San Giuliano criminale/1. Non solo mafia. Inchiesta sulla malavita che domina Erice e Trapani

San Giuliano criminale/1. Non solo mafia. Inchiesta sulla malavita che domina Erice e Trapani

2020-06-29T12:30:10+02:00 22nd Giugno, 2020|inchieste|

E’ come raccontare la faccia nascosta della luna. Dopo un lungo lavoro di ricostruzioni, incrocio di fonti, valutazione di elementi diversi, Tp24 è in grado di ricostruire l’esistenza di un gruppo di pregiudicati che ad Erice si muove con molta disinvoltura ed una certa impunità.

Fa estorsioni, esegue raid punitivi, influenza la vita dei partiti come le elezioni, determina candidature di consiglieri comunali e dimissioni.
In questi mesi vi abbiamo raccontato tutti gli intrecci tra mafia e politica a Trapani ed Erice venuti fuori dall’operazione antimafia Scrigno. C’è però un’altra indagine finora rimasta inedita. E’ portata avanti non dalla Dia ma dalla Procura di Trapani, ed è condotta dalla Squadra Mobile. Un’indagine che apre nuovi scenari, soprattutto ad Erice, e pone inquietanti interrogativi. Ci sono in questa indagine una trentina di indagati. Alcuni nomi sono gli stessi che poi sono stati coinvolti nell’operazione antimafia Scrigno. Altri sono nomi totalmente nuovi, tra consiglieri comunali, candidati, pregiudicati che agiscono nel territorio di San Giuliano, ad Erice e Trapani.

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Tutto comincia dall’arresto di Alessio Gigante. Classe 1990, giovane pregiudicato, di San Giuliano, finisce in manette con la sua banda nel giugno 2016 per vari reati, tra cui estorsione e tentata estorsione. Tutto nasce dalle denunce di alcuni cittadini. I carabinieri, tra le altre cose, annotano la “disinvoltura” con la quale Gigante si muove nel territorio.

Da lì, capendo che ragazzi così giovani non possono operare da soli, gli investigatori ampliano lo sguardo. Si indirizzano verso personaggi a cui era riconosciuta “una certa autorevolezza criminale”. Come il padre di Alessio, Gaetano Gigante, e Francesco Lipari. 

Non sono nomi nuovi alle cronache giudiziarie locali. Già dalla fine degli anni ‘70 cominciano le loro scorribande criminali nel territorio di Trapani ed Erice, con un’escalation che li porta nella metà degli anni 90 ad assumere “posizioni apicali e di promozione in seno ad una organizzazione criminale dedita a estorsioni e traffico di stupefacenti”. Un gruppo criminale che nel 1994 viene smantellato in una inchiesta antimafia. Si può dire che Gigante e Lipari facevano parte di un’organizzazione para-mafiosa, legata a Cosa nostra, ma non ufficialmente affiliata. Facevano il lavoro sporco. Lipari, tra l’altro, sebbene assolto, era stato coinvolto nelle indagini sull’omicidio del giudice Alberto Giacomelli, avvenuto a Locogrande nel settembre 1988.

Negli anni diventano punto di riferimento “per tutti quei personaggi che a vario titolo orbitano nell’ambito di quel substrato criminale, favoriti in ciò anche dall’autorevolezza che veniva loro riconosciuta per quel ricco curriculum delittuoso” riportano gli investigatori.
Gigante e Lipari si attivano, tra le altre cose, anche per il recupero di veicoli rubati, facendosi da intermediari. La vittima del furto contatta loro, anziché le forze dell’ordine, per individuare l’autore del furto per farsi ridare indietro, ad esempio, lo scooter rubato, dietro pagamento di un riscatto. Il classico sistema del “cavallo di ritorno”.
Ma, per dire, succede che anche ex appartenenti alle forze dell’ordine si rivolgano a loro per avere indietro  un motorino rubato.

Qui ad esempio, eccoli in una retata della polizia nel 1994, contro il racket del pizzo, “nonostante la scarsa collaborazione dei commercianti”.

Lipari e Gigante non sono gli unici nomi centrali di questa storia che che abbiamo appena iniziato a raccontare su Tp24.

