“Sono stato informato di progetti di attentati, nel tempo, nei confronti di magistrati di Palermo orditi da Matteo Messina Denaro per interessi che, da vari elementi, sembrano non essere circoscritti alla mafia ma riconducibili a entità di carattere superiore”. Ambienti legati alla massoneria e alla mafia vogliono uccidere dei magistrati, in particolare Teresa Principato e Antonino Di Matteo. Lo dice il Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Palermo, Roberto Scarpinato, ascoltato in commissione antimafia. Matteo Messina Denaro, il boss latitante, attuale capo di Cosa nostra, fa da garante agli interessi delle logge deviate – continua Scarpinato – e la sua latitanza ha coperture di livello istituzionale.
Dagli attentati progettati contro i magistrati, orditi dalla mafia ma per interessi «riconducibili a entità di carattere superiore», ai rapporti, dagli anni ’70 ad oggi, tra la mafia e la massoneria «deviata». Ha tracciato il filo di tutti questi intrecci Scarpinato ascoltato nell’ambito dell’inchiesta sul tema dei rapporti tra le mafie e la massoneria.
«Sono stato informato di progetti di attentati, nel tempo, nei confronti di magistrati di Palermo orditi da Matteo Messina Denaro per interessi che, da vari elementi, sembrano non essere circoscritti alla mafia ma riconducibili a entità di carattere superiore», ha detto Scarpinato nella breve parte dell’audizione ammessa al pubblico (il resto è stato secretato). Il pg ha parlato anche dell’attendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori Tuzzolino e Galatolo e delle pesanti minacce di morte per la procuratrice Teresa Principato e per il procuratore Marcello Viola, la prima da tempo impegnata a coordinare le indagini per la cattura dell’ultimo superlatitante di Cosa Nostra Messina Denaro, mentre il secondo si è occupato di una difficile inchiesta su mafia e massoneria.
«Abbiamo ricostruito i legami tra Cosa nostra e logge massoniche da Stefano Bontade, a Provenzano fino a Messina Denaro», ha spiegato al termine la capogruppo M5S in Antimafia Giulia Sarti, mentre la parte di questi legami sul versante calabrese li aveva forniti all’Antimafia la Dda di Reggio Calabria. Il ragionamento al centro dell’intervento del magistrato è stato conoscere il passato per comprendere il presente, «che è figlio del passato, le sue chiavi di lettura stanno nel passato».
Scarpinato ha avanzato poi alcuni suggerimenti legislativi, chiedendo in particolare di alzare le pene per i reati previsti dalla legge Anselmi e sostenendo la necessità di potenziare l’impianto stesso della legge. Ai parlamentari il procuratore generale ha evidenziato – come ha poi ha riferito Sarti – come oggi siano cambiati gli interessi di Cosa Nostra e di quanto sia costantemente necessario il rapporto con pezzi con la massoneria per arrivare a centri occulti di potere che possono risultare utili a Cosa nostra.
«Il pg ci ha rappresentato elementi interessanti per la nostra inchiesta, che ricostruiscono la storia dei rapporti tra mafia e la massoneria deviata, aggiungendo elementi che possono aiutare la Commissione ad approfondire la propria inchiesta su questo tipo di rapporto», ha commentato il senatore Pd Stefano Vaccari.