Continua il nostro viaggio all’interno del sistema Licata – Baglio Basile. Ricapitoliamo quanto abbiamo scritto ieri. Il Comune di Petrosino ha avviato un anno fa, e concluso da qualche un giorno, un procedimento interno per rivisitare le concessioni edilizie che erano state rilasciate dall’ufficio tecnico comunale negli anni che vanno dal 2002 al 2005 e relative alla realizzazione del Baglio Basile. Ebbene, queste concessioni sono illegittime. Le concessioni, rilasciate alle società Roof Garden e Rubi, società di Michele Licata, non rispettano le prescrizioni e le norme urbanistiche e le disposizioni della Regione Siciliana e dello stesso consiglio comunale.
Il consiglio comunale di Petrosino, nel 2002, aveva autorizzato la società Roof Garden a realizzare un complesso turistico che prevedeva 110 camere per un totale di 220 posti letto. Ma gli uffici tecnici del Comune hanno fatto allargare la struttura di ben altre 50 camere, un terzo: 167 camere e 334 posti letto, in maniera difforme non solo dalle prescrizioni del Consiglio Comunale, ma, fatto ancora più grave, dell’assessorato al Territorio e all’Ambiente della Regione Siciliana, che aveva imposto delle condizioni precise (“esclusione di qualsiasi incremento dimensionale”). Ad esempio, aveva imposto che il terreno e gli edifici del Baglio Basile non potevano essere venduti per almeno venti anni. Invece l’imprenditore Michele Licata, con la complicità di funzionari e dirigenti dei pubblici uffici che dovevano vigiliare, è riuscito a vendere parte della sua proprietà da una società, Roof Garden srl, ad un altra, Rubi srl: una vendita ovviamente fittizia, per aggirare le restrizioni urbanistiche. Ancora, era previsto che le attrezzature sportive del complesso (pensiamo, su tutte, alla piscina) e quelle collettive (le sale conferenze) fossero ad uso pubblico, dietro convenzione con il Comune di Petrosino, e compatibilmente con l’attività imprenditoriale. Ma per anni nessuno al Comune di Petrosino ha fatto valere questo importante benefit per i cittadini e le associazioni locali. Eppure la convenzione c’è, è stata registrata il 30 Dicembre del 2002 e prevede “l’uso gratuito delle attrezzature sportive” e di “sale ricevimenti e conferenze” per il Comune di Petrosino.
Tutte le concessioni edilizie rilasciate sono in difformità a quanto previsto nella delibera del consiglio comunale – la 79 del 2002 – che approvava la variante urbanistica. A cominciare dalla prima, la principale. E ‘ la concessione edilizia numero 4 del 10 Gennaio 2003, rilasciata alla Roof Garden srl, e riguarda la realizzazione dell’intero complesso turistico ricettivo. Sono 11 tavole progettuali, a firma dell’architetto Nicolò Pipitone, iscritto all’albo degli architetti della Provincia di Trapani (n.526): prevede la realizzazione di una struttura turistico ricettiva in totale difformità dalle previsioni progettuali edilizie ed urbanistiche. Perché l’architetto Pipitone fa un progetto così? Quali sono le sue responsabilità? E ancora: perché all’Ufficio Tecnico del Comune di Petrosino o non controllano o, sapendo, non fanno alcun rilievo?
Va detto che l’architetto Nicolò Pipitone, estensore del progetto, e l’ingegnere Pietro Giacalone, colui che il progetto dovrebbe controllare, si conoscono, e si conoscono bene. I due, di fatto, è come se fossero soci. Una circostanza nota e conosciuta in tutta Petrosino, che negli anni è passata come una cosa “normale”. Ed emerge, tra l’altro, da una vicenda di cronaca giudiziaria di qualche anno fa. Giacalone, che ha subito diversi processi, era accusato di “abuso d’ufficio”, per avere vessato, con ispezioni e multe per migliaia di euro («al solo scopo di arrecare un danno»), due signore, Filippa Anastasi e Antonina Pulizzi, comproprietarie di un immobile al civico 136 di via Francesco De Vita, sempre a Petrosino Le due donne avrebbero avuto la colpa di «essere entrate in contrasto – secondo quanto sostennero i Pm- con Pipitone Nicolò, locatario dell’appartamento al primo piano, adibito dal Pipitone a studio di architetto, in società di fatto con il Giacalone, nonché occupato in parte, per lo svolgimento della propria attività da Zerilli Martino Mario, cognato del Giacalone».
I due sono soci di fatto. Controllore e controllato. Pipitone firma un progetto con nuovi volumi, sale non contemplate nel progetto edilizio di massima, altri fabbricati che invadono zone pubbliche, una nuova distribuzione delle aree ad uso publico totalmente diversa da quanto prescritto, anche nelle modalità di esecuzione. Superficie e volumetria, con le varie concessioni, vengono aumentate del 20%, i posti letto salgono da 110 camere a 167.
