8 giugno 2021, editoriale, Tp24 – il territorio in diretta
Tre cose ho pensato alla notizia del ritorno nella giunta regionale di Ruggero Razza, indagato per aver falsificato i dati sull’epidemia da Covid in Sicilia, alla guida dell’assessorato alla Sanità della Regione guidata da Nello Musumeci. In verità ne ho pensate tante, ma tre su tutte.
La prima è una cretinata (ma come tutte le cretinate ha più di un fondo di verità): una grande canzone di Elio e le Storie Tese, che mi ricorda molto il nostro, e le sue ultime vicissitudini. La canzone si chiama “Shpalman”, e prende il nome da un supereroe che è specializzato a “spalmare” la faccia delle persone, non vi dico con cosa. Ma la canzone, per chi vuole, è in calce a questo articolo, e riflette, comunque, la condizione di molti siciliani in questo momento, dato che si vedono, di nuovo, al timone della sanità siciliana, il giovin assessore che al telefono spalmava le vittime del Covid.
La seconda cosa è che Musumeci, a quanto pare, non poteva più aspettare, per questa ri – nomina avvenuta addirittura il 2 Giugno, giorno della Festa della Repubblica. Che coincidenza. Noi festeggiamo la Repubblica, la Costituzione Italiana, e Musumeci richiama al suo incarico un assessore indagato, facendosi beffe ancora una volta del più maltrattato degli articoli della Carta Costituzionale, che non è l’1 sulla “Repubblica fondata sul lavoro”, il 3 sull’uguaglianza, il 21 sulla libertà di stampa. Il vero articolo calpestato da chi ci governa, a tutti i livelli, è il 54, il più indifeso, quello che dice : “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. E’ un articolo bellissimo, perché, in poche semplici parole, supera ogni peloso dibattito sul garantismo e i manettari, e ci spiega che non è un problema di legalità, la gestione della cosa pubblica, ma di disciplina (cioè il modo in cui ci comportiamo, quando abbiamo cariche pubbliche, che deve essere il più responsabile possibile) e di onore, cioè di prestigio, di saper camminare a testa alta. Oggi io non so se Razza può sostenere lo sguardo dei siciliani.
L’altra cosa è che la ri-nomina del patriota Razza avveniva proprio nel giorno in cui l’Isola si presentava nel bilancio quotidiano del Covid che ormai scandisce i nostri pomeriggi, con il record di morti, per quel giorno. Ed è vero che i dati schiacciano i dati, e quindi nella centrifuga in cui siamo immersi ormai non facciamo caso più a nulla. Però anche questa cosa l’ho trovata simbolica: il ritorno di Razza nel giorno in cui la Sicilia si presenta con il bilancio peggiore sul Covid. Touchè, direbbero i francesi. Teccà, diciamo noi siciliani. E poi ho avuto un pensiero accidentale: ma poi, mi sono chiesto, questi dati saranno veri? questi morti sono morti? magari erano di più e sono stati spalmati per non impressionare troppo il giovin assessore di ritorno in assessorato come si ritorna dall’Erasmus, oppure, no, erano di meno, e li hanno spalmati verso il su per dare una sensazione di emergenza in corso, perchè, si sa, noi siamo la Regione dell’emergenza continua (nelle strade, nella sanità, nei boschi che bruciano con puntualità, nell’acqua che non arriva nelle nostre case) e niente giustifica i colpi di spugna più dell’emergenza. E se ho pensato tutto questo è perchè Razza rappresenta non un caso giudiziario, ma un caso politico, politico in senso grande, perchè mina la nostra fiducia nelle istituzioni, ed ogni volta che lui parlerà io, come tanti, avrrò dei dubbi, e quando lui andrà in conferenza stampa a parlare di deceduti, come di posti letto, a qualcuno scapperà un sorrisino, qualcuno guarderà altrove. Ecco, il problema è sempre quello, non avremo più il coraggio, la voglia, di guardarlo negli occhi. I più educati faranno finta di nulla, altri metteranno la solita, sicilianissima, maschera. Non quella che il Covid ci ha imposto, l’altra. Esatto, quella maschera là.