L’Italia e il coronavirus: come non fare capire nulla …

L’Italia e il coronavirus: come non fare capire nulla …

2020-04-27T16:13:50+02:00 27th Aprile, 2020|diario|

Ieri sera, nella sua fluviale conferenza stampa, il presidente del consiglio Giuseppe Conte, illustrando i contenuti del decreto sulla cosiddetta “fase 2” del nostro Paese nella lotta al coronavirus, ha utilizzato un’espressione chiave. Ha parlato, in riferimento ad alcune procedure di controllo da attuare, di un “meccanismo elaborato”.

Involontariamente, Conte ha fatto una sintesi dell’Italia e della gestione dell’emergenza: un meccanismo eleborato. Aggiungo: maledettamente elaborato. Perchè siamo stati i primi in Europa ad entrare nel tunnel, e probabilmente saremo gli ultimi ad uscirne.

Oggi, 27 Aprile, in Spagna i bambini possono tornare ad uscire fuori, in Svizzera riaprono i negozi, in altri Paesi le scuole. Da noi, invece, abbiamo commissioni su commissioni, ad ogni livello, da quella dei sacerdoti della sanità a quella che deve decidere quale test adottare per l’indagine a campione da fare sulla popolazione. 

Sapete quante sono le norme che regolano la vita dell’Italia e degli italiani? Fra norme centrali e regionali si supera le 160 mila. Sapete quante sono le norme analoghe in Inghilterra? Tremila. E in Francia? Settemila. In Germania, 5.400.

In Italia ci sono 16 comitati speciali creati per affrontare il virus, con ben 470 esperti; in Francia esiste un solo comitato tecnico scientifico; in Spagna ce ne sono due con 13 esperti. In Italia sono stati presi ben 220 provvedimenti, di cui 19 solo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

E’ tutto maledettamente elaborato. Ieri, nell’ennesima circolare interpretativa (quelle è impossibile contarle), il Ministero dell’interno spiegava che è possibile fare il bagno per chi ha casa “a 200 metri dal mare”. Dimenticando che, probabilmente, chi ha una casa a 200 metri dal mare ha costruito illegalmente, e insomma, ai tempi del coronavirus, io non posso fare il bagno, chi ha una casa abusiva si. 

Alzi la mano chi ha capito qualcosa ieri, dalle parole di Conte. E’ tutto un “ma”, “se”, “però”. Ai limiti dell’assurdo. I funerali con massimo 15 persone. E il morto? Mi chiedo, si conta?  Aspettiamo un decreto. Visite ai parenti, ma non agli amici. E il concetto di amico fraterno, è più parentale o amicale? Dai nonni ci possiamo andare, ma con la mascherina. E via dicendo.

In questo non decidere, decidere male, spiegare malissimo, chi ha forza si fa ascoltare. Avete visto ieri la Chiesa come ha fatto la voce grossa? Come gli industriali qualche giorno fa, o come la Lega di Serie A. Chi non ha forza, non esiste. Non esistono i bambini degli asili. Che ne sarà di loro? Non esiste l’università. Non si capisce nulla della scuola. Non esiste il mondo della cultura. 

La rassegna stampa internazionale ci racconta in questi giorni che i Paesi che meglio stanno uscendo da questa situazione straordinaria sono quelli che hanno fatto due cose: utilizzato poche regole chiare, e fatto appello al buon senso dei cittadini. Noi, in Italia, scontiamo due cose: una linea di comando lunga e debole, per cui il premier – già debole di suo –  è ostaggio dei partiti della maggioranza, delle commissioni, delle mille correnti, e non decide se no ha almeno dieci timbri diversi su ogni provvedimento. E, poi la sostanziale sfiducia verso il buon senso delle persone. Siamo italiani, si sa: caciara, baldoria, mangiate, abbracci, pizza, mammà. Ecco perchè siamo pieni di regole kafkiane. Perchè ci devono spiegare sempre tutto. E siccome chi governa ha paura, deve scaricare su altri la responsabilità. 

E quindi sembriamo non un Paese moderno, ma qualche villaggio di Alice nel paese delle meraviglie. 

Perché con tutti sti parlamentari, ministri e vice ministri, commissioni, commissioni sulle commissioni, esperti, alla fine cosa ci hanno detto: puoi andare a casa da nonno, con la mascherina. Calcetto, non se parla. Chi vivrà, vedrà. 

Come finirà? Come sempre, che in questa confusione totale, ognuno farà come vuole.G

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".