Le antiche radici della massoneria a Trapani. Il Gran Maestro: “Siamo contro la mafia”

Le antiche radici della massoneria a Trapani. Il Gran Maestro: “Siamo contro la mafia”

2020-04-21T19:02:21+02:00 7th Giugno, 2016|inchieste|

C’è sempre stato un rapporto di alto profilo tra la massoneria e il territorio della provincia di Trapani. Origini antiche quelle delle logge massoniche in questo territorio, che nei decenni hanno visto tra i propri iscritti personalità di ogni estrazione. Politici, di ogni ordine e grado, ministri, funzionari delle forze dell’ordine, anche di alto grado, funzionari della pubblica amministrazione, professionisti, imprenditori, ma anche mafiosi. Mafia e massoneria che si sono intrecciate nelle sale oscure della provincia di Trapani. Da Alcamo a Castelvetrano, da Mazara a Trapani.
La massoneria non è illegale, quella segreta e deviata sì, perchè rappresenta un potere parallelo allo Stato, alle istituzioni legalmente costituite.
Il dossier preparato dalla questura di Trapani e dalla Procura e consegnato alla prefettura fa un elenco delle logge massoniche presenti oggi nel territorio della provincia di Trapani. Come abbiamo già raccontato, sono 19 logge e quasi 500 iscritti. Logge pubbliche, non vietate, ma su cui la procura di Trapani vuole fare degli accertamenti.
Interesse anche in considerazione delle storie passate, delle vicende che hanno riguardato questa provincia e il rapporto spesso distorto con la massoneria.
Radici lontane, dicevamo. Che affondano già all’epoca dell’unità d’Italia, da Garibaldi in poi. Ad Abele Damiani, marsalese, a cui è intitolata una delle 19 logge, proprio quella di Marsala. A Nunzio Nasi, definito “astro nascente della politica nazionale dei primi del secolo”, fu Ministro della Pubblica Istruzione, che rischiò di diventare presidente del consiglio, nonché Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, se non fosse stato condannato per corruzione nel 1908.
Ma è dal dopoguerra che il fenomeno della massoneria ha cominciato a prendere piede e raccogliere seguaci.
La massoneria negli anni ’80 è rimasta sconquassata dalle vicende politico-giudiziarie di risonanza nazionale e locale. Dalla loggia P2, alla Iside 2, quella scoperta a Trapani trent’anni fa.
“Esse però – si legge nel dossier di questi giorni – non sembrano aver ancora ingenerato il diffuso convincimento che in seno a logge massoniche, soprattutto se occulte o deviate, possa annidarsi un vero e proprio potere parallelo in grado di inquinare l’attività amministrativa e la gestione della cosa pubblica in genere costituendo, nei casi più gravi, una temibile turbativa per le istituzioni e la collettività”. Insomma, ci si chiede “fino a che punto la quotidiana e multiforme attività di enti pubblici non sia subdolamente pilotata dall’influenza di poteri occulti assai più penetranti (e meno appariscenti) della purtroppo diffusa logica clientelare, della dilagante corruzione o, ancora, delle ben note pressioni intimidatorie di chiara matrice mafiosa”.

