I terreni di Torrazza. Quando Di Giovanni faceva affari con Licata. Ecco i dettagli

I terreni di Torrazza. Quando Di Giovanni faceva affari con Licata. Ecco i dettagli

2020-04-27T17:42:00+02:00 6th Novembre, 2014|inchieste|

Calcedonio Di Giovanni, l’imprenditore a cui sono stati sequestrati beni per 450 milioni di euro perchè puzzano di mafia, nel 2009 ha venduto i suoi terreni di Torrazza, a Petrosino, alla Roof Garden di Michele Licata. Costi, versamenti, passaggi societari. Ecco tutti i dettagli dell’affare.

15 settembre 2009. Via Roma, Marsala. Siedono, davanti ad Eugenio Galfano, notaio ed ex Sindaco della città, l’imprenditore marsalese Michele Licata e l’imprenditore di Monreale Calcedonio Di Giovanni. Quest’ultimo ha alle spalle diverse condanne, dalla bancarotta, all’emissione di assegni scoperti, e poi abusivismo edilizio, furto di energia elettrica, fino ad arrivare alla truffa ai danni dello stato e altri reati fiscali. Proprio qualche mese prima Di Giovanni patteggia una condanna per una truffa ai danni dello stato, di quelle che si fanno con la 488, per l’ottenimento di finanziamenti pubblici per il suo residence Kartibubbo, a Campobello. La sentenza del Tribunale di Marsala arriva proprio due mesi prima, il 16 luglio esattamente.
Ma la cosa, là, in quello studio, non interessa. C’è da concludere un affare. Mettere nero su bianco il passaggio di proprietà di terreni dalla società “Il Cormorano srl” di Di Giovanni alla Roof Garden di Michele Licata. Sono i terreni di Torrazza, a Petrosino. 17 ettari nell’area dei Margi, quelli definiti dall’Unione europea come Zona a protezione speciale. Appezzamenti di terreno che al catasto sono classificati come “verde agricolo” e “zona vincolata a verde di rispetto costiero”. Una vasta area che arriva fino alla spiaggia di Torrazza, anzi, metà dell’arenile ricade proprio nel maxi lotto che si sta vendendo. E lo si sta vendendo a peso d’oro, secondo i ben informati. L’affare ammonta a 490 mila euro, che vengono trasferiti in 10 tranche dalla Roof Garden di Licata alla Cormorano di Di Giovanni. 9 assegni non trasferibili da 50 mila euro e uno da 40 mila euro che vengono versati nel giro di un mese. Otto di questi assegni, da 50 mila euro ciascuno tra bancari e postali, vengono tutti emessi il giorno della stipula dell’atto di vendita.
I terreni di Torrazza sono di proprietà della Cormorano di Di Giovanni dal gennaio del 1989, quando le sono stati trasferiti da un’altra società: la Beton Sud Nord E.E.S.. Di chi è? Sempre riconducibile a Calcedonio Di Giovanni, e sempre nella lista dei beni sequestrati all’imprenditore di Monreale.
E siamo ai giorni nostri. Perchè Di Giovanni, la scorsa settimana si è visto mettere i sigilli al suo patrimonio da 450 milioni di euro, dalla sezione misure prevenzione del Tribunale di Trapani su indicazione della Direzione investigativa antimafia di Trapani e Palermo. Per la Dia la scalata dell’imprenditore di Monreale, con diverse imprese nella provincia di Trapani, sarebbe stata “indissolubilmente intrecciata con i destini delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo”. Ecco che tra i beni milionari finiti sotto sequestro ci sono anche un centinaio di case nel villaggio turistico di Campobello di Mazara, Kartibubbo, in cui, secondo gli investigatori, sarebbe emerso “il collegamento di Di Giovanni con uno dei principali artefici del riciclaggio internazionale, ossia Vito Roberto Palazzolo”.
I suoi intrecci con la mafia, secondo la Dia, risalirebbero ai primissimi anni 70. Lui, Di Giovanni, non è mai stato accusato di appartenere a Cosa nostra, ma per gli inquirenti e i collaboratori di giustizia tutti i suoi affari sarebbero stati coperti finanziariamente dalle cosche. Di Giovanni aveva anche tentato di sottrarre il suo impero a possibili sequestri trasferendo, fittiziamente, proprietà e quote delle società a lui riconducibili. Creando società matrioska a San Marino e in Inghilterra. E una di queste operazioni è stata scoperta proprio nell’ambito del processo terminato con la condanna dell’imprenditore di Monreale due mesi prima della vendita dei terreni di Torrazza. Scrive il Tribunale di Trapani nell’ordinanza di sequestro di questi giorni: “La prima operazione posta in essere dal Di Giovanni per mettere al riparo dalla confisca e dai creditori il suo cospicuo patrimonio (intestazione alla Compagnia Immobiliare del Titano s.r.l. ) è rimasta svelata dalla sentenza del Tribunale di Marsala del 16-7-2009. E la società sammarinese alla “Compagnia Immobiliare del Titano s.r.l.” è dovuta intervenire con il suo patrimonio per risarcire il danno cagionato”.
E sembra che i terreni di Torrazza siano stati venduti poco prima di mettere in liquidazione la società Il Cormorano.
Una volta comprati i terreni la Roof Garden di Michele Licata ha cominciato a progettare qualcosa di gigantesco. Un complesso turistico alberghiero, con tanto di campo da golf, laghetti, stradine interne, e il lido sulla spiaggia. Il tutto è finito sotto sequestro. E i reati contestati a Licata sono quelli di lottizzazione abusiva, abusivismo edilizio con l’aggravante di essere avvenuto in una zona a protezione speciale quale è l’area umida dei Margi. Erano stati innalzate innalzate già gli edifici, che sulla carta erano opifici, ma avevano tutto l’aspetto di strutture abitabili. Il lido, che non aveva i requisiti di stagionalità, adesso è stato demolito. Un progetto molto discusso, a Petrosino. Una storia che sembrava ripercorrerne un’altra, sempre su Torrazza, sempre su casi di speculazione edilizia e aggressione del territorio. Torrazza Harbour, si chiamava, ed era stato pensato negli anni 70. Un proget­to enorme in un’area di 170 mila metri quadrati. Prevedeva un bacino portuale di 50 mila metri qua­drati. 30 mila metri quadrati di fabbricati. 500 posti bar­ca, 8 piscine, shopping cen­ter, ristoranti, bar, campi da tennis e una spiaggia priva­ta. Un roba devastante. La voleva realizzare una società di Monreale: “Immobiliare La Mantide srl”. Ed era sempre sua, sempre di Calcedonio Di Giovanni.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".