Matteo va alla guerra, le stragi del ’92 e il ruolo di Messina Denaro: così tutto ebbe inizio

Matteo va alla guerra, le stragi del ’92 e il ruolo di Messina Denaro: così tutto ebbe inizio

2022-05-10T19:06:06+02:00 10th Maggio, 2022|matteo va alla guerra|

9 maggio 2022 , Il Fatto Quotidiano

Il prequel delle stragi degli anni ’90 nel saggio di Giacomo Di Girolamo, edito da Zolfo la casa editrice di Lillo Garlisi, già fondatore – tra le altre cose – di Melampo editore

Quand’è che Matteo Messina Denaro è diventato Matteo Messina Denaro? Quando hanno arrestato Bernardo Provenzano e dunque era rimasto libero il posto di “ultimo grande latitante della storia di Cosa nostra“? O prima, negli anni ’90, quando a questo picciotto trentenne venne affidata una missione particolare: l’organizzazione delle stragi di Cosa nostra. E’ di questo che parla Matteo va alla guerra, edito da Zolfo la casa editrice di Lillo Garlisi, già fondatore – tra le altre cose – di Melampo editore.
Il saggio è firmato dal Giacomo Di Girolamo ed è scritto al plurale: a parlare sono “loro”, i fratelli di mafia di Messina Denaro, i figli della mamma. “La mamma allarga le sue cosce e ci genera, un piede a Castellammare e il suo golfo, un altro piede poggiato nel Belice dei templi e dell’olio”. Che cos’è la mamma? “A Palermo c’erano gli interessi e i proprietari, la plebe e i capitali, sì, ma la mamma era qui, qui era la luna rossa gonfia di attese, qui era l’abbondanza che ci raccontavamo sin nei nostri cunti di bambini, seduti in giro la sera, al chiano”, scrive Di Girolamo. La mamma è il concetto più antico di Cosa nostra nel trapanese, il regno dei Messina Denaro. Per più di vent’anni di questo boss di provincia si era parlato poco, pochissimo. Faceva notizia soprattutto per le passioni da viveur: le belle donne, le macchine veloci, i vestiti firmati, i fumetti di Diabolik.

E invece Matteo Messina Denaro è uno dei mafiosi che custodisce i segreti delle stragi. Non solo quelle del ’93 a Roma, Firenze e Milano. Pure quelle di Capaci e via d’Amelio. Solo che per quasi trent’anni, infatti, la giustizia italiana si è dimenticata di processarlo per gli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. A colmare questo vulnus ci ha pensato Gabriele Paci, un magistrato romano che è stato per anni a Caltanissetta prima di diventare procuratore capo di Trapani. Matteo va alla guerra parte dagli atti di quel processo. Non è una biografia e neanche un saggio: è un racconto che riavvolge la storia di Cosa nostra e la riporta al suo epicentro, la provincia di Trapani. Una zona che nel 1986 Paolo Borsellino descriveva così: “Io sospetto – con la mia esperienza e con quello che posso capire – che questa zona sia una specie di santuario delle organizzazioni criminali mafiose di Palermo. Questa è una terra di grandissimi latitanti. A mio parere c’è l’interesse che questa zona abbia poca attenzione da parte delle forze dell’ordine”.

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Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo, giornalista. Mi occupo di criminalità organizzata e corruzione in Sicilia da più di 20 anni. Sono direttore della radio più ascoltata della provincia di Trapani, Rmc 101, e di un portale molto letto in Sicilia, Tp24. Miei articoli sono usciti su Repubblica, Il Sole 24 Ore, Domani. Collaboro anche con Linkiesta.  Sono autore della biografia del boss Matteo Messina Denaro: L’invisibile (un'edizione aggiornata è uscita nel 2023), di Cosa Grigia (il Saggiatore 2012, finalista al premio Piersanti Mattarella), Dormono sulla collina (il Saggiatore 2014), Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016).  Per Laterza ho scritto "Gomito di Sicilia" (2018), per Zolfo "Matteo va alla guerra" (2022) e "Una vita tranquilla" (2004). Per le mie inchieste ho vinto nel 2014 il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano, e, nel 2022, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, il Premio Nazionale "Paolo Borsellino". Ho raccontato la mia vita in un podcast per Audible, "L'isola di Matteo".