C’è un altro nome, molto noto ad Erice, dalle parti di San Giuliano, che viene fuori dalle indagini. E che in questo contesto ha maggiore autorevolezza criminale di Lipari, Gigante e anche di alcuni esponenti affiliati alla mafia.

E’ Giuseppe Pipitone, da tutti conosciuto come Diego.

I lettori di Tp24 lo conoscono già. Il suo nome è entrato ed uscito dalle cronache giornalistiche relative alle elezioni amministrative ad Erice. Ad Erice è una sorta di “grande elettore” a San Giuliano. Un gran raccoglitore di voti, Pipitone. Lo sanno tutti, ad Erice.
Ed il suo nome, anche se non è indagato, ritorna molto spesso nei dialoghi intercettati nell’operazione antimafia “Scrigno”.
Qui raccontiamo alcuni episodi molto chiari della campagna elettorale di Erice.

Diego Pipitone è uno dei personaggi centrali del racconto sulle trame di Erice. E’ uno di quelli che risolve i problemi, un po’ il “Mister Wolf” di San Giuliano a cui molti si rivolgono per dirimere questioni, ritrovare roba rubata, con cui i mafiosi di Trapani e dintorni hanno un rapporto di amore e odio. Un po’ lo cercano per recuperare voti durante le campagne elettorali e risolvere problemi, un po’ lo contrastano.

E quando le cose non vanno interviene lui. A Pipitone ad esempio viene chiesto di dare una “dura lezione” ad un giovane che si era “permesso” di contrastare Francesco Lipari “nell’illecita acquisizione di un alloggio popolare a San Giuliano”.
Succede poi che un pregiudicato locale, tale Carmelo Alogna (1985) aggredisce violentemente un commerciante di Erice, Antonio Vario (1976) perché non si sarebbe voluto piegare alle sue richieste estorsive. Il commerciante viene malmenato, gli amputano anche un pezzo di orecchio. E il commerciante chi chiama sul posto per un pronto intervento? I carabinieri? La polizia? No. Chiama Francesco Lipari e Diego Pipitone. Preferisce rivolgersi a loro…

Ad Erice, chi mastica di politica, però, sa che le partite ad ogni elezione si giocano a San Giuliano. Sa che c’è un gruppo di pregiudicati che detiene pacchetti di voti pronti a organizzarsi per questo o per l’altro schieramento.
E quello che emerge dall’indagine è un “preoccupante e sempre presente connubio tra rappresentanti politici (candidati e amministratori pubblici) e pregiudicati comuni o vicini ad ambienti mafiosi”.
Un connubio che oltre a condizionare la libera espressione del voto, continua a “influenzare le scelte amministrative, che si ispirano a logiche spartitorie e clientelari in contrasto con il bene e l’interesse pubblico”. L’ipotesi investigativa è che in occasione delle elezioni a Trapani ed Erice, alcuni candidati hanno “beneficiato di accordi politico/affaristici stipulati con personaggi pienamente inseriti nelle dinamiche criminali, contaminando il libero svolgimento del voto popolare”.

Gli inquirenti scrivono ancora che il comune divisore in tutte le vicende documentate “era stata la consapevolezza da parte dei candidati interessati che proprio grazie all’intervento di quei personaggi, che sapevano avere un determinato costo, avrebbero potuto aumentare la possibilità di ottenere l’elezione a quei consessi civici ai quali aspiravano”.

Chi si vuole candidare a Trapani ed Erice sa che se vuole avere una buona possibilità di essere eletto deve rivolgersi a loro.
 Ai “grandi elettori” di San Giuliano. Che non possono accontentare tutti, così di solito parte una vera e propria asta pur di acquisire i servigi e i pacchetti di voti.
Pipitone e soci agiscono da battitori liberi. Ma in altri casi questi accordi per il reperimento di preferenze avvengono sotto la regia di esponenti mafiosi. Dai Virga a Franco Orlando, da Carmelo Salerno a Pietro Cusenza. Tutti personaggi che abbiamo conosciuto nell’inchiesta Scrigno.
Ma il lavoro di quel gruppo non finisce nell’acquisire i pacchetti di voti.

Lo scambio di favori e i patti illeciti tra politici e criminali si spingono “anche oltre la fase della campagna elettorale condizionando persino la volontà di coloro che erano eletti”. Domani vedremo come.

FINE PRIMA PARTE

About the Author:

Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".