Al Comune di Partanna dicono di non saperne nulla.
Neanche al Comune di Castelvetrano, sanno.
Figuratevi alla Regione.
Eppure è lì, pronto, almeno sulla carta. Con tutti i pareri in tempi europei e i relativi nulla osta.
Stiamo parlando di un nuovo parco eolico, l’ennesimo, in provincia di Trapani. Il progetto ha nome Selinus. Sorge tra i Comuni di Partanna e Castelvetrano: 18 pale, ciascuna alta come un palazzo di dieci piani, in una zona paesaggistica e per di più in un’area archeologica.
Nessuno sa nulla, degli enti interessati, nonostante sia uno dei progetti più importanti in Sicilia in corso di attuazione. Ma non è un parco abusivo, anzi, è tutto legale.
E la sua storia ci serve a fare capire la giungla di norme che regolano l’energia alternativa in Italia e in Sicilia in particolare, con una corsa all’eolico che non si è mai fermata, nonostante i proclami, da Crocetta a Musumeci.
Oggi più che mai, dopo l’ennesimo scandalo, quello che riguarda Paolo Arata e l’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri, che, nonostante fosse agli arresti per mafia, continuava a gestire impianti energetici, l’attenzione su questo aspetto della nostra economia dovrebbe essere massimo. E invece, sotto i nostri occhi, un altro parco eolico sta nascendo, nel silenzio più assoluto.
L’impianto ha una potenza pari a 39,6 MW e opere di connessione, da realizzare nei comuni di Partanna e di Castelvetrano.
Perché nessuno, tra gli enti locali interessati o la Regione, sa nulla?
Perché, pensate un po’ lo prevede la legge. E’ infatti la normativa, la legge 104/2017, che prevede che per gli impianti superiori a 30 MW il controllo viene fatto direttamente a livello centrale, dal Ministero dell’Ambiente, bypassando gli organi locali.
Proponente è la E.on Climate & Renowables Italia S.r.l.
E.ON è tra i più grandi operatori energetici al mondo a capitale privato. Con oltre 42.000 dipendenti, nel 2017 il Gruppo ha generato vendite per circa 38 miliardi di euro.
Qui c’è il sito.
La procedura per la Valutazione dell’Impatto Ambientale è stata avviata lo scorso Novembre del 2018. Il termine per le osservazioni scadeva a Maggio.
Tutta la documentazione è visibile sul sito del Ministero dell’Ambiente.
La procedura è stata molto spedita, come potete vedere in questo schema. Lo stato dell’arte è che manca l’ultimo parere del Ministero dei Beni Culturali.
Qui invece c’è la mappa del parco.
Si tratta di nove generatori, di cui 8 nel comune di Partanna, e uno nel Comune di Castelvetrano. Sono dei giganti, alti più o meno come un palazzo di 10 piani. La cabina di trasformazione si trova a Partanna, in Contrada Magaggiari.
E pensare che ci sono altri impianti in zona: il Parco Eolico di “Castelvetrano-Salemi” nei comuni di Castelvetrano, Salemi, S. Ninfa e Vita, per il quale la Erg sta chiedendo l’allargamento e l’impianto fotovoltaico Castelvetrano in contrada Magaggiari, sempre della E.on Climate & Renowables Italia s.r.l..
Ma ci sono anche una zona di grande interesse paesaggistico, e uno di grande valore archeologico.
Il Libero Consorzio di Trapani e la Soprintendenza sono gli unici due uffici regionali coinvolti nella procedura. Proprio la Sopritendenza fa notare, in un parere, che ben quattro pale su dieci sorgono in zone dove non potrebbero starci, per vincoli paesaggistici, aree boschive, aree di interesse archeologico. E poi c’è il fiume Belice, per il quale bisogna tenere una fascia di rispetto di 150 metri. Le torri eoliche incriminate sono la 2 (quella nel bosco), la 5, la 6, la 8 che insistono sulle aree archeologiche. Ed è proprio di queste che viene chiesto lo spostamento. Come si evince da questo documento.
E’ singolare che nella relazione archeologica allegata al progetto, invece, tutto venga minimizzato. Scrive infatti E-On: “Allo stato attuale, la documentazione disponibile non evidenzia siti archeologici noti in corrispondenza dell’area di Progetto piuttosto il Piano Paesaggistico degli Ambiti 2 e 3 della Provincia di Trapani rileva delle aree di interesse archeologico. Si sottolinea, infine, che l’intera zona è stata soggetta, nei decenni passati, a lavori agricoli in maniera estesa, il che può aver comportato la distruzione di eventuali presenze archeologiche sepolte e non documentate”.
E circa le pale 5,6,8 non ci sono vicino aree archeologiche ma “modeste aree di interesse archeologico“. La relazione la scaricate a questo link.
E l’ex Provincia? Tutto ok, per quanto di loro compentenza. Con una prescrizione, che riguarda la viabilità. L’importante è infatti che le torri eoliche siano ad una distanza minima dalla strada, calcolata così: altezza della torre + lunghezza della pala + il 25% della somma.
La vicenda di questo parco spiega bene la nuova corsa alle rinnovabili in Sicilia (ne parliamo in un articolo che potete leggere cliccando qui), con il rischio della speculazione paesaggistica, con impianti che nascono in certe aree che rischiano di essere deturpate. Il governatore Musumeci aveve dichiarao di voler regolare il settore, dato che, nel 2017, c’erano 2500 progetti per impianti, tra eolico e fotovoltaico, da realizzare in Sicilia.
Con la legge regionale 8/2018 la Regione aveva poi stabilito la sospensione temporanea del rilascio delle autorizzazioni per gli impianti. Ma dopo le proteste delle lobby di settore l’articolo di legge è stato ritirato.