Ha “diretto e organizzato” la famiglia mafiosa di Marsala. E’ Vito Vincenzo Rallo, l’ultimo boss della cosca marsalese. E’ lui che ha guidato il clan negli ultimi anni. Da quando è uscito di prigione, nel 2013, Rallo ha ripreso il comando della famiglia. Aveva già assunto la reggenza della famiglia mafiosa di Marsala tra il 2007 e il 2009, quando venne arrestato dopo un periodo di latitanza.
Uscito dal carcere però Rallo ha ripreso a guidare i “picciotti”. L’ultimo boss della mafia marsalese è stato arrestato nell’operazione Visir, e condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere.
Cosa fa un boss
La sua attività viene spiegata punto per punto dal Gup di Palermo che lo ha condannato. Scontato il carcere Rallo torna a piede libero e torna ad essere il capo. Ha l’ultima parola su tutto quello che combinano gli altri sodali in città. Tiene i contatti con i rappresentanti di altre famiglie mafiose delle province di Trapani e Palermo. Impartisce ordini e direttive ai componenti della famiglia mafiosa. Individua i soggetti ai quali delegare funzioni organizzative all’interno del sodalizio. Dirime le controversie. Gestisce e distribuisce i profitti delle attività illecite.
I summit con i boss di San Giuseppe Jato
Vito Vincenzo Rallo doveva tenere i rapporti con i boss di altre città. Come San Giuseppe Jato, nel Palermitano. Ci sono tante cose di cui parlare. Rallo si incontra con Vincenzo Simonetti, consigliere della famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato, e Ignazio Bruno, reggente della famiglia e del mandamento. Parlavano di affari, di lavori da fare o in corso d’opera nelle città da loro controllate. Ad esempio parlano di alcune difficoltà affrontate da “i trapanesi” per avvicinare un giovane imprenditore al quale si doveva chiedere il pizzo. “Non si può avvicinare, si è iscritto all’Antiracket”. E ancora parlavano della spartizione mafiosa dei lavori nel porto di Castellammare del Golfo e di un lavoro che un’impresa marsalese stava realizzando a San Giuseppe Jato.
Il fratello
“Quando c’era il fratello? Altri tempi, che c’entra!”. Vito Vincenzo Rallo è fratello di Antonino Rallo che guidò la famiglia mafiosa di Marsala dopo l’arresto di Natale Bonafede, tra il 2003 al 2007. Ora tocca a lui guidare il clan. Ma i suoi sottoposti non hanno una buona impressione sulla sua guida. I mafiosi parlano della sua leadership e la paragonano con quella del fratello. “Allora altri tempi… altri tempi… questi hanno sempre portato acqua al loro mulino…hai capito?”. Non va giù ad alcuni esponenti, ad esempio, che Vito Vincenzo Rallo abbia dato voce in capitolo ad alcuni soggetti ritenuti inadeguati. “Ma poi poco poco tutti…poco poco…ognuno…un essere umano cerca di portare acqua al suo mulino…però tu che sei un uomo che… sei un cristiano d’onore…significa che devi dare onore a chi non ha…ha bisogno di capire una cosa che… a chi viene dai a tutti ragione”.
Gli scagnozzi e gli avversari
Vito Vincenzo Rallo ha alle sue spalle un curriculum criminale di rilievo, con altre condanne per mafia passate in giudicato. Tornato in libertà gli viene data carta bianca, Il suo braccio destro, in quella che è stata inquadrata come la decina di Petrosino-Strasatti, è Nicolò Sfraga. Non è ben visto dagli altri affiliati di quel territorio, perchè imposto da Rallo. “Manifestava il proprio potere d’imperio imponendo agli affiliati i propri luogotenenti, programmando addirittura l’eliminazione di soggetti scomodi per l’organizzazione”. Scrive questo di Rallo nella sentenza il gup. Rallo comandava su tutto, decideva chi doveva controllare gli affari di Strasatti e Petrosino, e questo non andava giù ai mafiosi di quella zona. Proprio sulla scelta del suo portavoce a Strasatti stava nascendo una guerra di mafia. Gli era sfuggita un po’ la mano, si era messo in testa di rispolverare i ferri, di ricominciare a sparare. Una guerra di mafia, si legge nella sentenza, che sarebbe stata evitata dall’intervento di Matteo Messina Denaro. Le intercettazioni rivelano l’esistenza di armi pronte all’uso. Poi Sfraga va da Rallo e gli dice che da Castelvetrano è arrivato l’ordine di sedare gli animi. “C’è il latitante che ha i cugghiuna unciati, che sarebbe Messina Denaro! Dice che si trova nelle zone nostre”. Ascoltano questo gli inquirenti quando intercettano due boss. Il super latitante, Matteo Messina Denaro, ha fatto sapere a Vito Vincenzo Rallo, capomafia di Marsala, che non dovevano esserci più tensioni tra le fazioni della famiglia. Tutto doveva essere “congelato”. E così è stato. Questo è quello che fa decidere al Gup di Palermo che Vito Vincenzo Rallo è stato l’ultimo capo della famiglia mafiosa di Marsala.