Castelvetrano, quando l’antimafia convive con la massoneria

Castelvetrano, quando l’antimafia convive con la massoneria

2020-04-21T18:53:05+02:00 4th Luglio, 2016|inchieste|

Non è nuovo l’interesse delle forze dell’ordine sulla massoneria in provincia di Trapani. Non è solo cosa di queste settimane, con l’informativa inviata dalla Procura alla Prefettura sulle logge massoniche della provincia di Trapani. E’ un monitoraggio costante, in sostanza.

Ad esempio il 19 luglio 2013 i Carabinieri avevano chiesto l’elenco degli iscritti della provincia di Trapani relativo alla Gran Loggia d’Italia degli antichi liberi accettati muratori.

La gran Loggia è divisa in regioni massoniche e queste nelle relative province. L’ispettore provinciale, il massone dottor Giuseppe Gioia, tre giorni dopo aveva fornito un elenco di 96 persone. Gli iscritti sono praticamente gli stessi presenti nei documenti arrivati sul tavolo del Prefetto. Con qualche eccezione. Tra i “nuovi”, in quest’elenco del 2013, c’è un altro ex consigliere comunale di Castelvetrano. Si tratta Giuseppe Berlino, da sempre vicino al deputato regionale Giovanni Lo Sciuto. Dalla fine del 2015, Berlino ha fatto parte della segreteria tecnica dell’assessore regionale ai beni culturali Carlo Vermiglio e si è occupato soprattutto della valorizzazione dell’Ente Parco di Selinunte, affrontando anche la questione del regolamento sulle sponsorizzazioni dei privati. I risultati ci sono stati, visto che il dipartimento regionale dei beni culturali e dell’identità Siciliana ha firmato il primo contratto di sponsorizzazione per il parco archeologico di Selinunte con la Cantina Settesoli.

Nell’elenco fornito dal dottor Gioia c’è anche un altro appartenente alle forze dell’ordine: il dottor Giovanni Catalano della Polizia Municipale di Castelvetrano, che un anno fa ha dovuto dire addio al posto di funzionario di vigilanza ottenuto nel 2007, quando aveva partecipato al concorso insieme alla dottoressa Rosa Maria Raccuglia. Catalano si era aggiudicato l’unico posto disponibile, primo in graduatoria, con un punteggio di un soffio superiore a quello della Raccuglia che, con un ricorso al TAR ottenne giustizia dopo otto anni.

Ecco, questo caso smentirebbe le teorie e i luoghi couni secondo le quali l’appartenenza alla massoneria aprirebbe automaticamente le strade alle carriere personali.

A parte il nome dell’avvocato del Comune di Partanna, Domenico Trinceri, e quelli di Angelo Bulgarello e Antonino Zinnanti, rispettivamente consulente della giunta e vicesindaco di Partanna, quell’elenco contiene il nome di una persona moto conosciuta. Si tratta di Nicola Clemenza, uomo molto noto e punto di riferimento in provincia di Trapani nella lotta alla criminalità organizzata.

Insegnante ed imprenditore agricolo di Partanna, presidente dell’associazione antiracket Libero Futuro di Castelvetrano, al quale in passato avevano incendiato la macchina, nel giorno dell’inaugurazione del consorzio Tutela Valli Belicine. Clemenza, nel 2010, dopo essersi costituito parte civile con la propria associazione al processo Golem 2 contro Matteo Messina Denaro e i suoi fiancheggiatori, aveva visto implodere il consorzio, abbandonato da quasi tutti gli imprenditori che avevano aderito. Poi è ripartito. Ed il Consorzio di Tutela Territoriale Valli Belicine è arrivato ad abbracciare 12 comuni della zona.

L’anno scorso Libero Futuro aveva anche lanciato una petizione dal titolo “No al tritolo, nessuno resterà solo”, in solidarietà nei confronti del magistrato Di Matteo impegnato nel processo sulla trattativa Stato-mafia, che era stato oggetto delle minacciose frasi di Riina dal carcere e delle notizie sull’arrivo del tritolo a Palermo per colpirlo.

La petizione on line, il cui obiettivo era stato fissato a 1000 firme, si chiuse nel novembre scorso con 196 sottoscrizioni. Alle quali si aggiunsero altri 313 firmatari, tra soci e simpatizzanti delle associazioni antiracket della Sicilia occidentale del circuito di Libero Futuro. E tra le 313 firme troviamo anche quelle di alcuni dei massoni che aderiscono pure a Libero Futuro.

Anche in questo caso, un profano si sarebbe aspettato chissà quante migliaia di firme, catalizzate dall’interesse massonico di coloro che hanno promosso la petizione. Invece no. Si può quindi ragionevolmente dedurre che l’interesse di alcuni massoni per una petizione, non è detto che ne produca un automatico successo.

Insomma, quello che emerge da questo mondo così discreto e discusso, alla fine (almeno per quanto riguarda le logge regolarmente registrate) sembra avere dinamiche del tutto simili a quelle del mondo “conosciuto”.

E come nel mondo conosciuto possono succedere tante cose, che anche se non hanno alcuna rilevanza penale, potrebbero comunque rappresentare degli spunti di riflessione per le stesse istituzioni massoniche.

Per esempio può capitare di trovare il nome di un massone castelvetranese nelle carte di un’operazione antimafia.

Il nome di Donato Pisani, maestro venerabile della loggia “Italo Letizia 345” che fa parte ad un’altra obbedienza ancora, quella della Serenissima Gran Loggia Nazionale italiana di rito scozzese (Massoneria Universale), è presente anche nelle carte di Eden 2, l’operazione antimafia che portò in cella diversi presunti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro.

Pisani non è stato indagato. Viene citato in una conversazione avvenuta nel 2014 tra Calogero Giambalvo, l’ex consigliere comunale “fan” dei Messina Denaro e Rosario Cacioppo. Il primo assolto ed il secondo condannato per mafia a 10 anni e 10 mesi.

GIAMBALVO: Minchia è venuto il Nas compà, mi ha svuotato tutto il mondo e mi deve fare cambiare il lavandino disabile e gli sportelli della cucina.

CACIOPPO: Questo è… (riferito al soggetto che si era fermato a parlare con GIAMBALVO ndr)

GIAMBALVO: Donato Pisani

CACIOPPO: Sì!

GIAMBALVO: Amico degli amici nostri.

CACIOPPO: Sì! Lo so! Quando gli hanno rubato a casa all’epoca è venuto Luca (Bellomo ndr) e mi ha detto Saro vedi cosa possiamo fare

GIAMBALVO: Amico, amico… amico lui è!

Gli inquirenti precisano però che “non risultano denunce presentate dallo stesso per furto” e che “è esente da pregiudizi penali”. Poi aggiungono che nel 1997 è stato notato in piazza Matteotti, presso una banca, “unitamente a Messina Denaro Salvatore, fratello di Matteo”. Chiaramente Salvatore Messina Denaro all’epoca veniva visto insieme a decine di persone, per cui la circostanza lascia il tempo che trova….

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".