“Una sanità trapanese in mano alla mafia”. E’ quanto emerge dai verbali del collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro, un colletto bianco di Gioia Tauro vicino alla ndrina dei Piromalli-Molè, che mostra di sapere un sacco di cose sulla Sicilia e sulla provincia di Trapani in particolare. Cose che sono emerse con forza in occasione del procedimento penale per l’applicazione della sorveglianza speciale e la confisca dei beni a carico di Pino Giammarinaro, discusso ex deputato regionale della Dc e per decenni punto di riferimento politico in buona parte della Sicilia occidentale, fino alla sponsorizzazione della candidatura di Vittorio Sgarbi nella sua Salemi. Si tratta del procedimento scattato con l’operazione “Salus Iniqua” che, nel 2011 portò al sequestro di suoi beni per 35 milioni di euro e all’emersione della sua amministrazione di fatto in centri medici, secondo gli inquirenti intestati sulla carta ad altre persone.
Fondacaro, come Giammarinaro, si è sempre mosso tra cliniche e laboratori. Anche lui, come il re della sanità del trapanese, trascorre un periodo di latitanza (due mesi) ed è sorvegliato speciale per due anni, a causa di un decreto del Tribunale che lo qualifica come un “medico disponibile” per le esigenze della cosca Molè. Secondo l’accusa, avrebbe eluso, con l’aiuto di prestanome, eventuali misure di prevenzione patrimoniali.
Nel 2013 subisce una confisca da 30 milioni di euro da parte della Dia di Reggio Calabria, in seguito ad una condanna a 7 anni per associazione mafiosa, confermata in Appello nel 2011.
Si tratta di quote in cinque società a Roma, Ardea e Mazara del Vallo e due nel settore immobiliare ed edilizio ; 22.000 metri quadri di terreno edificabile in zone di rilevante interesse turistico e altri appezzamenti ad Ardea; quattro appartamenti, un box, un’automobile e disponibilità finanziarie aziendali e personali.
Nel 2015, al Tribunale di Palmi in Calabria, depone al processo sul progetto dei boss della ‘ndrangheta per far ritrattare Maria Concetta Cacciola, la donna che dopo aver accusato la cosca Bellocco venne costretta a fare marcia indietro sui suoi verbali e poi uccisa con l’acido muriatico.
E’ in quell’occasione che rivela un progetto di morte da parte dei boss nei confronti dei magistrati Michele Prestipino e Giovanni Musarò che, tra il 2012 e il 2013 avevano inferto dei colpi durissimi alle ‘ndrine di Gioia Tauro. Un attentato che doveva essere eseguito “con uomini armati e con bombe lungo il tragitto che i magistrati percorrevano per giungere alla sede del Tribunale”.
Prestipino, prima di diventare procuratore aggiunto nella DDA di Reggio Calabria è stato sostituto procuratore nella DDA di Palermo, fino al 2008, svolgendo importanti indagini che portarono nel 2006 all’arresto di Bernardo Provenzano e nel 2007 a quello di Giuseppe Grigoli, il re dei supermercati Despar. La sua attività in Calabria, insieme a quella di Musarò, che nel 2012 fu picchiato selvaggiamente da un boss della ‘ndrangheta, terminò nel 2013 quando entrambi vennero trasferiti a Roma.
Fondacaro racconta il sistema Giammarinaro e le sue connessioni con la mafia. Nomi, cognomi e circostanze che coprono un periodo di tempo abbastanza ampio, dai primi del 1990 fino a pochi anni fa.
Il collaboratore di giustizia sa molte cose sulla sanità in Sicilia. Ha sposato una mazarese, Rosaria Giacalone (anche lei medico), che lo porta a frequentare la provincia di Trapani già dal 1984. Si erano conosciuti a Roma, dove entrambi studiavano e dove inizialmente hanno abitato fino al 1990. Durante la prima gravidanza, si trasferiscono a Mazara del Vallo, avendo la possibilità di poter abitare in un appartamento proprio sopra la casa dei genitori di lei. Dopo la nascita della figlia, nel ’91, la moglie manifesta il desiderio di fare qualcosa nell’ ambito dei laboratori d’analisi convenzionati e, dato che aveva fatto una scuola di specializzazione in Igiene a Roma, Fondacaro trova un laboratorio da acquistare: quello del dottor Alfredo Amabili, dal quale acquista soprattutto la convenzione, che all’epoca non veniva concessa alla struttura, ma al titolare.
