Gli amici mi chiedono spesso in questi giorni perché io non risponda mai alle valanghe di insulti che arrivano sui social, come mai non replichi ai troll che si divertono a lasciare offese a me, alla redazione di Tp24.it.
Non rispondo, no. Ma non per il fatto che non voglio scendere al loro livello. Anzi, mi piacerebbe proprio scendere al loro livello, mettermi a fianco – uno giornalista / scrittore deve saper stare bene tra gli angeli e tra i demoni – per cercare di capire cosa accade nella loro testa, cosa scateni questo odio, quando è accaduto che l’ignoranza da motivo di vergogna sia diventata quasi una virtù.
Ad esempio ce n’è uno, tra i tanti che mi perseguitano, che è un baby pensionato. Il che significa che ha tanto tempo a disposizione, e quindi è lì a ribattere, bam! bam!, su ogni cosa che scrivo e ad insultarmi.
E’, questo uomo / troll, ovviamente contro la casta dei politici, quella dei giornalisti, contro il sistema, e onestà!, onestà!. Ed è un baby pensionato. Cioè una di quelle persone che hanno avuto un privilegio (andare in pensione quindici anni prima della media….) dal sistema che oggi però vogliono demolire.
Questo particolare è importante, perché io ormai sostengo che la corruzione della politica è la corruzione del suo elettorato, gli sprechi della politica sono quelli chiesti da chi li ha votati e messi là, quei politici, in un sistema in cui ci guadagnavano tutti, a cominciare dal baby pensionato, che è la casta stessa che oggi vuole rottamare, non so se mi spiego.
Ma insomma, perché allora non rispondo, ai troll, non mi arrabbio, non attacco, e subisco? Perché sto in contemplazione, è più forte di me, e perché in fondo fanno soltanto una cosa, queste persone qua: praticano una variante piuttosto aggressiva dell’infelicità.