Trapani, il caso dell’area industriale/4: Stefania Mode, Fazio e il lotto 41

Trapani, il caso dell’area industriale/4: Stefania Mode, Fazio e il lotto 41

2020-04-20T15:19:49+02:00 19th Aprile, 2018|inchieste|

 L’area industriale di Trapani, come stiamo raccontando in questa lunga inchiesta di Tp24.it, ha fatto gola, nel tempo, a tanti.  Non tutti sembra filare per il  liscio, secondo un corposo dossier approdato in Procura (ne abbiamo parlato ieri).

Il destino di lotti e capannoni intreccia non solo le storie degli imprenditori trapanesi, e delle loro operazioni, a volte molto originali,  come abbiamo visto nelle scorse puntate della nostra inchiesta, ma anche diverse carriere politiche.

Uno dei casi più recenti è quello di Mimmo Fazio. L’ex deputato ed ex Sindaco di Trapani è oggi indagato per corruzione (qui potete leggere il punto sulle indagini, chiuse qualche settimana fa).  Tra i casi che sono finiti nell’ampio faldone della procura di Trapani (adesso per Fazio è tempo, giustamente di fare le sue controdeduzioni rispetto alle gravi accuse) c’è anche il capitolo dell’impresa Stefania Mode. A Trapani è un marchio molto noto, è iniziato tutto da un negozio di alta moda che in pochi anni ha conosciuto un vero e proprio boom nella vendita on line. Il suo rappresentante legale è Leonardo Carpentieri. 

Nato nel 1971, Stefania Mode, in via Torrearsa, è non solo uno dei negozi più prestigiosi per l’alta moda a Trapani, ma negli anni è diventato un vero e proprio gruppo commerciale, specializzato anche nella vendita on line.
Secondo i dati forniti a Tp24.it  il fatturato è cresciuto vertiginosamente negli anni e nel 2017 ha toccato quota 96 milioni di euro.

A fine 2017 Aldo Carpentieri annuncia il nuovo marchio, nuovi negozi, e, soprattutto un “hub logistico da 11mila metri quadrati a Trapani”. Dove? Nell’area industriale, ovviamente.


Secondo la Procura, Mimmo Fazio mentre era deputato regionale divenne consulente di Stefania Mode e si attivò per agevolare l’assegnazione proprio di quell’ immobile all’interno dell’area di sviluppo industriale di Trapani.
A Stefania Mode interessava Palazzo Europa, per creare un magazzino e per fare lo stoccaggio di merci.
Ma i dirigenti dell’ex Consorzio Asi si sono opposti.

Infatti, durante la gestione Cicero, il dirigente principale dell’Irsap diventa Piero Reina. E’ lui ad opporsi al progetto di Stefania Mode, sponsorizzato da Fazio. Il limite di spazio per le attività commerciali nell’area industriale è stato raggiunto: il 10%. Non si può aggiungere nulla. E non si può cambiare la destinazione d’uso di Palazzo Europa. Reina viene allora convocato in assessorato a Palermo. Lì con sua sorpresa, secondo quanto emerge dalle indagini, si trova proprio Fazio. Gli viene chiesto conto e soddisfazione del suo operato in un incontro ad altissima tensione. 

Reina non dura molto. Dopo un po’, a Maggio del 2016, torna in sella Pietro Re (che era stato “posato” durante la gestione di Cicero, come abbiamo raccontato ieri) e le cose cambiano: l’Asi rinuncia alla prelazione sull’immobile che faceva gola a Stefania Mode e dà il via libera all’operazione di vendita.

