Il Baglio Basile, il complesso turistico alle porte di Marsala, è abusivo. Le concessioni edilizie sono state revocate, perché irregolari. Permessi accordati da un giorno all’altro, mancato rispetto di volumi e divieti, cementificazione senza regole: è un vero e proprio sistema. E’ quello messo su dall’imprenditore Michele Licata, che ha permesso la costruzione, nel Comune di Petrosino, di un enorme complesso turistico alberghiero, in spregio di regole e prescrizioni.
Michele Licata è l’imprenditore di Marsala che qualche giorno fa è stato condannato a quattro anni, 5 mesi e 20 giorni di carcere per una colossale evasione fiscale, truffa allo Stato e malversazione. Michele Licata è stato anche interdetto per due anni dai pubblici uffici e soprattutto dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, nonché di contrattare con la pubblica amministrazione. Idem, anche se solo per un anno, le figlie Clara Maria e Valentina, che hanno patteggiata la pena. La prima ha concordato una pena a 1 anno, 4 mesi e 10 giorni, la seconda a 1 anno, 1 mese e 10 giorni.
L’evasione fiscale contestata al “gruppo Licata” (Iva e tasse non pagate tra il 2006 e il 2013) è stata stimata da Procura e Guardia di finanza in circa 7 milioni di euro, mentre i finanziamenti pubblici per la realizzazione di alberghi e ristoranti “indebitamente” percepiti ammonterebbero a circa quattro milioni di euro. Il reato di malversazione è stato, invece, contestato a Michele Licata per aver sottratto alle sue società denaro per fini personali. Circa un milione e 800 mila euro.
Il 21 Aprile 2015 Licata ha subìto un sequestro “preventivo d’urgenza” di somme di denaro, quote societarie, beni mobili e immobili, per un valore di circa 13 milioni di euro, nonché quote sociali e beni mobili e immobili di quattro complessi aziendali per un valore stimato in circa 90 milioni di euro. Questo primo sequestro ha riguardato il ristorante-sala ricevimenti “Delfino”, il “Delfino Beach”, l’agriturismo “La Volpara” e il “Baglio Basile” (albergo-ristorante-sala convegni-centro benessere con piscina). E “per equivalente” anche quote delle relative società, nonché de “L’arte bianca” e “Sweet Tempation” (panificazione) e “Rakalia” (assistenza residenziale). In novembre, dopo il coinvolgimento di altri familiari, seguì il sequestro disposto, sempre su richiesta della Procura di Marsala, della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani (beni per un valore di 127 milioni). Dopo questo ulteriore sequestro, gli investigatori definirono Michele Licata “abituale evasore fiscale socialmente pericoloso”.
Più volte abbiamo parlato a proposito di Michele Licata, di un “sistema”, in riferimento alle sue maxi – truffe. Cos’è il sistema? Una rete di collaboratori, ad ogni livello, anche i più insospettabili, che hanno aiutato Licata, si sono girati dall’altra parte quando dovevano controllare, hanno accelerato pratiche che meritavano invece di essere approfondite.
Ed è proprio questo sistema che emerge da una determina pubblicata lo scorso 6 Dicembre nell’albo pretorio del Comune di Petrosino. Una determina redatta dal capo dell’ufficio urbanistica del Comune, l’architetto Laudicina. Ci sono voluti due anni per scriverla. E’ un report (lo potete scaricare qui) che racconta come negli ultimi 15 anni ha funzionato il “sistema Licata” a livello burocratico – amministrativo. Come funzionasse a livello contabile lo sappiamo già, con diversi imprenditori che facevano da “cartiera” per Licata, producendo fatture false per centinaia di migliaia. di euro. Adesso emerge un altro aspetto della vicenda, che, chiaramente, diventerà anche oggetto di attenzione della Procura della Repubblica di Marsala in un nuovo filone di inchiesta.
