Faccio ritorno verso casa dopo un altro giro di presentazioni e incontri, che sono sempre l’occasione per ritrovare vecchi e fraterni amici, dappertutto, o conoscerne di nuovi.
Faccio ritorno verso casa, pieno come sempre di libri da leggere (e vabbè …), di domande e di inquietudine, perché io che ho scritto un libro che si chiama “Contro l’Antimafia” ho voluto mettere a nudo tutte le mie paure, e ogni giorno porta con se notizie che mi danno nuovi motivi per angosciarmi. Questa antimafia nostra, ormai, è un dolorificio.
Faccio ritorno verso casa, ancora una volta sgattaiolando dalla domanda che tutti mi fanno. Come ce ne usciamo, da dove si ricomincia, cosa dobbiamo fare. E io risposte non ne ho. E diffido da chi ha la risposta facile: cerca solo di spostarti da un tempio della verità ad un altro.
Ho domande invece,anche io, da fare, e tante, e posso farle ad alta voce e a petto in fuori perché sono stato sempre un perdente del potere. Di tutti i poteri. E ho vissuto e vivo questa condizione anche con felicità, con allegrezza, direi. Posso nominare l’innominato e l’innominabile senza lasciarmi intimidire dai guardiani del “politcally correct”, di ciò che è opportuno raccontare. Un saltellare in periferia che fa di me anche un giullare – lo so – ma che mi permette di cogliere un certo senso di bellezza nelle cose che altri magari hanno perso. Per questo in molti sono tristi, per questo sono avidi. Per questo muore anche l’antimafia. Per un senso di bellezza che si è perso.
Faccio ritorno a casa, e domani vinco la stanchezza e alle nove sono nel Liceo “Pascasino”, nella mia città, Marsala, ad incontrare i ragazzi di mezza provincia per parlare proprio di “bellezza”. L’idea è stata loro. Hanno fatto tutti loro. E credo che parlare di bellezza sia oggi un modo per parlare di speranza. Ed è un bel ritorno a casa, per me.