E’ indicato, nelle varie indagini che lo hanno coinvolto, come una pedina fondamentale degli interessi imprenditoriali della mafia del Belice, con la supervisione di Matteo Messina Denaro. Salvatore Angelo, imprenditore nel settore calcestruzzi, da Salemi. Il suo ingente patrimonio, fatto di terreni, immobili, aziende, conti correnti e altri beni, nel corso degli anni è stato distratto a favore dei suoi congiunti. Come con Nino Nastasi, i carabinieri del Ros su indicazione del Tribunale misure prevenzione di Trapani, hanno passato al setaccio e messo sotto chiave i beni di Angelo, della moglie Caterina Giuliano, di figli e parenti.
L’indagine patrimoniale ha confermato come l’organizzazione capeggiata dal latitante trapanese Matteo Messina Denaro fosse in grado di intervenire nell’esecuzione di importanti lavori nel settore delle energie rinnovabili, con una fitta rete di società controllate, in modo diretto e indiretto, dall’imprenditore Salvatore Angelo. Quest’ultimo è risultato un soggetto fondamentale intorno al quale ruotava il sistema societario con cuil’organizzazione mafiosa si è infiltrata direttamente nel circuito produttivo e, in particolare, nei progetti di realizzazione dei parchi eolici di San Calogero di Sciacca, Eufemia di Santa Margherita Belice e Contessa Entellina.
Diversi i beni soggetti alla misura preventiva del sequestro. Tra questi anche terreni e un fabbricato in contrada Bovarella intestato al Comune di Salemi.
Il terreno con un rudere in mezzo è stato compreto nel 1980 dai coniugi Angelo al costo di 30 milioni di vecchie lire. Un investimento che, annota il tribunale, non trovava pezze d’appoggio nei conti dell’imprenditore. Poco dopo su quel terreno veniva costruita abusivamente una villa con un magazzino di pertinenza. Opere che poi sono passate al patrimonio Comunale, ma che nel frattempo erano diventate anche sede legale delle imprese intestate a Salvatore Angelo.
L’imprenditore di Salemi entra quindi nel giro delle energie rinnovabili. Nel 2012 è stato arrestato per associazione mafiosa, estorsione e armi. E’ l’operazione Mandamento, per gli inquirenti è il perno centrale di un triangolo che lega mafia, politica, e imprenditoria nel settore delle biomasse e dell’energia pulita. Nel calderone ci finisce anche l’ex consigliere provinciale Santo Sacco. Lui, Angelo, nel marzo 2014, viene condannato a 13 anni e 4 mesi di reclusione. Per il tribunale è chiaro che Angelo “abbia fatto parte di “Cosa Nostra” ed in particolare della famiglia di Salemi, costituendone una diramazione “economica””.
Le tecniche di distrazione dei beni non sono nuove per Angelo. Con la moglie ha sempre asserito di essere separati, hanno formalmente residenze diverse e distinte dichiarazioni fiscali, almeno dal 1997. Ma era solo un trucco. Gli inquirenti hanno appurato che si trattava solo di un escamotage per distrarre i controlli sui patrimoni. Loro però erano separati solo su carta, non erano divorziati. Lo si è scoperto anche attraverso il controllo dei rapporti bancari, che hanno evidenziato, ad esempio, diversi scambi di denaro tra i due. Come i 40 mila euro disposti nell’arco di un mese, nel 2006, dalla moglie a favore di Salvatore Angelo.
La condanna per mafia a oltre 13 anni per l’imprenditore di Salemi è solo l’ultima in ordine di tempo. In passato ha riportato condanne per vari reati. Nel 1981 e nel 2007 per associazione per delinquere, ad esempio. Ma anche bancarotta fraudolenta. Nonostante ciò Angelo, anche attraverso il figlio Andrea, ha continuato a svolgere l’attività imprenditoriale, negli interessi della famiglia mafiosa belicina, come emerge dalle indagini. Attraverso la Salemitana Calcestruzzi srl gli Angelo erano molto attivi nella “la produzione e commercializzazione di calcestruzzi, servizi di movimento terra ed opere edilizie in genere”.
Salvatore e Andrea Angelo, vengono intercettati diverse volte, con il padre che dà delle dritte al figlio sul “modo di comportarsi chiaramente ispirati ad un codice di tipo mafioso”.