Il sistema Licata, l’imprenditore soggetto al sequestro record da 127 milioni di euro, si basava sulle fatture false. Ecco come funzionava, il caso dell’impresa “evasore totale”, che dichiarava ‘zero’, ma che staccava fatture per milioni di euro.
C’erano le fatture gonfiate, e nella maggior parte dei casi fittizie, alla base del sistema Licata a Marsala. Un sistema – secondo le indagini di Procura e Guardia di Finanza – che ha permesso a Michele Licata, re delle strutture turistiche a Marsala – di evadere tasse per 9 milioni di euro e ottenere illecitamente fondi europei e nazionali per 6 milioni di euro. Evasione fiscale, truffa, riciclaggio, falso, sono i reati di cui è accusato Licata, e a vario titolo anche i suoi familiari. Negli ultimi giorni per lui è arrivato il maxi sequestro preventivo a beni, società e conti correnti per 127 milioni di euro. Il sequestro più consistente fatto in Italia per “pericolosità” fiscale. Si tratta di un sequestro preventivo a confisca, significa che i beni di Licata e familiari passano allo Stato.
Questo sequestro si accavalla a quello dello scorso Aprile, da 113 milioni di euro. Un sequestro per ‘equivalente’, era quello, un’indagine che ha scoperchiato un sistema volto all’ottenimento di fondi e all’evasione fiscale.
Un sistema che si basava – secondo l’inchiesta della Procura -su una rete di imprenditori che emettevano fatture gonfiate o addirittura per prestazioni mai effettuate, quindi fatture false.
Quell’inchiesta, che è la madre dell’indagine patrimoniale che ha portato al sequestro preventivo di questi giorni emesso dalla Sezione Misure Prevenzione del Tribunale di Trapani, prende spunto da una segnalazione arrivata alla Polizia Tributaria della Guardia di Finanza dalla Direzione Investigativa Antimafia su tale Giuseppe Sciacca, poi indagato.
Il caso di questa ditta è emblematico del sistema Licata, messo su, in base a quanto ha ricostruito la Guardia di Finanza, a colpi di false fatture, soprattutto emesse da imprese che erano tutt’altro che attive. La Dia stava indagando su tale Sciacca Giuseppe, e scopre che per gli anni 2009 e 2010 c’erano fatture per oltr un milione e 200 mila euro emesse per lavori alle società di Licata che però non avevano riscontro. Poi si è arrivati ad altro.
La “ditta individuale Sciacca Giuseppe”, è risultata essere evasore totale non avendo mai presentato le dichiarazioni ai fini Iva Nonostante ciò negli anni, dal 2008 ad oggi, ha emesso fatture nei confronti delle società del “Gruppo Licata” per un importo complessivo pari ad euro 4.696.744.
Durante le operazioni ispettive la ditta non è stata in grado di fornire registri e scritture contabili. Una azienda, che fatturava lavori per milioni di euro di edilizia, che non aveva locali proprio, che non aveva automezzi. L’unico bene strumentale era un autocarro, ma lo stesso Sciacca ha detto di non esserne più in possesso da anni. E poi la ditta non ha presentato nessuna dattura di acquisti di materiali o attrezzature utili per fare quei lavori per le società del Gruppo Licata. Lavori, e fatture, che sono serviti, ricordiamolo, a far ottenere a Licata ingenti somme di denaro che l’Unione Europea e lo Stato erogano.
Le società del “Gruppo Licata”, poi, è stato scoperto leggendo le contabilità, avevano un debito nei confronti di Giuseppe Sciacca di circa 2,8 milioni di euro, in base alle fatture che aveva ricevuto. Ma il creditore Sciacca non ha mai intrapreso azioni legali, non ha mai fatto valere il suo diritto. E certo, quei lavori a cui si riferivano le fatture, non sono mai stati effettuati.
Questa è solo una delle imprese che avevano un volume d’affari pari a zero e invece fatturavano alle società di Licata.
La “ditta individuale Castiglione Maria Rosa”, per fare un altro esempio, è risultata essere evasore totale per gli anni d’imposta 2008, 2010, 2011, 2012 e 2013, non avendo mai presentato le prescritte dichiarazioni ai fini dell’I.V.A. e delle II.DD. Per l’anno 2009 risulta invece avere presentato il relativo Unico con Volume di Affari pari a “zero”.
Nello stesso periodo, la ditta individuale ha emesso fatture nei confronti delle società del “Gruppo Licata” per un importo complessivo pari ad euro 1.489.998,42.
O ancora la “PI.CA.M. S.n.c. di Nizza Antonio & C” che è risultata essere “evasore totale” per gli anni d’imposta 2008, 2010 e 2012, non avendo presentato le dichiarazioni ai fini dell’ I.V.A. e delle II.DD. Per l’anno d’imposta 2009 ha presentato il relativo Mod. Unico/Società di Persone con Volume di Affari “zero”. In questi anni però la società ha emesso nei confronti delle società del “Gruppo Licata” fatture per un importo complessivo pari a euro 1.920.884,20.
Di rapporti di questo genere, Michele Licata ne aveva tanti, con diverse imprese, con diverse persone. C’erano soggetti disoccupati che staccavano fatture milionari. C’erano persone che hanno dichiarato che le fatture sono state staccate a loro insaputa.
I fornitori indiziati di emettere fatture per operazioni inesistenti, sono per la Guardia di Finanza evasori totali o contribuenti che hanno dichiarato volumi di affari notevolmente inferiori ispetto agli importi complessivi delle fatture emesse nei confronti delle società del “Gruppo Licata. Inoltre, evidenzia la Procura, “la maggior parte dei fornitori non possedevano un’organizzazione aziendale, mezzi, personale e capitali o un’organizzazione commerciale (elemento che contraddistingue l’operatività di un’azienda) idonea a giustificare cessioni di merci e/o prestazioni di servizio per importi molto rilevanti come quelli che risultano stati essere fatturati”
Per chi si prestava a questo gioco, a questo sistema, secondo quanto è emerso dall’inchiesta, veniva corrisposto il 2-3% del totale della fattura da Licata.
Una ricompensa, quasi, in un sistema ben ingranato.