Ospedali catapecchie, pochi posti letto, macchinari guasti o inutilizzati, spreco di risorse, carenze di personale, tagli nei fondi. E’ tutto ciò, la sanità siciliana. Una giungla che fa impallidire, più delle stesse malattie, i siciliani. Si sprecano le storie di malasanità, si sprecano i racconti di persone che denunciano per le lunghe liste d’attesa “killer” gli ospedali siciliani. Sì, ci sono gli esempi virtuosi. Ci sono medici che ogni giorno lottano le mille difficoltà per salvare vite. Ci sono gli ausiliari del 118, che si vedono lo stipendio bloccato e sempre sulla graticola, correre giorno e notte a soccorrere le vittime della strada. Ci sono gli infermieri stacanovisti, che per coprire la mancanza di personale fanno straordinari non pagati. Ci sono queste storie. Ma ci sono anche i numeri. Quelli dei tagli: 3 miliardi di euro in meno all’orizzonte per le regioni italiane. Ci sono i numeri dei ricoveri. Con la Sicilia che in base al rapporto annuale del ministero della Salute, che si basa sulle schede di dimissione ospedaliera (Sdo), ha visto diminuire del 10,9% i ricoveri nel 2013 rispetto all’anno prima.
Ci sono storie, poi, come quelle che arrivano da Castelvetrano. Qui, la carenza di personale costa, soprattutto ai familiari dei pazienti. Succede così che due coniugi sono stati costretti a pagare di tasca propria la vigilanza notturna per un parente ricoverato al Vittorio Emanuele II e persino l’igiene personale del congiunto. Casi come questo, e ben più gravi arrivano ogni giorno davanti al tribunale del Malato.
E poi c’è l’ospedale di Marsala.E’ aperto da 5 anni. Da quell’”atto coraggioso” firmato dall’ex sindaco Renzo Carini che con un’ordinanza dispose la chiusura del vecchio San Biagio e l’apertura del Paolo Borsellino, in via Salemi.
Un gioiellino, in mezzo al deserto della sanità siciliana. Un gioiellino rimasto però incompleto. Perchè le liste d’attesa lunghissime, reparti che funzionano a singhiozzo, e carenza di personale hanno bloccato il potenziamento di quello che doveva essere un ospedale di riferimento per la provincia di Trapani.
Il problema principale, lamentano gli addetti ai lavori e gli utenti, è la carenza di personale. Questo genera ricadute, ovviamente, sul servizio reso, con liste d’attesa che diventano lunghissime tutto a danno dei pazienti. Ad esempio per la Tac, pare ci sia un solo medico che in contemporanea si occupa di altri settori, quando il macchinario dovrebbe essere curato da un medico e un tecnico fissi. Liste d’attesa interminabili, che nei casi di malattie più gravi portano a danni alla salute dei cittadini. Come per i malati oncologici. In questi casi i ritardi nella diagnosi possono essere letali. Manca personale all’ospedale di Marsala, come in altri ospedali siciliani. Su tutti gli anestesisti, la cui carenza si fa sentire nel reparto di chirurgia. Strumenti all’avanguardia, nuovi, macchinari funzionanti, medici competenti, ma è sempre quello il problema. La mancanza di personale. E’ così che al Paolo Borsellino il reparto di chirurgia rimane ingolfato, bloccato in lunghe liste d’attesa, ricoveri prolungati per i degenti con maggiori rischi per la salute a causa del pericolo infezioni ad esempio. Per non parlare dei costi che aumentano all’aumentare dei giorni di ricovero. La mancanza di personale non è tutto. In questi anni sembra che l’ospedale di Marsala sia stato tenuto nel congelatore. Ci sono reparti che funzionano a singhiozzo. Spesso chiudono per un periodo, poi riaprono a mezzo servizio. O servizi “aggiuntivi” (ma sulla salute della gente niente è un optional) che tardano ad arrivare. Come per l’emodinamica, un servizio che la legge non consente all’ospedale di Marsala, come ci ha spiegato Vincenzo Marino, presidente dell’associazione “Batticuore Batti”. “La legge non prevede una seconda emodinamica nel nostro territorio, prevede un emodinamica ogni 400 mila abitanti”. E di emodinamica ce n’è una a Trapani e una a Sciacca. “Ma abbiamo delle proposte per migliorare il reparto e la tutela delle persone con problemi di cardiaci, come l’acquisto di un angiografo e lo screening per ragazzi”.
Altro problema, fondamentale, è la mancanza di posti letto. Il Paolo Borsellino ha circa 120 posti letto, copre un’area di oltre 100 mila abitanti, quando legge nazionale posti letto ne prevede di più per un territorio come Marsala. Ogni provincia dovrebbe avere una media di 3 posti letto per mille abitanti. E così non mantiene per niente lo standard nazionale. “Ce ne vorrebbero il doppio, arrivare a 240-250, per colmare il gap, anche se saremo ancora sotto la media stabilita dalla legge”, commenta Alberto Di Girolamo, cardiologo e segretario del Pd Marsalese. Ecco, la politica. In questi mesi in tanti sono intervenuti sull’ospedale di Marsala. Diversi i consiglieri comunali che lamentavano la carenza di personale, la chiusura di reparti, i servizi che ancora non ingranano. Non solo consiglieri comunali, ma anche sindacati, e il Movimento 5 Stelle è intervenuto sul nosocomio marsalese. E prima della condanna e delle dimissioni, l’ex sindaco Giulia Adamo ha avuto uno scontro con il manager dell’Asp De Nicola sulla situazione del Paolo Borsellino. Con Adamo a denunciare le carenze e De Nicola a snoccialare tutto il lavoro fatto.