E’ in questo sistema che si muove Michele Licata. Il Baglio Basile è stato realizzato con concessioni rilasciate alle due società, Roof Garden e Rubi, con una gran confusione di carte e progetti, ma in realtà si tratta, ovviamente, di un’unica costruzione, un solo complesso edilizio. La variante approvata in consiglio comunale, ad esempio, prevedeva il cambiamento della destinazione d’uso del lotto di terreno dove sorge il Baglio Basile in zona turistico – ricettiva, escludendo ogni possibilità di incremento dimensionale, senza vendita o cessioni per almeno 20 anni.
Raccontano che in quegli anni Michele Licata si muovesse tra le stanze del Comune di Petrosino con grande confidenza e disinvoltura, ed è da credere. Perché ha fatto quello che ha voluto, ottenendo le concessioni che voleva, e facendo anche di più: il Baglio Basile, come abbiamo detto, sorge in una zona turistico – ricettiva. E invece è stata considerata, come se il Consiglio Comunale non contasse nulla di nulla, come una zona di verde agricolo agevolato. Perchè? Perché ciò ha permesso l’accesso alle agevolazioni previste dalla legge per gli interventi in zona agricola dall’articolo 30 della legge regionale 2/2002 che non sarebbero state previste per il Baglio Basile, dato che la destinazione dell’area era stata variata in “zona turistico ricettiva”. Questo è un capolavoro: si chiede al Comune una variante, che comporta una cambio di destinazione d’uso di un lotto di terreno, per poi fare finta che il terreno sia comunque a destinazione agricola, ed avere più vantaggi. E tra l’altro, originariamente, solo una parte del lotto su cui sorge il Baglio Basile rientrava nella destinazione agricola.
Scrive ancora nella relazione il Comune di Petrosino, al termine dell’inchiesta interna su quello che avvenuto in quegli anni:
“I provvedimenti abilitativi all’edificazione dell’insediamento Turistico Ricettivo rilasciati alla Società Roof Garden e alla società Rubi srl, e precisamente la Concessione edilizia n° 63/2003 e la concessione edilizia 11/2004 sono corredate da conteggi analitici sul calcolo della volumetria e della superficie che riportano artificiosamente una consistenza non veritiera delle previsioni progettuali che indicano una volumetria ad altezza inferiore a quella realmente edificata”.
In tutta questa confusione, non è stato mai definito o chiarito l’ammontare degli oneri da pagare per l’urbanizzazione. E anche le aree destinate ad uso pubblico sono differenti da quanto prescritto. Senza contare poi l’anomalia della tempistica dei procedimenti: tutte le concessioni edilizie sono state rilasciate in tempi molto stretti, nonostante la complessità degli interventi, le dimensioni dell’albergo. Addirittura la concessione edilizia n° 63 del 7 Novembre 2003 – come abbiamo ricordato ieri – è stata rilasciata, letteralmente, da un giorno all’altro: era stata richiesta infatti appena il 6 Novembre 2003.
Aveva fretta, Michele Licata. E qualcuno preparava per lui corsie preferenziali, senza rispettare le prescrizioni di legge, organizzando un’architettura complessa, con la cessione di attività da una società all’altra in modo fittizio. In alcuni casi, poi, la concessione edilizia neanche c’è, due corpi di fabbrica nell’area sud – ovest del Baglio Basile, sono privi di titolo edificatorio. Non sono contemplati in nessuna concessione edilizia.
Solo dal 2009 le istanze del Baglio Basile cominciano a ricevere i primi dinieghi dal Comune, e le controdeduzioni delle due società – oggi in amministrazione giudiziaria – sono state sempre respinte. E solo oggi, dopo quindici anni, si fa chiarezza, almeno dal punto di vista dello svolgimento dei fatti, su tutto ciò che è avvenuto in quegli anni. Resta da capire come tutto ciò sia stato possibile.
Ai provvedimenti del Comune di Petrosino, le società Rubi e Roof Garden, oggi in amministrazione giudiziaria, hanno fatto pervenire controdeduzioni, nell’Aprile scorso, con una memoria del Prof. Architetto Giuseppe Gangemi, che il dirigente del Comune di Petrosino definisce “dagli oscuri contenuti”. Cosa c’entra Gangemi con Petrosino? Era consulente (20.000 euro) per la Valutazione di Incidenza Ambientale del Piano Regolatore Generale della città, quando qualche anno fa – lo abbiano ricordato ieri – il capo dell’ufficio tecnico, Giacalone, si era dato da solo l’incarico di progettazione del Piano. Gli amministratori giudiziari, che sono lì su nomina del Tribunale di Trapani, a rappresentare lo Stato, sembra che in un primo momento avessero preso atto della illegittimità dei titoli concessori e delle opere realizzate, poi invece si sono affidati a Gangemi (e come mai proprio a lui?) per contestare l’istruttoria del Comune. Ma le osservazioni sono state tutte respinte al mittente. E in nome “dell’attuale superiore interesse pubblico non solo al ripristino della legalità violata ma anche alla riaffermazione della tutela della genuinità degli interessi pubblici”, il Comune di Petrosino, alla fine, ha deciso di revocare tutte le concessioni.