La procura di Trapani passa in rassegna i fatti che hanno riguardato la massoneria “deviata” negli ultimi 30 anni. A partire proprio da quello che succedeva nel Centro Studi Scontrino di cui era direttore “l’ambigua figura” di Giovanni Grimaudo, in cui si nascondeva la loggia coperta “Iside 2”. Vi facevano parte personalità di ogni estrazione. Politici e mafiosi, forze dell’ordine e funzionari. C’era il vice prefetto Chitarro, il marsalese Pippo Sparla, già segretario della Camera di Commercio, e consulente dell’amministrazione del Sindaco Giulia Adamo. Il capo mafia Mariano Agate, gli altri indiziati e condannati di mafia, come Tommaso Antonio Cremona, Rosolino Filippi, Pietro Fundarò, Natale L’Ala, Giuseppe Mandalari, Giovan Battista Agate,  il parlamentare Aldo Bassi, il deputato regionale della Dc Francesco Canino, l’ex sindaco di Trapani Erasmo Garuccio, tutti deceduti. L’ex sindaco di Erice Ignazio Sanges, l’ex consigliere provinciale Mario Sugameli. C’era anche l’ex deputato nazionale dell’Udc Calogero Mannino. Solo per fare qualche esempio.
E negli anni novanta però l’attenzione degli inquirenti sulle logge massoniche non si è fermata. Nel 1994 si è indagato sul materiale trovato a casa di Tonino Vaccarino, già sindaco di Castelvetrano, che negli anni 2000 inizio una corrispondenza, tramite pizzini, con Matteo Messina Denaro, su mandato dei servizi segreti. I docuementi trovati a casa di “Svetonio”, così si firmava nei pizzini al super boss, riguardavano la appartenenza sua e di altre persone alla Massoneria Italiana. Nel suo materiale veniva trovata una lista di nomi sotto il titolo “Valle Sossio” della quale non c’era traccia tra le logge aderenti al G.O.I.. Tra i 30 nomi in lista spiccavano quelli di Vaccarino, Gaspare Bocina, ex Sindaco di Mazara del Vallo, e di Giuseppe Stallone, già sindaco di Campobello di Mazara, e di Gaspare Bocina, sindaco di Mazara del Vallo. Vaccarino e Bocina in passato hanno avuto dei “pregiudizi penali per associazione a delinquere di stampo mafioso”. E Bocina in particolare “risultava al centro di un inquietante intreccio tra ambienti mafiosi e massonici, come rilevato dalle indagini svolte dalla locale squadra Mobile a seguito dell’attentato a Rino Germanà”. In quella lista c’era il ragioniere capo del comune di Castelvetrano, Gaspare Rizzo, l’ex assessore a Campobello, Nino Mangiaracina. Antonino Candela, già responsabile dell’Utc di Mazara. Vincenzo Paladino, giò tenente dei vigili del fuoco di Marsala.
La massoneria, dicevamo, spesso è stata attenzionata per il suo sistema di potere, per i rapporti con la criminalità organizzata.
Nel 2006 alla Procura di Trapani, arriva una lettera firmata “veri massoni stanchi”. Un esposto che “consentiva di accertare che alcuni massoni di Iside 2, Giovanni Grimaudo, Antonino Corselli, Nicolò Formusa e Giovanni Guitta avevano messo in atto con artifizi e raggiri delle truffe ai danni di professionisti a cui avevano promesso ‘iniziazione ad una fantomatica loggia chiamata Italo Letizia”.


Ragionamenti, questi fatti dalla Procura e dalla Questura, e da noi riportati che non sono piaciuti a Stefano Bisi, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani: 

“Essere massoni non è un reato. L’articolo 18 della Costituzione garantisce in modo inequivocabile ogni associazione che non sia segreta, come non lo è la Massoneria del Grande Oriente d’Italia le cui sedi sono note e i cui meriti nella storia risorgimentale e repubblicana del nostro Paese sono innegabili. Le logge trapanesi del Grande Oriente d’Italia sono legali e trasparenti e i fratelli non hanno niente a che vedere con organizzazioni criminali, del malaffare e di qualsiasi altra forma che inquini la vita pubblica e violi le regole della legalità. Fare di tutta l’erba un fascio non va bene, così come non va bene il clima di caccia alle streghe che si è diffuso in città e nella Provincia in seguito alla pubblicazione di articoli giornalistici che parlano genericamente di massoneria e di iscritti”.

Il Gran Maestro Stefano Bisi  lancia poi un messaggio di condanna contro la mafia ed ogni forma di criminalità e contro le forme di massoneria deviata o pseudo massoneria che “tenti di manipolare per biechi e criminali interessi la Società, la cosa pubblica e la libertà dei cittadini italiani. La Magistratura vada avanti sino in fondo e colpisca alla radice quelle organizzazioni che si richiamano alla Massoneria ma che di essa non hanno nulla se non l’accattivante immagine dietro cui celarsi per altri meno nobili fini. Il Grande Oriente d’Italia che ha organizzato in tutta Italia convegni per i 70 anni della Repubblica, che osserva fedelmente la Costituzione e le leggi dello Stato, non ha che come unico principio la Legalità”.

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".