L’antefatto. Il noto giornalista “antimafia” Paolo Borrometi, ascoltato in Commissione Regionale Antimafia sui fatti che hanno portato allo scioglimento del Comune di Scicli per mafia, sprofonda in una insolita e persistente amnesia.
A destare perplessità al Presidente Claudio Fava, la campagna pesante di Borrometi a favore dello scioglimento del Comune. Obiettivo centrato, anche se poi le accuse alla base dello scioglimento del Comune evaporeranno.
Alla domanda precisa e circostanziata del Presidente Claudio Fava sulle ragioni della mancata pubblicazione di un appello redatto dai giudici Santiapichi e Rizza, contrari allo scioglimento per mafia, Borrometi risponde: «A me pare sia stato pubblicato, e noi comunque abbiamo dato più volte voce a chi non voleva sciogliere quel comune, e ribadisco ancora una volta più volte abbiamo cercato di interloquire all’epoca con il sindaco Franco Susino, proprio per dargli possibilità di replicare».
Le ombre su Borrometi incombono prepotenti a seguito della pubblicazione della relazione.
«Mi si accusa di “non aver pubblicato l’appello pro Scicli contro lo scioglimento e di aver pubblicato, invece, l’interrogazione parlamentare di Lumia”. Falso, falsissimo», scrive Borrometi sui social il 20 aprile scorso.
«Lo dico durante l’interrogatorio in antimafia regionale», continua. «Dico: “a me sembra di averlo pubblicato”. Fava afferma nella relazione: “nonostante una ricerca abbastanza meticolosa” l’appello non c’è. Meticolosa? Ma cosa vuol dire per il Presidente Fava “ricerca abbastanza meticolosa”?», prosegue e suggerisce ai suoi lettori: «Provate a mettere, su Google, “appello contro lo scioglimento di Scicli”, vedrete che vi apparirà la pubblicazione del 15 marzo 2015, da me, ribadisco, pubblicato. Io quel documento l’ho pubblicato. Ed invece nella relazione si dice “Borrometi non lo ha pubblicato”».
L’articolo risulta pubblicato, ma chi ha una minima dimestichezza con WordPress ed esperienza quanto basta di indicizzazione e SEO comincia ad avere dubbi: l’articolo ha tutta l’aria di essere stato pubblicato oggi, dopo le polemiche, ma retrodatato.
«Perché nella relazione della Commissione presieduta da Fava si dice questa cosa palesemente non vera?», incalza Borrometi sottovalutando il background informatico dei suoi interlocutori. Tra questi, i redattori di Generazionezero.org che in un articolo (lo potete leggere cliccando qui) e confermano, attraverso l’analisi del codice sorgente, la pubblicazione avvenuta il 2 marzo 2020, ovvero 5 giorni dopo l’audizione.
Non tarda la risposta del Presidente della Commissione Claudio Fava: «Sono allibito, arrabbiato, offeso. Perché mentire è un vizio, ma falsificare è un reato», scrive.
«Per giorni Borrometi ha accusato me e l’intera commissione antimafia di aver manipolato la verità dei fatti. E adesso scopro che l’unica maldestra manipolazione l’avrebbe fatta lui, retrodatando a cinque anni fa un articolo che in realtà non aveva mai pubblicato», osserva indignato.
«Se davvero le cose sono andate così – continua – siamo di fronte ad un comportamento da codice penale».
Il Presidente Fava, quindi annuncia: «Per quanto mi riguarda, ho chiesto alla Commissione un mandato per procedere per vie giudiziarie a tutela dell’onorabilità dell’istituzione che rappresento, dei nostri funzionari, dei consulenti e dei deputati, tutti accusati dagli articoli di Borrometi di aver propalato “falsità”, tutti esposti per giorni al ludibrio sulla sua pagina facebook e su altri siti compiacenti».
Fava, addirittura si sospende dall’ordine dei giornalisti. «Da giornalista, con quarantadue anni di mestiere alle spalle, ho già comunicato all’Ordine dei giornalisti che mi autosospendo fino a quando non verrà aperto un formale procedimento per ottenere la massima chiarezza ed ogni verità su quanto accaduto e sul comportamento di questo signore».
Borrometi replica: «Io non mi sono mai sognato di manomettere alcunché», incalza. «Aggiungo inoltre che non ho inteso offendere nessuno, ma solo ristabilire la verità dei fatti rispetto a quello che ho letto nella relazione, nella quale risultava, appunto, che non avessi pubblicato l’articolo sull’appello contro lo scioglimento del Comune di Scicli».
E minaccia: «È evidente che procederò per le vie legali in ogni sede contro chi sta alimentando calunniose insinuazioni e sospetti nei miei confronti».
«La dignità non ha prezzo», conclude. C’è da capire la dignità di chi.