Avrebbe fatto però i conti senza l’oste: Pino Giammarinaro.
Il quale, secondo le deposizioni di Fondacaro, gli avrebbe detto: “Tu vieni a Mazara del Vallo e non chiedi il permesso prima di comprare una cosa, non sai se interessa a qualcun altro”.
“Quando ho capito come stavano le cose – racconta il pentito – ho detto: ‘Va bene, se vi interessa ve lo cedo subito’. E Giovanni gentile disse: ‘Adesso no, più in là lo rileveremo noi’. Infatti fui autorizzato ad aprire un altro laboratorio sempre dal medico provinciale (Giovanni Gentile), da Pino Giammarinaro e da Totò Cuffaro, perché allora era il direttore medico dell’Ispettorato alla Sanità della Regione Siciliana, insieme a Nino Dina che fece i controlli e fece le varie autorizzazioni, fu autorizzato il trasferimento e l’acquisto del laboratorio A.C.C. diverso dal laboratorio Amabili; quello Amabili l’ho venduto, dopo tanti anni l’ho venduto dopo il ’99. Esattamente, sì, nel 2000 l’ho venduto al Gucciardi, medico anche lui che lavorava prima alla Asl di Trapani, trasferendo la proprietà con un compenso minimo, anche perché loro acquistarono soltanto la convenzione, che non le rilasciavano più visto che per il territorio di Mazara del Vallo in tutto sono otto laboratori, due li avevo acquistati io. Quindi Pino Giammarinaro non sopportava l’idea che avesse perso questa piccola parte della sanità locale importante per lui perché significava voti, significava altro”.
Ma è da Giovanni Gentile, il medico provinciale, che il collaboratore di giustizia apprende molte cose. Originario di Campobello di Mazara, ha un fratello architetto ed è titolare di un laboratorio di analisi cliniche a Mazara del Vallo.
“Giovanni Gentile mi parla dei suoi interessi nell’ambito sanitario – dice Fondacaro – e dei suoi rapporti con Pino Giammarinaro e con la famiglia Denaro prima, cioè in pratica con l’anziano padre, Francesco Messina Denaro… Erano, diciamo, compaesani, perché si può dire che Francesco Messina Denaro era più su Campobello che su Castelvetrano”.
La figura di Gentile spunta on molte operazioni fatte da Giammarinaro.
“Gentile è socio della clinica Morana insieme a Pino Giammarinaro. Giammarinaro non risulta socio diretto – continua Fondacaro – Lui cosa fa? Sa che devono aprire, per esempio, un laboratorio o una palestra di fisioterapia o una struttura convenzionata per quanto riguarda la riabilitazione? Benissimo, allora il medico va ad aprire una cosa del genere, prima di andare a fare le istanze alla Regione, sa che deve parlare con Pino Giammarinaro e lui gli dice quanto deve entrare in percentuale con lui. Sia pure informalmente lui è proprietario anche di una minima quota della società che dovrà essere convenzionata e accreditata. Così come il centro di emodialisi nella provincia di Trapani e tutti i centri di fisioterapia e riabilitazione della provincia di Trapani, Mazara, Marsala, Alcamo, fino ad Alcamo da Mazara fino ad Alcamo sono tutti riconducibili a Pino Giammarinaro”.
Il potere di “sua sanità”, secondo il pentito, risiederebbe nella capacità di muovere 24 mila voti per ogni campagna elettorale, determinando il gioco politico dell’intera provincia di Trapani:
“Referente di mafia della città di Salemi e della provincia di Trapani. Quando lui si candidava, per esempio, alle regionali, negli anni… i suoi referenti a livello locale a Mazara del Vallo era la famiglia Agate, così come mi è stato riferito da Giovanni Gentile”.
Ma a dare l’autorizzazione definitiva per l’apertura di centri sanitari era la mafia: “Giammarinaro non faceva nulla se non c’era il placet mafioso anche della famiglia dei Messina Denaro – racconta il pentito – Prima con il padre Francesco e poi con il figlio Matteo. I suoi ambulatori, poliambulatori e tutto il resto, che sono gestiti da prestanome, OMISSIS vengono aperti solo dopo autorizzazione della mafia”.
