Caso Sicilfert. Montagne di rifiuti e percolato: “uno scenario apocalittico”

Caso Sicilfert. Montagne di rifiuti e percolato: “uno scenario apocalittico”

2020-04-19T22:27:52+02:00 6th Febbraio, 2019|inchieste|

Una situazione apocalittica. Descrivono così ciò che trovano dentro e fuori la Sicilfert gli ispettori che hanno controllato negli anni l’impianto di trattamento rifiuti di Marsala sequestrato nei giorni scorsi. Rifiuti indifferenziati ammassati, nessuna via di transito, percolato che scorreva dentro e fuori l’impianto. Uno scenario irregolare.

Le indagini che hanno portato al sequestro dell’impianto sono cominciate nel 2013, partite da un’inchiesta di Tp24.it sullo sversamento illegale di percolato. Proseguono negli anni con ispezioni della polizia municipale, controlli dell’Arpa, Guardia di Finanza e altre forze dell’ordine coordinate dalla Procura di Marsala. Si scopre che dalla Sicilfert fuoriesce percolato che va ad “irrigare” i terreni vicini e arriva fino al lago Maimone, che ad un tratto diventa di colore scuro. Uno sversamento che dall’azienda giustificano come causa di guasti alle pompe. Per gli inquirenti è uno smaltimento illegale. 

Passano gli anni, è il 2018. La Sicilfert nel frattempo ha subito una serie di procedimenti giudiziari, viene coinvolta in inchieste molto pesanti. Viene sequestrata diverse volte, è al centro del processo per corruzione con i vertici di Aimeri e Ato Trapani. L’attenzione su quello che succede all’interno dell’impianto riprende lo scorso anno. Riprendono le ispezioni per verificare lo stato in cui si trova il centro di trattamento rifiuti di contrada Maimone. E’ il giugno 2018. Questa volta si occupano della Sicilfert i Carabinieri del Noe, i Carabinieri nella sezione Pg presso la Procura, e i tecnici dell’Arpa.
Fanno un’ispezione dentro e fuori la Sicilfert e descrivono così quello che trovano.

“La situazione a dir poco apocalittica che il personale intervenuto ha potuto ‘apprezzare’ è certamente sintomatica di una situazione di seria compromissione ambientale subita dall’ambiente circostante all’impianto in questione”.

Nel corso delle ispezioni vengono prelevati dei campioni di liquido nerastro all’esterno dell’impianto e un campione di fanghiglia sempre nei pressi della struttura: è percolato.
Ma gli ispettori scoprono anche altro. Annotano che c’è “una totale discrasia tra quanto dovrebbe svolgere la Sicilfert e quanto concretamente svolge”. Scrivono che, in base a quello che hanno trovato dentro l’impianto, la Sicilfert è come una discarica “abusiva” e parlano di “inquinamento ambientale”.

Trovano condizioni non in linea con quanto dispone la legge. Appunto per questo la definiscono “apocalittica”. Non è proprio come dovrebbe essere un impianto di trasformazione di organico in compost. E soprattutto la Sicilfert è piena zeppa, oltre il consentito, di rifiuti, e non solo della frazione organica. Ci sono così tanti rifiuti, e a ciclo continuo, che i gabbiani vivono stabilmente in quella zona.

Gli ispettori annotano di aver trovato un “cumulo continuo e indistinto di rifiuti che copre l’intera area esterna dell’impianto, in appoggio alle pareti dello stesso, senza vie di transito e senza possibilità di accedere in sicurezza alle diverse aree di lavorazione”. Cumuli di rifiuti indistinti, altro che organico, che arrivano fino a 5 metri di altezza come documentano con tanto di foto chi ha effettuato le ispezioni. Rifiuti non coperti, esposti a tutti gli agenti atmosferici. Tant’è che il vento, che soffia impetuoso nella nostra zona, li porta via anche al di fuori delle mura. Gli ispettori hanno trovato rifiuti “stranamente carichi anche di materiale plastico, anche nell’ambiente circostante”.

Gli ispettori non hanno avuto vita facile nel controllo dell’impianto. Durante il sopralluogo dello scorso giugno, annotano i Carabinieri, è stata effettuata una verifica anche al di fuori del perimetro dell’impianto all’esterno dello stabilimento, “in quanto l’interno è risultato completamente inaccessibile per la presenza di rifiuti ammassati sull’intera area di lavorazione senza vie di transito”. E non è tutto. Dal sopralluogo è emersa anche “la presenza di numerose fuoriuscite di percolato dalle pareti su tutti i lati ed a diverse altezze”. Percolato che scorreva fino ad inquinare i terreni limitrofi. Un percolato che puro, non annacquato dalle piogge invernali. Una “perdita” che ha portato alla “compromissione” dei terreni e che si aggiunge a tutte le altre irregolarità che hanno fatto definire la situazione alla Sicilfert “apocalittica”. Una situazione che si è creata a causa di una gestione irregolare dell’impianto. Cosa non è andato, lo vediamo domani.

 2 – FINE TERZA PARTE

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".