Fazio inoltre presenta un disegno di legge all’Ars che sembra scritto proprio a favore di Stefania Mode. Viene anche pagato per questo, secondo i Pm e secondo la stessa ammissione di Carpinteri: oltre 120.000 euro, tra il 2016 e il 2017. Per coprire il pagamento, Fazio fa fare ad una cooperativa agricola gestita dalla sua famiglia la “Cantina Primavera”, una fattura per una fornitura di vino, mai in realtà effettuata.
Ma di cosa trattava il disegno di legge di Fazio? Il busillis è sempre quello. Permettere insediamenti commerciali in un’area destinata alle industrie. Attualmente il limite è del 10%, Fazio voleva portarlo al 20%.
L’ex deputato si è sempre difeso da questa accusa di “legge ad aziendam”, dicendo tra l’altro che il suo disegno di legge era “finalizzato al recupero di immobili abbandonati nella zona industriale, prevedendone appositi cambi di destinazione d’uso e con pagamento degli interi oneri urbanistici”.

Alla stesura del disegno di legge collabora Piero Re, lo stesso che poi darà l’ok a Stefania Mode: “Mi è stata sottoposta una bozza per la quale ho fornito qualche suggerimento che sarebbe tornato utile per evitare il più possibile che la norma fosse in qualche passaggio di equivoca interpretazione” dichiara a Tp24.it.

Non sappiamo per Fazio come finirà la vicenda. Certo è che poi Stefania Mode ha comprato il Palazzo Europa, e ha – scrive in una nota – “tutte le autorizzazioni”. In effetti Stefania Mode ha acquisito il Palazzo Europa come “attività industriale”  e attività di servizi. Impiega più di 70 persone. 

Ma il fatto è che il Consorzio Asi o Irsap che dir si voglia,  come andiamo raccontando in questi giorni, va spesso contro le sue stesse decisioni, e tutto viene affidato a interpretazioni, pareri, ricorsi, chiarimenti. In questa palude, dove c’è incertezza su tutto, può accadere qualsiasi cosa.

Stefania Mode, dunque, entra nell’area industriale di Trapani. Ma una delibera del comitato dell’Asi, nel 2008, la numero 6, aveva stabilito: non si potevano dare più nuove assegnazioni, né si potevano modificare le destinazioni d’uso, per attività di servizi. 

Come ha fatto, allora?

Tutto parte sempre dalle galline di Culcasi, e dalle loro uova. Uova d’oro, verrebbe da dire. Il lotto infatti apparteneva alla Avicola Aurora di Culcasi, ed era destinato all’attività di “incubatoio avicolo”. Culcasi nel 1994 lo cede a quella che diventerà la Midial di Mucaria. Attività? Sempre industriale, sulla carta: produzione di presidi medico – chirurgici.
Nel 2005 la Midial viene autorizzata a cambiare tipo di attività in quel lotto: centro servizi alle imprese, laboratorio d’analisi, scuola di formazione, sempre in ambito medico – sanitario. Tutto il sito viene poi ceduto a “Banca Italease Spa” e “Locafit Spa”. Mucaria rimane in locazione finanziaria. Un leasing, per intenderci.
Quando Stefania Mode vuole comprare Palazzo Europa, a fine 2015, tra i vari problemi che sorgono c’è soprattutto quello dell’attività che deve essere fatta nel lotto. Secondo il dirigente Reina, infatti l’attività dovrà essere esclusivamente di tipo industriale, secondo la destinazione urbanistica del lotto. Non si può fare attività di servizi, dato che dal 2008, come abbiamo ricordato poco fa, l’Asi ha imposto uno stop.
Tutto questo avviene nel Marzo 2016.
Poi a Maggio torna Re, al posto di Reina.
E le cose si sbloccano.

A Dicembre 2016 viene autorizzata la cessione del lotto 41 e dello stabilimento a Stefania Mode. Prezzo di acquisto: 1.300.000 euro.
Per Re “‘l’iniziativa proposta dalla ditta Stefania Mode srl rispetta le prescrizione tecniche e il vincolo di destinazione voluto dalle leggi vigenti in materia”.
Tutti i problemi sono superati, dunque. Anche perché nella stessa determina Re stabilisce che Stefania Mode “utilizzerà l’immobile ai fini dello svolgimento di attività industriale di tipo logistico e manifatturiera”.


Il certificato camerale di Stefania Mode Srl, al 21 Marzo 2017, recita come attività esercitata “Servizi logistici relativi alla distribuzione delle merci”. L’indirizzo del magazzino è presente nel certificato camerale: Via Libica , Lotto 41.