Un meccanismo di interscambio fatto anche di posti di lavoro: “Lui prende i voti e fa sistemare le persone – afferma Fondacaro – per esempio negli ospedali le assunzioni le determinava tutte il Pino Giammarinaro dal ’90 fino ad oggi, perché i referenti della Direzione della ASL di Trapani li nomina Pino Giammarinaro, quindi il direttore generale viene nominato da Pino Giammarinaro. Quello al consiglio regionale quindi è Pino Giammarinaro che lo determina […] Un’associazione medica ufficialmente di professionisti nell’ambito sanitario che però si muove in funzione di quello che decidono le associazioni mafiose del posto, le famiglie di mafia del posto. Della provincia di Trapani, perché so che Giammarinaro, oltre ad avere interessi nelle nomine dei direttori per quanto riguarda le sistemazioni dei suoi elettori, determina anche gli acquisti di farmaci, approvvigionamenti per le ASL, con le società di servizi di vendita di commercio farmaci, farmaceutica ed altro.”
Il Pm gli chiede; “ ma tuttora?”
E lui risponde senza esitare: “Tuttora, tuttora, tuttora.”
E spiega il perché: “Ho sentito mia figlia, in due parole, telefonicamente per quanto riguarda il mio laboratorio di analisi che è stato sequestrato, pure adesso si trova sotto sequestro, e mi diceva che Giovanni Gentile, nonostante sia sequestrato, continua ad ambire ad acquistarlo direttamente dalla custodia giudiziaria, perché so che hanno fatto… mi diceva mia figlia che è stato pubblicato su internet un avviso in cui si dice ‘si dà in fitto, si dà in gestione, si dà in vendita’, il laboratorio che per ora è sequestrato in primo grado. Quindi Giovanni Gentile avrebbe telefonato a casa della mia ex moglie, un mesetto fa, dicendo che interessa a lui e di dirmi, di farmi sapere che interessa a lui e a chi per lui”.
A Giammarinaro, lo scettro del comando nella sanità lo avrebbe dato Matteo Messina Denaro. Su questo Fondacaro non ha dubbi: “Mi disse chiaramente Pino Giammarinaro: ‘Comando io nella sanità mazarese, della provincia di Trapani, perché ho avuto disposizione da Matteo Messina Denaro di comandare io’, facendo le nomine dei direttori generali, dei direttori sanitari dei vari anni presso le asl di Trapani, il dottor Cangemi Giuseppe detto Peppuccio e decretando anche i direttori sanitari di Mazara del Vallo”.
Anche Vito Li Causi, l’ex sindaco e parlamentare castelvetranese scomparso poco tempo fa, sarebbe legato a Pino Giammarinaro: “Hanno insieme – dice Fondacaro – un centro di fisioterapia e riabilitazione…”. Poi, nei verbali dell’interrogatorio, seguono 40 pagine di omissis.
Il pentito avrebbe toccato con mano il potere di Giammarinaro nell’occasione del ruolo di vicedirettore sanitario dell’ospedale di Mazara richiesto da sua moglie:
“Il Peppuccio Cangemi si oppose a questa cosa, Giovanni Gentile invece la sponsorizzò dicendo: ‘Per quale motivo, se ne ha i titoli, non vedo per quale motivo..’ – ‘Perché l’avevamo promesso ad un altro tizio che viene da Siracusa e poi bisogna chiedere al capo’, mi fu risposto. E cioè a Pino Giammarinaro. Pino Giammarinaro l’ho incontrato in quella fase, dicendo se aveva qualcosa di ostativo nei confronti dell’incarico che doveva essere dato a mia moglie e lui mi disse che doveva parlare prima con Castelvetrano. Cioè con Matteo Messina Denaro”.
Ciò sarebbe avvenuto nel 2004/2005. L’autorizzazione arrivò e la moglie di Fondacaro, Rosaria Giacalone, riceve l’incarico di vicedirettore sanitario dell’ospedale di Mazara del Vallo.
E in cambio di che cosa?
“Voleva la vendita del laboratorio che io avevo già fatto al Giammarinaro, dice: ‘Prima devi dargli il laboratorio a Gucciardi, dopodiché possiamo dargli l’incarico’, ecco com’era il collegamento”.
Inoltre sarebbe stato lo stesso Giammarinaro a dire al Fondacaro che prima era il punto di riferimento di Riina e, dopo l’arresto di quest’ultimo, è diventato il punto di riferimento di Matteo Messina Denaro.