Campobello di Mazara, la tana del boss

Campobello di Mazara, la tana del boss

2023-01-19T09:30:35+01:00 19th Gennaio, 2023|Arresto Matteo Messina Denaro|
18 gennaio 2023, RSI NEWS, Radiotelevisione Svizzera in lingua italiana

Approfondimento sulla cittadina del trapanese dove Matteo Messina Denaro ha trascorso almeno l’ultima parte della sua latitanza.

È nella cittadina del trapanese di Campobello di Mazara che Matteo Messina Denaro ha trascorso almeno l’ultima parte della latitanza. Due i covi ritrovati dagli inquirenti, l’uno a distanza di pochi metri dall’altro. Una scelta non casuale. Quale ruolo e quale importanza ricopre Campobello nella mappa mafiosa del trapanese?

Campobello, il nuovo centro nevralgico

Il mafioso vive in simbiosi con il territorio. Il boss mafioso è il territorio, il territorio e il boss mafioso o latitante non potrebbe mai stare lontano dalla sua terra.”  Giacomo Di Girolamo, giornalista di Marsala, autore di numerose inchieste e libri di mafia, tra cui anche su Matteo Messina Denaro, non è per nulla sorpreso. A chi glielo chiedeva, da tempo rispondeva che il boss si nascondeva fra Castelvetrano e Campobello di Mazara. Ma cosa rende questo centro di 11’000 abitanti, a soli otto chilometri da Castelvetrano (città natale ed epicentro del territorio controllato da Messina Denaro) il luogo d’elezione della latitanza del capo mafia del trapanese, almeno negli ultimi tempi?

Campobello di Mazara appartiene al mandamento di Castelvetrano, essendo Castelvetrano una città controllata e battuta palmo a palmo, dove tutti gli affiliati a Messina Denaro (famigliari compresi) sono stati arrestati, è Campobello ad essere diventato il centro nevralgico da dove il boss controllava e gestiva i suoi affari”.

Campobello di Mazzara in un'immagine scattata dalla polizia durante un blitz contro i fiancheggiatori del boss

Campobello di Mazzara in un’immagine scattata dalla polizia durante un blitz contro i fiancheggiatori del boss (Ansa)

Ma perché non Marsala, Partanna, Salemi, località “calde” e comunque non troppo distanti da Castelvetrano?

Campobello di Mazara, ha una caratteristica specifica – spiega Giacomo Di Girolamo – la mafia è ancora fortemente radicata, a differenza di Castelvetrano o di Marsala, dove le famiglie mafiose non sono più presenti. La mafia, a Campobello condiziona ancora oggi gran parte dell’economia e gran parte anche della vita politica. Io ho raccontato di partite tra mafiosi a Campobello, ma anche come alla luce del sole la mafia comprava pacchetti di voti per le elezioni, eleggendo consiglieri comunali e favorendo l’elezione di sindaci. Per quanto riguarda l’economia, gli assi su cui si sviluppano gli affari sono le scommesse e il gioco d’azzardo on line (in mano a Calogero John Luppini, arrestato e condannato nel 2021)  ma anche l’agricoltura con il commercio dell’olio”. Campobello di Mazara è nota per la pregiata oliva nocellara del Belìce.

Campobello di Mazzara in un'immagine scattata dalla polizia durante un blitz contro i fiancheggiatori del boss

Campobello di Mazzara in un’immagine scattata dalla polizia durante un blitz contro i fiancheggiatori del boss (Ansa)

La specificità della mafia trapanese

Ma Campobello di Mazara è solo un tassello nella mappa della mafia trapanese. Che da sempre ha una sua specificità all’interno di Cosa Nostra.“ Qui c’è la roccia di Cosa Nostra. L’espressione che utilizzo non è mia, era di Totò Riina, sottolinea Di Girolamo, Riina che diceva anche che mentre nelle altre province bisogna tenere i cani attaccati alla catena, qui non c’erano nemmeno i cani. Un modo per sottolineare la grande “impenetrabilità” del trapanese. E non è un caso che Riina e Provenzano abbiano fatto la loro latitanza per 30-40 anni in provincia di Trapani. Protetti da Matteo Messina Denaro”. E forse proprio per scalfire questa impenetrabilità il giudice Paolo Borsellino nel 1986, dopo lo scioglimento del pool antimafia di Palermo, scelse di guidare proprio la Procura di Marsala.

Campobello di Mazzara in un'immagine scattata dalla polizia durante un blitz contro i fiancheggiatori del boss

Campobello di Mazzara in un’immagine scattata dalla polizia durante un blitz contro i fiancheggiatori del boss (Ansa)

Per Francesco Forgione, sindaco di Favignana, ex- parlamentare, autore di molti libri su Cosa Nostra, la specificità della mafia trapanese è anche un’altra: “Trapani storicamente è una provincia strategica per Cosa Nostra, soprattutto per i Corleonesi, che l’hanno sempre considerata la loro cassaforte. E questo per le numerose banche in mano o colluse con la mafia, per i molti settori di attività che Matteo Messina Denaro è stato in grado di far fiorire. Qui non si viveva di pizzo agli imprenditori, ma Messina Denaro inabissandosi è riuscito a infiltrare il settore delle pale eoliche, del turismo, delle grandi opere, ma anche dei supermercati. Che gli hanno anche regalato il consenso popolare, perché se crei lavoro, la gente ti è grata”.                                 

Mafia e Massoneria

C’è un altro elemento che fa del trapanese un terreno fertile per Cosa Nostra, secondo Forgione. “La Provincia di Trapani è in Sicilia quella dove è più forte  la presenza della massoneria e dove esiste un livello occulto del potere nel quale la politica, il mondo della finanza, delle banche e gli uomini di Cosa Nostra si sono incontrati”. Sono 22 le logge massoniche nel trapanese sulle 98 esistenti in Sicilia. Tra i “fratelli” spesso banchieri, imprenditori, notai, avvocati, politici piccoli e grandi. Esponenti di quella borghesia mafiosa (come è stata definita) che ha contribuito a finanziare e proteggere la latitanza di Matteo Messina Denaro. Lo sosteneva da tempo anche Teresa Principato, ex-procuratrice aggiunta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che nelle sue inchieste ha denunciato la presenza di apparati deviati dello Stato. “Ci troviamo di fronte ad una latitanza di trent’anni – sottolinea Forgione- che non sarebbe stata possibile senza il concorso di pezzi degli apparati dello Stato”.SRG SSR

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".