Com’è accaduto allora che, cambiando dirigente, rimanendo invariate le carte, cambiasse il parere dell’Asi sulla vendita? Su questo indaga la Procura di Trapani, Reina è stato già ascoltato, come abbiamo raccontato all’inizio. Abbiamo chiesto, per completezza, anche all’altro dirigente interessato, Re, la sua versione dei fatti. Ecco cosa ci ha risposto: “Sono subentrato alla guida dell’ufficio periferico di Trapani, in sostituzione dell’ing. Reina nel maggio 2016 – ci dichiara Re – Da un primo esame giudicai le condizioni gestionali dell’ufficio in condizioni di grave disagio”. Re, insomma, dice che nella gestione di  Reina sono successe altre cose: gravi ritardi nelle pratiche, creditori che bussavano alla porta. Addirittura cita casi di (sono parole sue) “occultamenti di liquidità”. E ancora: progetti di professionisti esterni senza incarico formale, senza copertura e inutili. “Fino al mio subentro a Maggio del 2016 – aggiunge – non si era proceduto nel 2016 a nessun incasso e nessun pagamento, per contro nei mesi successivi e sino a fine anno sono stati incassati e pagati oltre 400.000 euro, di fatto soddisfacendo tutti i creditori”.

E la pratica Stefania Mode? “A partire dal settembre 2016 – continua Re – mi dovetti occupare, tra tutte le altre, anche della pratica Stefania Mode”.
Secondo Re era stata male interpretata la legge: “Come in qualsiasi altro caso ci siamo fatti parte diligente per assistere le ditte con le giuste informazioni e istruzioni per poter portare a buon fine le iniziative proposte nel rispetto delle norme vigenti”.

Dalle indagini sulla vicenda Fazio, politico e consulente di Stefania Mode, emerge che su Reina c’erano forte pressioni perché si opponeva all’acquisto dell’immobile, mentre con il ritorno di Re si trovò un’intesa. Fazio conferma, e dà a Tp24.it questa versione dei fatti: “Certo che mi ricordo di quella riunione in cui io ero alterato, ma lo rifarei, perché ero nel giusto: chiedevo che ci fosse certezza per l’azienda, o dentro o fuori, e invece si chiedevano sempre nuovi documenti. Inoltre Stefania Mode non aveva bisogno di alcuna autorizzazione per poter comprare quello stabilimento, e invece dai dirigenti dell’Asp vennero un sacco di ostacoli, a tal punto che Carpinteri mi disse che era sul punto di spostare la sua attività altrove, con la perdita, per il territorio, di decine di posti di lavoro”. Perché Fazio sostiene non c’era bisogno di alcuna autorizzazione? “L’attività logistica è equiparata all’attività industriale, e Mucaria per quel lotto aveva già ottenuto la deroga per i servizi”. 

Re sostiene di aver agito “nel rispetto assoluto delle norme vigenti”. Anzi, aggiunge: “Nel caso di Stefania Mode è passato ben più di un anno e sei mesi tra la prima istanza e il completamento delle autorizzazioni, e come in molti altri casi, lo affermo con una certa amarezza, siamo stati forse più da ostacolo. Infatti se lo stabilimento acquistato dalla Stefania Mode si fosse trovato in qualsiasi altra zona all’esterno dell’area IRSAP non avrebbe dovuto sottostare a nessuno dei provvedimenti da noi imposti. A mio giudizio la domanda giusta da porsi in questo caso sarebbe: cosa si dovrebbe fare nel futuro per evitare che un’impresa, investendo capitali propri per acquistare da un privato uno stabilimento per dare lavoro ad una cinquantina di persone, sia costretto a subire più di un anno e mezzo di burocrazia?”.

Già, la burocrazia, uno dei grandi problemi per lo sviluppo in Sicilia.
Insieme al clientelismo, alla cattiva politica.
E alla mafia.
Che nell’area industriale di Trapani non c’è.
O forse si?
Ne parliamo domani.

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".