E’ finita per una vicenda giudiziaria l’avventura di Giulia Adamo a sindaco di Marsala. E’ finita con la condanna a due anni e 10 mesi inflitta dalla Corte d’Appello di Palermo per una vicenda che risale al 2005, a quando era presidente della Provincia di Trapani. Finisce dopo la sospensione, dettata dalla Legge Severino. E’ finita così. Come nessuno si aspettava. Non se l’aspettavano i suoi “amici”, i suoi sostenitori, la sua maggioranza. Non se l’aspettava l’opposizione, e i suoi detrattori.
Ma sono stati due anni molto attivi sul fronte giudiziario. Si chiude, un po’ come si era aperta. Con l’amministrazione colpita da vicende giudiziarie. Due anni di inchieste, avvisi di garanzia, blitz della procura che hanno coinvolto assessori, dirigenti, dipendenti, consiglieri comunali, e lo stesso sindaco. Situazioni più o meno imbarazzanti, a cui Adamo non ha battuto ciglio e senza mostrare minimo imbarazzo è andata avanti etichettando le indagini come “sciocchezze” e trincerandosi dietro la bandiera della legalità, quella di Libera ad esempio, e le commemorazioni in onore delle vittime della mafia.
Indagini, tante, nel corso di questi due anni.
E’ cominciato tutto subito dopo la campagna elettorale, con la Procura di Marsala che mette sotto inchiesta Enzo Sturiano, presidente del Consiglio comunale, e l’assessore Eleonora Lo Curto. I due sono indagati per voto di scambio. C’è il caso della stradella che sarebbe stata fatta asfaltare da Sturiano. Accuse pesanti, a poche settimane dall’insediamento della nuova amministrazione. Poi cadono tutte le accuse. Le posizioni di Sturiano e Lo Curto vengono archiviate. Ma è soltato la prima indagine che scatta nei confronti dell’amministrazione Adamo. Finiscono sotto inchiesta anche il vice sindaco Antonio Vinci e la dirigente Antonia Zerilli. Vengono indagati dalla Procura di Marsala per peculato continuato , perchè accusati di aver utilizzato l’auto di servizio del Comune per farsi venire a prendere e lasciare a casa. L’indagine partiva da un esposto anonimo. Entrambi, secondo quanto sarebbe emerso dall’indagine, svolta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, avrebbero «quotidianamente» utilizzato il mezzo in dotazione per ragioni d’ufficio (due Fiat Punto) per effettuare il tragitto casa-Municipio. Ma anche questa indagine è stata archiviata. Il fatto sarebbe stato anche riscontrato, ma non costituisce reato.
Poi c’è l’indagine che coinvolge direttamente Adamo. E riguarda fatti di quando deputato regionale all’Ars. E’ l’inchiesta della Procura di Palermo sulle spese pazze fatte dai deputati regionali. La chiamano “spesopoli”. Finiscono nel registro degli indagati quasi 100 tra politici e funzionari, accusati di aver usato i soldi dei gruppi parlamentari per i propri interessi: regali, cene, viaggi. Cose del genere. Cafonerie, se voggliamo. A Giulia Adamo vengono contestate spese per 500 mila euro. Una delle somme più alte. Sono spese dei gruppi che guidava. Dal Pdl Sicilia, all’Udc, al Gruppo Misto. Le più singolari sono la borsa Luis Vuitton da 500 euro, la coppa d’argento come regalo di nozze al figlio dell’ex assessore regionale Nino Strano. Una stufetta da 20 euro per gli uffici del gruppo. Tutto sotto la voce “spese di rappresentanza”. Giulia Adamo si difende: “Com si può pensare che io abbia usato soldi pubblici per fini personali?. Sono finita sulla gogna perché sono stata troppo pignola e ho rendicontato tutte le spese fatte negli anni. Sono cinquemila euro. Su borse, cravatte e altro si è creata un’ondata di fango. La borsa? Sarà stato un borsello, una borsa del genere non può costare soltanto 440 euro. L’abbiamo regalata a una signora che ha messo a disposizione il suo palazzo nobiliare per un’iniziativa politica”. Tutto risolto.
Da Palermo, si torna a Marsala, passando per Trapani. Perchè qui la procura indaga sul progetto di messa in sicurezza del porto di Marsala. Il progetto pubblico voluto da Adamo. Quello su cui la procura indaga è la mappa della poseidonia che sarebbe stata falsificata nel primo progetto. Viene indagato anche il progettista, Viviano. Quando la polizia giudiziaria arriva a Marsala, fa un blitz, e sequestra le carte sul porto per l’ex sindaco è una “festa”. “Abbiamo chiesto noi di sequestrare le carte” è la singolare spiegazione dell’ex sindaco.
Poi le ultime indagini. Quelle che hanno riguardato l’assessore Patrizia Montalto e il dipendente Giacomo Maltese. E’ lui il primo a ricevere un avviso di garanzia per truffa aggravata. Il caso è quello degli spettacoli per bambini finanziati con soldi pubblici. Secondo gli inquirenti Maltese avrebbe fatto pagare il biglietto, anche se doveva essere uno spettacolo gratis, e avrebbe intascato i soldi per poi versarli al Comune. Si parla di 900 euro. Nello stesso filone c’è l’indagine su Patrizia Montalto. L’assessore alla Cultura e Turismo ha ricevuto un avviso di garanzia dopo essere stata sentita come persona informata sui fatti. A lei viene contestato il favoreggiamento e la falsa testimonianza. Ma queste sono vicende ancora da chiarire.