendosi su Pellegrino, scrivevano in sentenza che «il deputato Bartolo Pellegrino non poteva non sapere che Filippo Coppola (fratello di Mimmetto) era detenuto e che il padre di Mimmo Coppola era stato pure condannato per appartenenza alla consorteria mafiosa».Ruggirello invece poteva «non sapere»? Questo non lo sappiamo, ma dal processo a Pellegrino abbiamo appreso alcuni fatti incontrovertibili. Paolo Ruggirello, con il «collega» Mimmetto Coppola, parlava di voti. E ne parlava spesso, tanto che un investigatore riferì una sorta di accordo elettorale dato che «Ruggirello aveva organizzato una riunione elettorale per raccogliere voti in favore della moglie del Coppola» mentre quest’ultimo chiedeva al fratello: «Filippo, ppi Erice ci n’è voti ppi u frati di Bici?».
Fino a qui si è scritto di Paolo Ruggirello, ma attraverso la testimonianza del collaborante Nino Birrittella è possibile capire non solo il ruolo della sorella Bice, ma anche la mole di rapporti ereditati dai due fratelli: «Abbiamo votato Nuova Sicilia, perche ce l’ha detto Bice Ruggirello in occasione (ndr. intesa alle amministrative del 2001), abbiamo votato socialista nel ’91, perché se c’era il vecchio (Giuseppe Ruggirello), Nuova Sicilia nel 2001 sia alle regionali che alle comunali perché avevamo questa indicazione della famiglia che avevano un interesse a fare questa cosa». Per capire ciò di cui si sta parlando, tuttavia, bisogna citare quello che i giudici scrivono rispetto a questi rapporti: «Birrittella non ha mai affermato che Bice Ruggirello avesse legami con la mafia. La valutazione di tali dati complessivi porta dunque a ritenere che – secondo lo stesso Birrittella – “Cosa Nostra” avrebbe votato per “Nuova Sicilia” per una personale scelta d’interesse ma non sulla base di un previo accordo». A proposito, attraverso la «Mediterranea Costruzioni srl», intorno al 1996, i Ruggirello costruirono sei villette a Guarrato assieme a Francesco Nicosia, Vincenzo Nicosia e Birrittella. Tre di queste restarono ai Ruggirello che detenevano il 50% della società.
Il nome di Paolo Ruggirello infine è emerso recentemente nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà. In quell’occasione emergeva come «Paolo Ruggirello e Bice» avesserò offerto disponibilità d’aiuto a Giovanni Burracci, ex funzionario di Polizia in servizio alla Prefettura di Trapani all’ufficio «certificazioni antimafia e patenti sorvegliati speciali», riguardo l’assunzione della figlia. Nel frattempo Burracci è deceduto e non sappiamo come è andata a finire.