Era il 14 Maggio del 2014. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo da sei anni, chiama in assemblea i parroci della Diocesi, e presenta loro un bilancio gravemente in rosso. E’ questa la data chiave dell’inchiesta della Procura di Marsala sui soldi spariti nella Curia di Mazara del Vallo. I partecipanti a quell’assemblea sono stati ascoltati in Procura, hanno detto la loro, gli uomini del procuratore Di Pisa hanno cercato tracce, riscontri, ma con molti dubbi aperti. In quell’assemblea i sacerdoti quasi fecero ammutinamento contro il loro vescovo. Da tempo chiedevano di vedere i conti, perchè c’erano sospetti, giravano voci. E alcune spese, carte alla mani, furono infatti considerate fuori luogo, non in linea con l’invito a tirare la cinghia che era arrivato dal Vescovo. Ad esempio 35.000 euro per comprare un’auto di grossa cilindrata, o i 40.000 euro spesi per consulenze di vario tipo, o i 37.000 euro spesi per comprare un servizio di piatti “con il filo d’oro in oro” per la canonica di Mazara 2 (“che ha l’aria condizionata in tutte le stanze”) dell’ex segretario del vescovo, Don Giuseppe Titone, mentre ci sono preti che vivono in canoniche molto disagiate. Proprio in quei giorni il settimanale Panorama, grazie ad una talpa, pubblicava notizie sui presunti buchi della Diocesi, e addirittura, nel sito, l’audio della riunione del 14 Maggio. Potete ascoltare l’audio della riunione qui:
Il debito della Diocesi, in quella data, riferita al 2013, è di circa 3 milioni. E, curiosità, addirittura il Vescovo denuncia abusi anche delle fotocopiatrici degli uffici dei segreteria: facevano fotocopie per troppe persone. Don Francesco Fiorino è uno dei più critici: “Da anni denunciavo che c’era poca chiarezza. Vedo 40.629 euro per compensi di lavoro autonomo. Chi sono queste persone? Ci sono costi eccessivi, sembriamo la Diocesi di Milano o di Monaco di Baviera. Sono scomparsi interi beni immobili, senza alcun atto notarile…Quando il Vescovo mi diede l’incarico di esaminare i nostri conti, andai al Banco di Sicilia, per scoprire che tutti i conti correnti erano stati prosciugati”. Nel 2014 Fiorino era direttore del seminario: “Mi sono accorto subito che c’erano spese eccessive, personale eccessivo, e ho cercato di togliare”. Protesta per gli 8.741 euro dati a sua insaputa all’addetto stampa (“Io che sono il direttore non so nulla di questa voce. A chi sono stati dati questi soldi? Magari per conoscenza! Ma io sono il direttore!”). E aggiunge che dei 48 mila euro che figurano in bilancio come contributo al seminario diocesano “ad oggi non risulta che sia arrivato un euro!”.
Il vicario generale, don Giuseppe Undari, ce l’ha invece con l’economo don Caruso, che ha ricevuto un prestito dalla diocesi di quasi 54 mila euro: “Io ho chiesto da vicario generale 3 mila euro e mi sono stati negati. Mi è stato detto: la diocesi in questo momento non può darti dei soldi. Ad altri invece sono stati dati. Non è possibile: due pesi e due misure!”. Subito dopo è don Salvatore Cipri a intervenire: “Circolano voci di stipendi in più, oltre a quello dell’Istituto sostentamento clero: 900, mille euro in più. Si restituiscano, se indebitamente appropriati”. Don Cipri ha tenuto la cassa della diocesi fino al 2006, prima di cederla a don Franco Caruso e rivendica di aver lasciato “1 miliardo di attivo liquido nelle banche” (forse intende dire 1 milione di euro). Vuole sapere dove sono finiti i soldi e quanto si è speso per la nuova chiesa di Pantelleria. Gli fa eco don Undari: vuole capire perché la diocesi ha 111.261 euro di debito nei confronti dell’associazione Cemsi, presieduta dallo stesso vescovo. Mogavero si difende chiamando in causa i suoi collaboratori e il Vaticano: “Tutto è passato dal collegio dei consultori e dal consiglio degli affari economici. Financo il parere per fare i 4 milioni e 700 mila euro di mutuo che è stato autorizzato anche dalla Santa Sede”. Ma don Gianluca Romano, che fa parte di quegli organismi, non ci sta a essere chiamato in causa: “Non è vero che il collegio dei consultori è stato zitto. Caro eccellenza io da anni ho fatto notare: ma tutte queste spese, ma siamo sicuri? Tutte queste cose non sono nate adesso e sono state dette. Ho chiesto conto della remunerazione dei curiali e mi si presenta un foglio con delle lettere iniziali. Io l’ho messo sul tavolo e ho detto: questa è una presa in giro, ok? È stato chiesto conto anche di una Multipla comprata con i soldi della diocesi”. I preti vogliono sapere dal vescovo come pensa di uscire dalla crisi: “Noi con questo disastro adesso verso che cosa andiamo?” chiede don Cipri. Don Edoardo Bonacasa è ancora più esplicito: “Dobbiamo dire qual è la direzione per uscire da questa merda!”.
Ma il Vescovo quanta responsabilità ha di tutto ciò? “Non ho avuto possibilità di accedere ai conti della Diocesi, se non ora – dice in quella assemblea – e adesso voglio vederci chiaro, almenoo per gli ultimi cinque anni, e informerò l’assemblea del clero”.