“Il sole ci deve riscaldare tutti”, è questa la frase pronunciata e intercettata dai carabinieri ad uno degli arrestati dell’operazione antimafia Visir a Marsala. Si tratta di Vincenzo D’Aguanno a colloquio, nel suo recinto di Petrosino, con un altro degli arrestati, Michele Lombardo.
Una frase che racchiude in sé due elementi importanti; uno è quello dell’appartenenza all’associazione criminale, l’altro è, invece, quello del comune obiettivo degli esponenti della famiglia mafiosa: dividersi i proventi dei loro traffici e in parti uguali. Ma se da un lato questi intenti comuni vengono sottolineati nel corso degli incontri, dall’altro tra gli esponenti della consorteria marsalese si registrano diverse controversie nate proprio dalla iniqua spartizione dei soldi tra gli appartenenti e l’ingerenza, considerata indebita, di alcuni affiliati.
La natura di questi contrasti è palese in uno dei colloqui registrati tra D’Aguanno e Lombardo, appartenenti alla decina di Strasatti-Petrosino. Siamo nell’ottobre del 2014, i due pur riconoscendo la guida della famiglia in Vincenzo Rallo, mostrando nei suoi confronti assoluta fedeltà, criticano duramente alcuni affiliati. In particolare Michele Lombardo, detto Michelone, racconta a D’Aguanno del suo risentimento nei confronti di Michele Giacalone, altro arrestato nell’operazione Visir. Questi è ben visto dal capofamiglia Rallo per via delle sue erogazioni di denaro.
Così Lombardo racconta il colloquio avuto con Rallo proprio su Michele Giacalone: “Lo sai perchè tu ti tieni a questo? Perchè tu sei amico dei soldi! Invece io che ti ho fatto lo scavo… con i ferri miei… e non mi hai dato neanche una lirà nè tu nè tuo fratello… io sono tinto! Perchè questi… i ferri erano miei… invece Michele Giacalone che ti fa tutti i mattoni là e viene ogni minuto che vuole i soldi da te e come si chiama… è buono!”.
D’Aguanno e Lombardo accusano Giacalone di aver tentato in passato di procurare un incendio ai mezzi dello stesso Lombardo che avrebbe potuto causare dei danni ai mezzi di Natale Bonafede, già ai vertici della famiglia mafiosa di Marsala: “così è… quando tu dormivi e noi lo abbiamo preso in mezzo alle vigne che voleva accendere i ferri miei e quelli… che c’erano tutti i camion di Natale… di quello e dell’altro… questo è amico tuo è! Questo non è amico tuo? e tienitelo!”.
Altro elemento di controversia nata all’interno della decina e che salta fuori sempre da un colloquio tra D’Aguanno e Lombardo è la scelta di utilizzare come tramite per le comunicazioni Giuseppe Gentile, detto “testa liscia”, altro arrestato dell’operazione Visir. A Gentile i due avrebbero preferito Vincenzo Giappone, detto “u chiappune”, arrestato con l’operazione “The Witness” e già condannato per associazione mafiosa. Braccio destro del boss Antonino Bonafede, era lui che lo accompagnava agli incontri con gli altri mafiosi e con il capo mandamento di Mazara del Vallo Vito Gondola.
Altro punto rilevante, riguarda gli ordini imposti da Vincenzo Rallo a Ignazio Lombardo detto “u capitano”. Ordini che imponevano a quest’ultimo di non interferire nell’area di competenza di Michele Lombardo e Vincenzo D’Aguanno.
Così il colloquio tra i due: “Minchia ma a u capitano gli è rimasta qua compà!… quando viene di nuovo… un’altra volta U Capitano gli dico… allora tu non hai capito niente! Vincenzo ti ha detto: da un’altra parte”.
Della capacità e dei metodi utilizzati da Ignazio Lombardo per accaparrarsi lavori edili sia pubblici che privati, il duo D’Aguanno-Lombardo ne parlano in un’altra conversazione, nel corso della quale attribuivano a “U Capitano”, l’incendio di un mezzo da lavoro, un escavatore cingolato dell’imprenditore Salvatore Di Girolamo impegnato nella realizzazione della stazione di rifornimento dello scorrimento veloce Marsala-Birgi di proprietà della famiglia Adamo. Questo il colloquio tra i due in cui criticano l’avidità di Ignazio Lombardo e auspicano una equa spartizione delle risorse economiche:
D’Aguanno Vincenzo: Questa è stata cosa sua, fatta perchè c’è…
Lombardo Michele: per sfregio… per sfregio!
D’Aguanno Vincenzo: … il Capitano che ovunque il servizio lo deve prendere tutto lui…
Lombardo Michele: sì sì… tutto lui lo vuole prendere
D’Aguanno Vincenzo: Si fa giorno, si fa giorno sempre per i soldi picciotti…
Lombardo Michele: si…
D’Aguanno Vincenzo: Il sole ci deve riscaldare a tutti…
In un successivo colloquio i due prospettano di incontrare il boss Vincenzo Rallo per cercare di far mettere una parola fine ai contrasti insorti con Michele Giacalone e discutere la nomina al vertice di Nicolò Sfraga, senza aver interpellato gli affiliati anziani che avrebbero dovuto valutare le qualità del soggetto posto al vertice della decina. Proprio questa violazione ha fatto scattare un ulteriore risentimento, ritenendo che Lo Sfraga non era all’altezza perchè in passato non aveva avuto rapporti significativi con i precedenti capi famiglia e aveva avuto sempre una posizione defilata.
Infine altro episodio che racconta di altri contrasti sorti all’interno della stessa famiglia mafiosa è quello in cui Michele Giacalone chiese l’intervento di D’Aguanno Vincenzo su Fabrizio Vinci, imprenditore di Mazara del Vallo e anch’egli arrestato con l’operazione Visir. Michele Giacalone lamentava il fatto che Vinci aveva iniziato dei lavori, presso un supermercato di contrada Paolini a Marsala, senza aver ricevuto l’autorizzazione della famiglia locale e senza aver pagato il pizzo così come previsto dalle regole di Cosa nostra.
Ma in questo specifico caso, per capire le dinamiche della decina in profondo contrasto interno, basta dire che D’Aguanno Vincenzo e Lombardo Michele si mostravano incompetenti per risolvere tale diatriba sorta tra Fabrizio Vinci e Michele Giacalone e si riproponevano di parlarne con Vincenzo Rallo. In seguito ci fu un nuovo incontro presso l’azienda di Michele Giacalone per chiarire definitivamente la controversia sorta con il Vinci.