Perché ormai è provato che Licata non è un imprenditore furbo, un evasore o un truffatore solitario. C’è qualcosa di più, nella sua condotta criminale, una rete di relazioni e di connivenze su cui bisognerebbe fare luce. Perché la conclusione dell’istruttoria condotta dal Comune di Petrosino in questi due anni ha del clamoroso: tutte le concessioni edilizie rilasciata al Baglio Basile sono irregolari. La struttura è totalmente abusiva. Si tratta di quattro concessioni edilizie, rilasciate, si legge nella lunga e tecnica determina “in spregio delle norme urbanistiche”, con il ricorso a vendite fittizie tra le due società di Licata (Roof Garden e Ruby) per dividere lotti e confondere le carte anche agli occhi dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, che infatti non è riuscito ad effettuare i controlli dovuti sulle prescrizioni che erano state fatte. Dal 2003 al 2005, anni di costruzione del complesso del Baglio Basile, si sono succedute varianti urbanistiche “allegre”, con vincoli non rispettati, utilizzo improprio di agevolazioni. Di più: non sono mai stati calcolati i contributi dovuti per gli oneri di urbanizzazione, tutto è aleatorio, perché nessuno, in pratica, ha fatto un controllo reale di quanto stava accadendo. Se qualcuno si fosse messo a fare il suo dovere, ad esempio, avrebbe scoperto violazioni enormi: la concessione edilizia 4/2003, una di quelle che danno il via alla costruzione del Baglio Basile, è stata fatta in “totale difformità” rispetto alla variante che era stata approvata in consiglio comunale con la delibera numero 79/2002. Possibile che nessuno, dal Sindaco di allora, ai consiglieri comunali, anche quelli di opposizione, ai funzionari del Comune, abbia visto? Eppure si tratta di una costruzione imponente, il più grande albergo della provincia di Trapani. Il capo dell’Ufficio Tecnico quell’anno era l’ingegnere Piero Giacalone, famoso per essere stato colui che, da capo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Petrosino, si era assegnato da solo l’incarico per redigere il Piano Regolatore Generale del piccolo comune alle porte di Marsala. Giacalone è poi noto per essere finito in diverse vicende giudiziarie, ben sei procedimenti, dalle quali è uscito sempre assolto.
E’ lui che mette la firma alle concessioni edilizie oggi ritenute illegittime del Baglio Basile, che si può considerare pertanto, alla luce dei fatti, totalmente abusivo. E pensare che Giacalone era stato assunto dal Comune di Petrosino negli anni ’90 proprio nell’ambito di un progetto di lotta all’abusivismo (e oggi, tra l’altro, è tornato ad occuparsi sempre per il Comune di abusivismo edilizio presso il comando dei vigili urbani). Sorprende sopratutto la tempistica del rilascio delle concessioni. Perché chi ha a che fare con la pubblica amministrazione sa che per una concessione edilizia ci vogliono mesi, a volte passa anche un anno. Per le società di Michele Licata invece il Comune di Petrosino ha realizzato il sogno di molti: la burocrazia a zero ore. Addirittura una delle concessioni, richiesta il 6 Novembre 2003 (è la numero 63/2003) è stata rilasciata …. il giorno dopo: il 7 Novembre 2003. Quando è stata fatta l’istruttoria? Di notte?
Attenzione, però, il fatto che il Comune di Petrosino oggi, dopo un’inchiesta interna di due anni, abbia deciso di revocare le concessioni edilizie al Baglio Basile, attualmente in amministrazione giudiziaria, non significa che l’albergo deve essere abbattuto, e forse non lo pensano nemmeno al Comune di Petrosino. E’ un’ipotesi remota. Prima, innanzitutto, è probabile che ci sarà un ricorso degli attuali amministratori, che magari servirà a fare luce su altri aspetti di questa vicenda. Poi, è probabile che subentrerà la confisca dello Stato, aprendo un nuovo capitolo di questa vicenda criminale.
Tra l’altro, piccola curiosità, anche gli amministratori giudiziari sono stati denunciati per abusivismo dal Comune di Petrosino. I fatti sono accaduti questa estate. L’amministrazione giudiziaria della Roof Garden voleva infatti costruire un chiosco sulla spiaggia di Torrazza, progetto identico a quello di Michele Licata che tante polemiche aveva suscitato negli anni passati. La richiesta è stata presentata a Giugno, e già un giorno prima che la commissione urbanistica si riunisse era cominciata la costruzione del chiosco. Da qui il sopralluogo dei vigili urbani e la denuncia per abusivismo. L’amministrazione giudiziaria ha di contro chiesto al Comune di Petrosino un risarcimento danni di 120.000 euro. Non è l’unico motivo di attrito. Ancora c’è molta incertezza su tutte le imposte comunali non versate da Licata negli anni e che il Comune pretende dall’amministrazione giudiziaria. In campo ci sono diversi contenziosi, dagli importi milionari. Solo la Tari, la tassa sui rifiuti, non pagata dalle società di Michele Licata negli anni ammonta a 800.000 euro.